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"Fanny Hill": la donna di piacere più tenera, lasciva e censurata del mondo. Invito alla lettura di John Cleland

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Fanny Hill. Memorie di una donna di piacere
di John Cleland
Feltrinelli, settembre 2018

Traduzione di Franco Garnero

pp. 269
€ 9,50 (cartaceo)
€ 3,99 (e-book)


Come molti sapranno o avranno notato, sono un'appassionata di letteratura erotica. Quando ci si comincia ad affacciare in questo universo, uno dei primissimi testi che vengono fuori nei consigli è proprio Fanny Hill, probabilmente uno dei romanzi-memoir erotici più famosi di tutti i tempi. E anche tra i più censurati (o almeno, così vuole la leggenda): pubblicato per la prima volta il 21 novembre 1748, fu scritto dall'autore in prigione per debiti. Sia lui che l'editore poi furono imprigionati per lo scandalo di aver dato alle stampe un romanzo "pornografico", forse il primo scritto in prosa in lingua inglese, Cleland addirittura lo rinnegò e fu ritirato dalla circolazione, impedendo a chiunque di stamparne copie per oltre un secolo.
Capite bene che, con queste premesse, un testo diventa irresistibile.

Egli era comunque cosi pieno di tatto da non tentare di rinnovare quegli eccessi che poco prima mi avevano gettato in una così violenta agitazione ma, ormai sicuro del suo possesso, si contentò di farmi salire la temperatura per gradi, aspettando di cogliere con il passare del tempo i frutti della sua generosità e del suo corteggiamento, che da quel momento in poi spesso si rimproverò di aver raccolto troppo acerbi quando, attratto dalla mia incapacità di resistergli e sconvolto dal desiderio, aveva svilito la sua passione su un corpo semplicemente senza vita e senza spirito, morto alla gioia dal momento che, non provandone alcuna, si sarebbe dovuto supporre incapace di darne. Questo tuttavia è certo, che 1l mio cuore non dimenticò mai completamente il modo in cui gli aveva ceduto, anche se avevo motivo di essere compiaciuta che avesse trovato nella mia persona qualcosa che gli impedì di lasciarmi con la stessa facilità con la quale mi aveva avuta. (p. 87)

Considerato il periodo storico in cui fu scritto, capiamo anche perché destò scandalo: nonostante oggi ci sembrino bizzarre certe allegorie o giri di parole fioriti e leziosi per evitare di usare parole esplicite, per l'epoca il racconto in prima persona di un prostituta dovette davvero indignare parecchia gente. E questo anche per un altro motivo che va al di là del semplice soggetto: è vero che il linguaggio usa metafore, similitudine, allegorie e accostamenti con gli elementi della natura, ma Fanny non disdegna di raccontare ogni sua esperienza, dalle più romantiche, come quella con suo grandissimo amore Charles, a quelle più strambe, che includono rapporti omosessuali (per il 1748 deve essere stata una bella scommessa), spanking, bdsm, orge, threesome, rapporti saffici, e chi più ne ha più ne metta.

Vidi finalmente a chi dovevo affidarmi. Era uno di quegli strumenti di buona misura di cui i proprietari fanno un uso migliore di quelli di misura insolita e, per così dire, ingombrante. Dopo avermi attirata al petto mentre ancora stava in piedi dinanzi a me, applicò alla più ovvia nicchia il suo particolare idolo e cercò di infilarcelo; siccome io lo aiutavo ci riuscì all'istante e, appoggiando le mie cosce sui suoi fianchi nudi, me lo fece accogliere fino all'ultimo pollice. Infilata così sul perno del piacere e afferrandogli il collo nascosi lì tra i capelli il mio viso acceso di vergogna per ciò che stavo facendo. Il mio seno si incollò al suo petto; mi condusse immediatamente al divano, su cui mi fece sdraiare senza abbandonare i movimenti né uscire e avviò il mulino del piacere; eravamo stati preparati in modo così provocante ed eccitante da tutti gli spettacoli emozionanti che quella notte avevano acceso la nostra immaginazione, che ci sciogliemmo immediatamente e di conseguenza sentii subito il caldo getto che il mio cavaliere mi scaricava dentro. (p. 164)

Tutto è delizioso, elegante, perché Fanny, poverissima ragazza minorenne della provincia di Liverpool, finisce nelle mani accudenti di Miss Cole, una ruffiana che però non si approfitta delle sue ragazze, ma le mette in condizione di incontrare i migliori e più abbienti ( e dotati) amanti di Londra.
Tutto sommato, insomma, nonostante il "mestiere", Fanny capita in una situazione ideale: già, perché lei non fa mistero del fatto di amare il sesso, di desiderare intensamente uomini diversi, e quindi giustifica questa sua inclinazione affidandosi completamente agli istinti della natura.

Proprio la natura è uno dei temi centrali del romanzo, non solo intesa come elemento vero e proprio, ma appunto come spiegazione logica a certe pulsioni: Fanny prova piacere nel fare sesso con i suoi clienti e non se ne vergogna perché è "la natura". Allo stesso modo sarà indignatissima quando assisterà a un rapporto omosessuale perché è "contro natura".

Si tratta di un testo molto divertente, spensierato, che incarna un'epoca in mutamento, quella dei Lumi che voleva innalzare il culto della natura, incluso quello per la sessualità. 
Io l'ho trovato un testo delizioso, esilarante, anche un po' eccitante. Le scene di sesso sono assolutamente esplicite ma ammantate da quel contegno linguistico che le rende ancora più "fiabesche", e che nonostante la licenziosità dell'argomento (licenziosità dell'epoca) rimane dolce, ingenuo, fanciullesco.
Un mix che, per alcuni, è fatale.
Ne consiglio la lettura a chi, come me, è appassionato di letteratura erotica: in una collezione del genere, Fanny Hill non può mancare.

Deborah D'Addetta