Amicizie, istruzioni per l'uso: Elizabeth Day in "Confessioni di un'amica"


Confessioni di un'amica
di Elizabeth Day
Neri Pozza, 2024

Traduzione dall'inglese di Aurelia Di Meo

pp. 352
€ 19,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Vedi il libro su Amazon

Di libri sull'amore è pieno il mercato: storie strappalacrime, vicende più o meno romantiche, passioni incontrollabili e via dicendo. Ma che dire dell'amicizia? Ci sono stati casi letterari, anche recenti, come quello de L'amica geniale, di Elena Ferrante, che hanno portato alla ribalta questo tema, indugiando sul potere formativo e talvolta trasformativo che tali rapporti hanno nelle nostre vite.

Elizabeth Day, scrittrice e giornalista di successo, ha deciso di mettere anima e corpo in un'indagine che, in maniera sistematica e ambiziosa, ha come scopo quello di far luce sulla natura di un sentimento prezioso, talvolta ancora oggi oggetto di numerosi fraintendimenti.

Sono diverse, infatti, le domande che circolano attorno al tema: è vero che gli amici veri sono coloro che sono sempre presenti? Un'amicizia forte e solida può resistere agli scossoni del tempo e a cambiamenti importanti come matrimoni e figli, che giocoforza ridimensionano il tempo da dedicare ai legami extrafamiliari? Come hanno inciso i social nei rapporti amicali?

Day rielabora tutti questi interrogativi mettendo prima di tutto sé stessa al centro della narrazione, poiché per trattare questo argomento parte dalle sue esperienze e parla a cuore aperto delle sue ferite, ponendosi a metà tra il saggio e il memoir. Muovendo dalle proprie vicende, infatti, la scrittrice allarga il discorso a riflessioni più ampie, interessanti e originali, e riporta anche il punto di vista di amiche che hanno avuto un ruolo importante all'interno della sua esistenza. A corredo di tutto ciò, vengono poi riportati anche dati statistici e articoli scientifici che sottolineano l'importanza fondamentale che i rapporti amicali hanno nella nostra vita. Infatti, come osservato da più studi, anche di alto livello, la presenza di una rete di amicizie è a dir poco imprescindibile per l'elaborazione di un grado autentico di soddisfazione nelle nostre vite, poiché la sensazione di far parte di una comunità attiva e di sentirsi amati e benvoluti è un caposaldo della nostra integrità psicologica e morale.

E allora, come districarsi all'interno di quei rapporti che ormai non risuonano più in noi con la stessa vivacità di prima, come gestire l'allontanamento di un'amica, oppure come uscire dalla vita di qualcuno senza grandi drammi ma anche gestendo bene, e comunicando, il nostro sentire?

Passando attraverso le parole di alcune delle auctoritas più importanti della storia della nostra cultura come Aristotele (con il concetto di philia) e Cicerone (con il suo De amicitia) o prendendo a prestito le parole di C. S. Lewis per dare una definizione di amicizia, Day passa in rassegna diversi campi d'indagine; dopo una interessante introduzione, si passa, infatti, a indagare quali bisogni primari ci spingano a stringere amicizia, per poi trattare altri temi, anche più recenti: l'impatto che ha avuto la pandemia sulle amicizie; il peso di una eventualmente ampia differenza d'età nel rapporto tra due amiche/amici; il ghosting, che non si verifica solo nelle relazioni amorose; l'amicizia tra uomo e donna; le amicizie ambivalenti, ovvero quelle relazioni in cui l'atteggiamento passivo-aggressivo costituisce la norma e diventa origine di una relazione poco autentica; l'importanza della trasparenza; l'impatto, come già detto, che i grandi cambiamenti di vita hanno sulle amicizie di lunga data, e così via.

Tutto nasce perché Day, proprio a seguito della pandemia, ha sentito all'interno del suo cerchio - molto ampio - di amicizie che qualcosa non andava. Percepiva forte il bisogno di avere una rete di rapporti amicali e di non deludere nessuno, cercando di gestire il proprio tempo in maniera da non far sentire trascurata nessuna delle persone intorno a lei e in modo tale da sentirsi lei stessa una buona amica. Tuttavia, ben presto capisce che questo stile di vita non è sostenibile:

Non avevo il tempo materiale di frequentare tutti quanti e condurre una vita operativa, funzionale. Era chiaro che, sovraccaricandomi di impegni, non ero più granché come amica. Cercando di nn deludere nessuno, finivo inevitabilmente per farlo. [...] Per farla breve, era una friendaholic. (p. 11)

Successivamente, ci dice:

In ogni caso, capire di essere dipendenti dai rapporti di amicizia non significa anche sapere come curare Sé stessi. Io non avevo la minima idea di come dovessi correggere la rotta. Non sapevo dove cercare le risorse che mi aiutassero a capire meglio il concetto di amicizia, né dove trovare un lessico adatto per parlarne. In sostanza non sapevo cosa fosse l'amicizia, un termine così utilizzato da risultare quasi privo di senso. Paradossalmente per me racchiudeva tutto ciò che contava di più, e questo lo rendeva incomprensibile al di là del significato letterale. E così ho fatto quello che faccio ogni volta che provo a dare un senso al mondo che mi circonda: ne ho parlato con i miei amici, e questo libro è il risultato dei nostri scambi. E' un tentativo di riempire alcune lacune e di fornire qualche parola utile. E' un viaggio all'insegna della scoperta, innescato dalla curiosità, che non pretende di fornire tutte le risposte. Anzi, forse non ne darà proprio nessuna. Ma spero ponga domande interessanti e offra utili spunti di conversazione capaci di ampliare il dibattito. (p. 13)

Il libro di Elizabeth Day è a dir poco interessante: innanzitutto, dal punto di vista del mero piacere di lettura, si configura come un testo scorrevole, che si legge molto bene, e avanza in maniera fluida, e ciò è sicuramente merito anche della traduttrice, Aurelia Di Meo. Dopodiché, riguardo il contenuto, Day offre una casistica sincera e spassionata di casi talmente comuni che risulta praticamente impossibile non ritrovarsi in qualche atteggiamento - agito o subito - o in qualche riflessione simile, dando l'opportunità di imparare e aprire la mente a nuovi punti di vista. Confessioni di un'amica è un libro che consiglierei a tutti, poiché riesce a sollevare interrogativi e sfatare qualche mito in merito a un sentimento molto comune e tanto importante ma a cui talvolta si dà poca attenzione.

Valentina Zinnà