Lei mi ha insegnato a cercare le somiglianze anziché le differenze, a privilegiare le scelte rispetto alle convenzioni, e soprattutto a essere coraggiosa. Perché ho impiegato quasi venticinque anni per completare questo progetto? Una parte di me si chiede se sarebbe stato possibile prolungarlo ancora un poco. Più e più volte ho chiesto: chi sei, Nica? Un'eroina o un'ubriacona? Una combattente per la libertà oppure una dilettante? Ribelle o vittima? (p. 20)
Così si interroga Hannah Rothschild, pronipote di Pannonica Rothschild, detta Nica, detta la Baronessa. Nata in una delle famiglie più ricche e influenti d'Europa, Nica ha lasciato il solco tracciato dalla famiglia per avvicinarsi al mondo magmatico del jazz americano. Mecenate e sponsor di Thelonious Monk, proprietaria della casa dove morì Charlie Parker, la nobildonna europea si circondò e ispirò alcune delle più brillanti menti musicali degli anni Cinquanta e Sessanta. Una figura rimasta sempre di sfondo, conosciuta da tutti ma mai protagonista della scena. Con questa biografia, costata alla sua pronipote venticinque anni di lavoro, si segue non solo il periodo d'oro del jazz statunitense, ma si ripercorre anche l'Ottocento e il Novecento europeo, secoli di formazione e crescita della potentissima famiglia Rothschild.
Nessuno arriva dal nulla. Così Miriam, sorella di Nica, ammonisce Hannah quando viene a sapere del suo desiderio di ricostruire la vita della Baronessa. Mai riflessione fu più vera, soprattutto se il substrato familiare e culturale di Nica è la famiglia Rothschild. Il cognome è, soprattutto negli ultimi decenni, spesso associato a teorie di complotto mondiale: questo perché i vari rami della famiglia sono, sin dalla fine del Settecento, banchieri e detentori di tali e tante ricchezze da poter influenzare i destini e le guerre dei paesi europei. Partita dal ghetto di Francoforte, la famiglia Rothschild si è espansa con i figli del capostipite, Mayer Amschel, nel 1812 aprendo filiali nelle principali città europee e dando vita a rami talmente potenti da essere finanziatori di Cecil Rhodes, della De Beers e del canale di Suez. Proprietari di tenute e collezioni d'arte così straordinarie da essere oggi musei o parti protette dal National Trust, i Rothschild potrebbero fornire materiale non solo per biografi, ma per qualunque tipo di prodotto narrativo che voglia ricalcare le orme di Downtown Abbey, Leoni di Sicilia e similari. Risulta ovvio da dove l'autrice abbia preso ispirazione per raccontare la storia della famiglia Trelawney (potete trovare qui la recensione a Casa Trelawney).
La musica non sembra essere però scritta nella genetica della famiglia. Si dice che Nathan Mayer Rothschild, detto NM, il patriarca del ramo inglese della famiglia, amasse solo la musica data dal tintinnare delle monete. La famiglia era e doveva essere votata a una sola cosa: conservare il proprio potere e la propria ricchezza facendo fronte comune con una quanto mai auspicata endogamia e una dedizione totale, da parte degli uomini, verso le attività bancarie. Due elementi che, a lungo andare, hanno causato problemi mentali dati dalla poco geneticamente sana abitudine di sposarsi tra cugini, e un'insofferenza nelle generazioni più giovani a sentirsi relegati nel ruolo di banchieri. Ed è qui che si inserisce Nica, in un contesto familiare che stava mostrando fastidio per le pratiche secolari che li avevano resi tanto potenti.
Il padre di Nica, Charles, appassionato entomologo tanto da dare alla figlia il nome di una falena, non avrebbe retto il peso del retaggio familiare. Affetto da quelli che vengono definiti "blues", gravi momenti depressivi, scelse il suicidio; la sorella Liberty risultò affetta da schizofrenia; la sorella Miriam scelse la carriera accademica diventando una delle massime esperte di pulci e fornendo la base di ispirazione per il personaggio di Tuffy Scott in Casa Trelawney; Victor, fratello ed erede della generazione, vendette molte delle proprietà e delle collezioni e si dilettò con la musica; Nica arrivò alla fine di questa onda lunga e lenta di ribellione e cedimento conducendo una vita che, per una nobildonna, era del tutto impensabile.
Nonostante il matrimonio di tutto rispetto con il barone de Koenigswarter, del quale mantenne il titolo come nome da mecenate, combatté durante le seconda guerra mondiale riuscendo a scappare dalla Francia occupata e arrivare a casa "fresca come una rosa", come la definiscono i parenti. Terminato il conflitto, non sopportando più le manie di controllo del marito e l'estenuante vita diplomatica di facciata, si rifugiò a New York: dopo la folgorazione data dall'ascolto di una musica di Duke Ellington, decise che avrebbe dovuto far parte di quel mondo. La seconda parte della biografia, dopo gli splendori dell'Europa, lascia ampio spazio agli aspetti biografici di Thelonious Monk, il jazzista che ha posto le basi per il jazz contemporaneo. Sono anni di feste, droga, alcolici e ricerca di ingaggi per Monk che, come ogni genio creativo, era tutto meno che facile da gestire, soprattutto nel clima di segregazione razziale statunitense di quegli anni. Il sospetto che Monk sfruttasse in maniera consapevole le risorse della bella nobildonna pervade i resoconti.
Torniamo alla domanda iniziale della pronipote biografa: ribelle o vittima? Probabilmente non è stata nessuna delle due. Nica Rothschild è stata una mecenate consapevole. Non ha abbandonato titolo e nome, non ha rifiutato le ricchezze della famiglia – anche se spesso dichiarò di essere la parente povera – ma usò il suo nome e la sua influenza per sostenere un uomo e un progetto in cui credeva. Una ribellione controllata che ha usato con intelligenza gli strumenti a disposizione e non si è fatta più di tanto condizionare da ciò che la morale e la società pensava di lei.
La Baronessa è una biografia scorrevole che passa dal fascino e dalla ricchezza europea alla sregolatezza dell'ambiente musicale e intriga sia chi ama le storie di famiglia e chi vuole scoprire un nuovo pezzo di storia della musica. A fondo volume sono elencate le canzoni scritte per Nica o da lei ispirate: ascoltare la dedica di Monk all'inizio di Pannonica riesce, da sola, a trasmettere l'importanza, finora poco messa in luce, di questa mecenate che guidava aerei e macchine da corsa con la stessa, elegante spericolatezza.
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