di Giorgio Nardone, Elisa Balbi, Elena Boggiani
Ponte alle Grazie, 2024
€ 10,99 (ebook)
Freud sosteneva che l'adolescenza fosse una malattia fisiologica e, sebbene gli Autori non sposino in toto la "patologizzazione" di questa fase di vita, è indubbio che essa rappresenti, come sostiene anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità, un momento critico della vita.
Adolescens è «colui che si sta sviluppando», spesso ribellandosi o sviluppando dipendenze e contro-dipendenza, nel tentativo di strutturare una propria personalità. L'adolescente non solo si sente instabile, ma lo è realmente, soprattutto dal punto di vista emotivo e relazionale, sia con se stesso, sia con gli altri e con il mondo, e non perché abbia qualcosa che non va, ma per necessità evolutiva. (p. 5)
Il libro di Nardone, Balbi e Boggiani è una lettura utile per i genitori o per chi lavora con gli adolescenti, perché fornisce utili strumenti per comprendere le differenze sociologiche tra la Generazione Z e la Generazione X, ma anche per districarsi nella selva dei disturbi psicologici, che impattano fortemente non solo sulla loro vita, ma anche su quella delle loro famiglie. Il testo offre una ordinata esposizione dei disturbi più frequenti fra gli adolescenti (disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi dell'alimentazione, di comportamenti legati al bullismo o di fobia sociale, di dipendenze da sostanze e da gaming o cyber sex, tentativi di suicidio). Dopo ogni introduzione alle singole patologie, seguono i casi clinici, che presentano attraverso la viva voce dei protagonisti impegnati nel dialogo terapeutico, il percorso attraverso il quale l'adolescente viene guidato a trovare in sé stesso gli strumenti della propria guarigione.
Gli autori, come dicevo, sono contrari a una patologizzazione dell'adolescenza, perché essa diviene anche una pratica giustificatoria. Proprio la stessa che applicano, e questo è uno degli aspetti che maggiormente dovrebbero spingere molti adulti a fare una poderosa autocritica, moltissimi genitori. In un atteggiamento iperprotettivo e giustificatorio si annida la deresponsabilizzazione dei giovani, che è una delle cause non solo del disagio giovanile, ma anche degli episodi di violenza che vedono coinvolti i minori.
Per chi la pratica, l'iperprotezione ha lo scopo di evitare che al figlio possa accadere qualcosa di spaventoso, mentre l'iper-permissivismo è attuato nel timore che, negando ai propri figli ciò che desiderano, questi possano commettere qualche gesto folle. Ma ai migliori intenti in entrambi i casi gli effetti peggiori: considerando l'iperprotezione, l'effetto è quello di crescere figli impauriti per mancanza di esperienza di confronto con le difficoltà e con la paura stessa che, quindi, non ha modo di trasformarsi in coraggio. L'essere eccessivamente permissivi, d'altra arte, porta i genitori a divenire ostaggio di figli che ottengono ciò che desiderano senza realmente meritarselo, con il risultato di trovarsi, solo raramente e spesso per caso, di fronte a delle difficoltà da superare. Questo fa sì che il giovane virgulto cresca o pretenzioso o insicuro. (pp. 54-55)
Con una ricca e aggiornata bibliografia, il testo non è comunque rivolto a un pubblico di specialisti, perché il lessico è semplice e coinvolgente, ma soprattutto perché i disturbi adolescenziali non riguardano solamente addetti ai lavori o professioni mediche, ma come problema educativo e sociale interpellano qualsiasi adulto.
Deborah Donato