Si sa: l'arrivo delle belle giornate porta con sé il desiderio di uscire e respirare un po' di aria fresca e, se il tempo lo permette, non è escluso che si possa allungare il solito giro per intraprendere qualche lunga camminata, magari in qualche spazio verde. Negli ultimi anni, inoltre, soprattutto dopo il 2020, si è diffuso un nuovo tipo di turismo, più lento e consapevole, lontano dalle resse e dalla calca delle mete super inflazionate. Anche per questo, recentemente, molte persone hanno riscoperto i cammini, percorsi nella natura, di origine più o meno lontana (si pensi alla nota e antichissima via Francigena o al celeberrimo cammino di Santiago), che permettono di raggiungere un luogo camminando nella natura. Ma in realtà, mai come in questo caso, a contare è il viaggio non la meta: che sia di natura spirituale o che si configuri come un percorso più naturalistico e meno religioso, un cammino è sempre un'esperienza di resistenza e volontà, in cui i dolori e gli inconvenienti (se volete provare quest'esperienza munitevi di scarpe comode e... cerotti antivesciche!) fanno parte di un senso più alto, in una similitudine di stampo quasi esistenziale, poiché quello che conta non è il tragitto compiuto ma la crescita interiore avvenuta.
Viceversa, non fa fatica a mettersi in gioco il giovanissimo protagonista di Per amore di un'ombra (Longanesi, 2024), di Geraldo Innarella: Flaps va alla ricerca della madre scomparsa all'improvviso. Tutto ha inizio quando egli ritrova una mappa, una delle tante che costituivano i loro giochi di enigmi e rompicapo, per cui decide di usare quella per rintracciare la donna. Sullo sfondo di un paesino della provincia napoletana pieno di incontri particolari, in grado di mettere in dubbio qualsiasi cosa (ma non certo la fede calcistica!), Flaps affronterà un percorso pieno di ostacoli ma anche ricco di nuove amicizie e di persone che si riveleranno fondamentali per risolvere l'intricato enigma delle proprie emozioni.
Altro libro, celeberrimo, in cui un figlio va alla ricerca di un genitore è Molto forte, incredibilmente vicino (Guanda, prima edizione 2005). Siamo all'11 settembre 2001 e il protagonista è rimasto orfano di padre proprio durante l'attacco alle torri gemelle. Tra gli oggetti a lui appartenuti, il ragazzo trova una busta con scritto sopra un nome, Black, contenente una chiave. Così il protagonista, introverso e piuttosto restio a chiedere aiuto agli altri, inizia la ricerca di questo misterioso personaggio per le strade di New York, per mettere insieme quello che resta del ricordo del genitore e scoprire qualcosa in più, conducendo un viaggio nella città che lo porterà ad apprendere molte cose sulla vita e sul suo significato.
Talvolta, inoltre, camminare significa viaggiare alla ricerca di una libertà appena conquistata o ancora da ottenere: in Libero scorre il fiume (Editrice Nord, 2023), di Eleanor Sherarer, facciamo la conoscenza di Rachel mentre questa corre, esausta, in una foresta, nel bel mezzo della notte, per scappare dalla piantagione in cui è segregata come schiava da tutta la sua vita. Siamo nel 1834 e quella mattina il padrone ha annunciato la fine della schiavitù, salvo poi aggiungere che tutti loro sarebbero dovuti restare come apprendisti. Rachel non crede alle proprie orecchie e per la prima nella sua vita si ribella, scappa. Più ancora che allontanarsi dagli schiavisti, la donna è decisa a raggiungere i suoi cinque figli, che negli anni le sono stati strappati via uno dopo l'altro. Adesso è pronta a un nuovo viaggio, quello attraverso le terre e i paesi che le si snodano davanti, dai campi di Barbados alle foreste di Trinidad, pronta a tutto, anche a mettere a repentaglio la vita.
Sempre di schiavitù parla Giù nel cieco mondo (NN editore, 2023), di Jesmyn Ward: Annis è una schiava della piantagione della Carolina e un giorno viene venduta con altri schiavi e portata a New Orleans. Durante questo estenuante viaggio, Annis incontra Aza, lo spirito di una sua antenata, che la aiuterà a cercare la forza e il coraggio di fuggire. A quel punto per lei compiere dei passi fuori dai campi in cui è confinata significherà muoversi in direzione della libertà. Libro crudo ma a tratti straordinariamente poetico (e non a caso nel titolo ritroviamo un'eco dantesca), Giù nel cieco mondo ci fa avvertire da vicino la fatica del viaggio, i tendini tesi, i muscoli stanchi, di passo in passo, senza risparmiarci niente.
