Venti sono i racconti che popolano Legami, raccolta che Eshkol Nevo ha pubblicato in Italia con Feltrinelli Gramma, con la traduzione di Raffaella Scardi, e che è stata presentata al Salone del Libro di Torino in più momenti e in diverse circostanze.
Come l'autore ha fatto notare nell'indimenticabile cornice del Bosco degli Scrittori, dove ha dialogato con Francesco Pacifico, i racconti fotografano spesso un momento in particolare: poco conta se i protagonisti siano genitori, figli, single, sposati, giovani, anziani; sempre, qualcosa sta per cambiare e Nevo fa sì che il racconto colga l'essenziale di quel mutamento. Tutto parte dal racconto incipitario, Hungry Eyes, in cui un figlio e un padre molto malato volano a Parigi per assistere finalmente al concerto di Bruce Springsteen. Per il padre è probabilmente l'ultima occasione per vedere il Boss, dal momento che gli sono state sospese le terapie, ormai inutili. La capacità di godersi il momento da parte del padre, consapevole di avere ancor poche energie e di volerle spendere fino all'ultimo, contrasta con le preoccupazioni del figlio, protettivo e angosciato all'idea che il padre non si risparmi. E a Torino Nevo suggerisce di leggere con attenzione il testo di questo successo di Springsteen, di cui troviamo citazioni nel racconto, perché tutti i personaggi del suo libro hanno un "cuore affamato", e molti di loro vogliono andarsene, proprio come il protagonista della canzone, sapendo però di poter tornare in futuro.
«Ogni racconto segna un momento che, se lo guardo, si apre come un origami e mi fa vedere una vita intera», commenta Nevo. E in Legami, in effetti, è proprio la poliedricità di sguardi che ci offre prospettive multiple, talvolta contrastanti; la misura breve del racconto rende ancor più estremo il bisogno di concentrare in poche pagine scampoli di una vita. Il desiderio di «raccontare l'intimità da tanti punti di vista» fa sì che Nevo definisca Legami il suo libro migliore. L'obiettivo, infatti, è quello di raccontare «com'è essere un essere umano», e appare chiaro fin dai primi racconti che la fragilità non è motivo di vergogna, ma accomuna tanti dei protagonisti della raccolta. Una madre che torna a casa dopo aver abbandonato suo figlio da quindici anni e si ritrova nella dimensione quasi tribale che aveva rifiutato; due coniugi che devono convivere, dopo molti anni, facendo i conti con un rapporto ormai usurato e pieno di routine; una coppia giovane che si trova in gravi problemi finanziari, al punto da non potersi più permettere una macchina o la casa;...
Nei racconti di Nevo ci sono personaggi che sbagliano, si rialzano, riprovano, non sempre con la garanzia di farcela. Eppure tentano, e il narratore spesso lascia che il tempo passi velocemente tra le dita del racconto, annodandosi raramente, perlopiù rallentando dove è necessario annotare una nuova direzione, un bivio, spesso etico, talvolta sentimentale, che comporta importanti cambiamenti. Ed è così che i protagonisti, ognuno col proprio carattere, ben distinto dai gesti e dalle parole (mai spiegato dal narratore, per fortuna), decidono.
Leggendo Legami si percepisce tutta l'esperienza di Nevo come narratore e come insegnante di scrittura creativa, professione che esercita da oltre venticinque anni: ci sono grandi equilibri nei racconti, così come un consapevole uso dello spazio bianco e delle ellissi temporali. Mai si avverte la sensazione che singole frasi siano lì senza motivo, perché non c'è scopo esornativo in Legami, solo la grande esigenza di comunicare, di far vedere alcune realtà attraverso gli occhi di chi le vive.
E così Nevo propone con estrema efficacia temi forti quali il lutto, la depressione, il tradimento, la malattia e la morte, i problemi finanziari, a cui fanno da contraltare la generosità disinteressata, la solidarietà in quanto esseri umani, l'innamoramento e il colpo di fulmine, l'amore genitoriale e quello figliale,... La varietà straordinaria è tanto verosimile che ha portato molti lettori - critici letterari compresi - ad accavallare finzione e autobiografia. Nevo ci scherza sopra a Torino, ma possiamo sicuramente immaginare il suo sconcerto quando, a proposito del racconto in chiusura, Campane, scritto in prima persona, si è visto indirizzare le condoglianze per la morte della madre (madre che, manco a dirlo, è fortunatamente in salute!).
Ironico, generoso nelle risposte e grato del contatto col pubblico italiano, Nevo confessa quanto sia la vita stessa, con i suoi incontri inattesi, a offrire l'ispirazione per i racconti. E non stentiamo a crederlo, perché Legami respira con la stessa spontaneità di un petto che si alza e si abbassa, a ritmo regolare. Semmai, emettendo qualche volta un sospiro.
GMGhioni