Dalla Val d'Agri alla Luna andata e ritorno, un viaggio in tre capitoli: "Missitalia" di Claudia Durastanti

Missitalia
di Claudia Durastanti
La nave di Teseo, marzo 2024

pp. 400
€ 20 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)

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Erano gli anni della Luna e dell'energia. Finita la prima spedizione in Lucania e archiviata quella gita notturna tra spaventalieni, sono tornata a Roma pronta a fare degli investimenti. Gli altri erano partiti, chi per tornare a casa, chi per affrontare viaggi ancora più lontani, e la nostra intimità non era sopravvissuta alla spedizione meridionale: ognuno di noi era tornato con idee diverse su quello che ci aveva fatto quell'esperienza, dalla noia alla conversione mistica fino all'impegno politico, ma la realtà è che il viaggio ci aveva disgregati. Ci saremmo rivisti, ma mai insieme: ognuno era destinato ad andare avanti per conto suo, scrollandosi di dosso il fardello delle troppe cose in comune. (p. 272)

Se dovessi raccontare Missitalia a chi non l'ha ancora letto direi che è un romanzo sull'abitare il tempo. Costruito in tre atti che abbracciano dal 1860 agli anni Cinquanta fino alla nuova frontiera del futuro 2050, il nuovo libro di Claudia Durastanti, autrice del tanto apprezzato La straniera, è una prova audace di costruzione di forme di storia alternative che giocano con la materia temporale e le sue componenti magiche. Come poli magnetici lontani, i tre piani del romanzo si richiamano e giocano l'un l'altro uniti dal filo di una terra che si fa denominatore comune: la Lucania con la sua Val d'Agri, luogo di petrolio e rivoluzioni mancate, di riti magici e selvaggi, di potenza e disperata rassegnazione. 

I tre capitoli del libro sono abitati da un caleidoscopio molto fitto di personaggi, ma le protagoniste sono tre donne che si rispecchiano vicendevolmente già nei nomi: Amalia, Ada e A. Nella loro stessa iniziale risiede un po' il senso del loro continuo (ri)cominciare. 

Amalia è un'avventuriera e brigantessa circondata da uomini e donne dall'identità in fieri come quella dell'Italia che sta quasi per formarsi, una nazione neonata, immatura ma sospinta verso il cambiamento dalla sua sconosciuta e spiccata vitalità interiore. Nella sua dimora lucana Amalia accoglie giovani donne ribelli - alcune in cerca di casa, altre di fuga - "creature diseredate" (come le definisce l'aletta di copertina) che assistono ai cambiamenti di quella terra e alla nascita della sua nuova Fabbrica, essere nuovo e dalle strane forme destinato a cambiare le cose. 
Un secolo dopo, nella Roma degli anni Cinquanta, conosciamo Ada, una ragazza che si affaccia alla vita con un misto di curiosità e timidezza e inizia a lavorare in una rivista di antropologia. Tra salotti, fedi politiche più o meno sentite, ricchissimi magnati e spedizioni dirette a Sud, Ada riscopre la sua terra d'origine, la stessa Val d'Agri, che per lei diventerà un luogo di ricerca e di studio essenzialmente interiori.
Trascorrono ancora cento anni e la Terra è ormai un puntino intravisto dalla Luna: sul nostro pianeta non si vive più e dalla Lucania partono le spedizioni dell'Agenzia Spaziale Mediterranea. La terza protagonista, A., abita questo nuovo altrove lunare e per lavoro si occupa di censire tutto ciò che è superfluo. Cataloga l'inutile in un mondo in cui tutto è sospeso in un'assenza di fine (parola ormai bandita). 
Tre storie, due secoli, un solo punto di partenza che dà luogo a imprevedibili variabili e variazioni.

In molti hanno definito temerarie le tre donne del romanzo, che io invece ho trovato più in fase di mutazione. Non che crescere non richieda coraggio, ma in tutte e tre c'è più un elemento intrinseco di cambiamento che le rende di passaggio, l'una verso l'altra, in un ideale passaggio di testimone.
Durastanti concentra nella lingua una grande ricerca: i tre atti del libro hanno cifre stilistiche diverse passando dall'impronta storico-barocca del primo all'essenzialità del terzo, dove la forma diventa man mano meno materica. 

Mentirei se dicessi che ho trovato Missitalia un libro coinvolgente, perché l'esperienza di lettura è stata estremamente cerebrale e impegnativa. Ho apprezzato la storia di Ada, incastonata al cuore del libro, perché percepita come più sincera e animata da una forma di esplorazione intrigante, tra i tumulti della giovinezza, gli amori, gli umori del Sud Italia, i conflitti e i contrasti. 
Nella terra di briganti e brigantesse della prima parte del volume ho trovato, invece, qualcosa di irto e difficoltoso che mi ha impedito di sentirla davvero come mia e di viaggiarci dentro. 
Più in generale, la lingua densissima dell'autrice è a tratti un'esperienza faticosa che frappone una barriera tra la storia e il lettore, avvicinandosi più a una letterarietà straripante. 
Completato il viaggio tra le tre vite credo che quello che più rimarrà in me del libro è il senso della mancanza che ricorre spesso, e in personaggi diversissimi: di una casa, di una famiglia, di una lingua, di un amore. Un concetto strettamente legato all'idea del tempo che ci dà sempre qualche forma di nostalgia. 


Claudia Consoli