Altre volte, invece, purtroppo, vagabondare da una città all'altra e intraprendere un cammino verso nuove realtà non connota un viaggio verso la libertà ma, al contrario, un percorso verso la prigionia. Ma una prigionia che pare l'unica scelta possibile. Ne scrive Leila Mottley, in Passeggiare la notte (Bollati Boringhieri, 2023), esordio narrativo di grande potenza selezionato da Oprah Winfrey nel suo Bookclub. In California la diciassettenne Kiara, a causa di disagi familiari di varia natura, è costretta a mettersi alla ricerca di un lavoro ma purtroppo essere tanto giovane, nera e non avere un titolo di studio non aiutano. L'unica cosa che Kiara è a disposizione è il suo corpo. Ed è per senso di responsabilità verso il fratello e verso un bambino che vive vicino a loro e che è completamente lasciato a sé stesso che Kiara inizia a vendere il proprio corpo in strada. Per quanto provi a restare fredda e insensibile, ripetendosi che questa era l'unica via, presto la protagonista incappa in un giro di poliziotti dediti a festini e altri giri di prostituzione e rischia tanto, troppo...
Tutt'altro tipo di disperazione rassegnata punteggia le pagine di Fame d'aria (Mondadori, 2023) di Daniele Mencarelli. Pietro e Jacopo, padre e figlio, stanno viaggiando a bordo della loro auto quando a un tratto la macchina si guasta. Sono in mezzo al nulla, nel bel mezzo di un pigro venerdì pomeriggio, e Pietro non sa a chi rivolgersi. Per fortuna sulla loro strada si ferma un meccanico che, alla guida del suo carro attrezzi, accetta di accompagnarli al paese più vicino, Sant'Anna del Sannio. In questo luogo e nel percorso che li porterà fin lì e i due faranno la conoscenza di un'umanità profonda e sincera in cui troveranno ospitalità. Sarà qui che conosceremo meglio la storia di Pietro e Jacopo, un padre e un figlio legati da un doloroso e indissolubile segreto, ovvero la malattia di quest'ultimo, talvolta ingestibile e incontrollabile. Un affresco potente e delicato in una una storia da leggere.
Ambientato invece al confine con i territori balcanici è Alma (Feltrinelli, 2024), di Federica Manzon. La protagonista torna a Trieste dopo una lunga assenza e lì, nel viaggio che la porterà in città, ripercorrerà la propria vita e quella della propria famiglia in un andirivieni potente al di qua e al di là del confine italiano. Sarà un'occasione per rispolverare vecchi sentimenti e scoprire inedite verità (non solo su suo padre, ma anche su un quasi-fratello quasi-amante per lei molto importante e sulla Storia dei Balcani), sullo sfondo di una città dall'identità sfaccettata e particolare. Camminare per le strade di Trieste è allora un potente strumento per far viaggiare Alma nel tempo, ma anche perché la donna possa fare i conti con un presente che non la soddisfa come si è raccontata a lungo.
Chiudiamo questa rassegna tornando all'inizio, in maniera circolare, e proponendo un libro dedicato a un cammino veramente compiuto zaino in spalla: il protagonista di Lungo cammino (Utopia editore, 2023), di Ayhan Geçgin, un giorno decide di lasciarsi tutto alle spalle, compresa la propria identità, e di partire verso l'ignoto, alla ricerca di un altro luogo, rigorosamente isolato, dove vivere. Prima egli vaga per le periferie della città fino a quando un brutto episodio non lo fa finire in ospedale, a seguito di un pestaggio. Una volta uscito si rimette in viaggio, ma pian piano si perde sempre di più e non solo fisicamente: inizia a dimenticare il vero motivo che l'ha spinto fuori dalla sua bolla sicura di realtà, perdendo progressivamente lucidità. In un viaggio che pare senza fine, l'autore delinea un percorso non solo concreto ma metafisico ed esistenziale, teso alla ricerca di un'identità ormai in dissoluzione, anche se forse solo temporaneamente.
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