Un brano celebre di Iggy Pop, Search and Destroy, recita: «I'm a street walking cheetah with a heart full of napalm, I'm a runaway son of the nuclear A-bomb.» Ricerca e distruzione, così come amore e speranza, sono esperienze ataviche, quasi animalesche, che hanno la spinta ad affiorare specie quando il mondo sembra essersi trasformato in una terra desolata, e i suoi sparuti abitanti dei pellegrini nostalgici senza senso dell'orientamento.
Quando in Spagna uscì Napalm nel cuore, primo romanzo del giovanissimo autore catalano di Tarragona, Pol Guasch, era il 2021 e lo spettro del Covid gravava ancora sulle nostre quotidianità e sui nostri legami, e da lettore trovo sia curioso constatare quanto gli scenari post-apocalittici e distopici siano confutabili oggi più che mai all'indomani dell'esperienza pandemica vissuta in quel biennio, durante il quale questo romanzo ha preso vita.
La grande abilità di Pol Guasch sta nell'utilizzo di un linguaggio lirico e senza riserve, che si piega alla prosa ma che non per questo risulta meno simbolico. Le atmosfere grigie e rurali nelle quali la storia del protagonista senza nome si sviluppa ricordano la desolazione della Trilogia della Città di K. di Agota Kristof e il senso di allerta nel rimanere pronti a reagire alla ferocia che si può avvertire leggendo La Strada di Cormac McCarthy. Eppure, in questa storia di desolazione, rovine e sopravvivenza emerge l'umanità del protagonista, attraverso il cui sguardo ci viene raccontata in maniera non lineare e attraverso capitoli brevissimi, fotografie e stralci di lettere la storia di una catastrofe e dei suoi sopravvissuti. Ci troviamo in un luogo non meglio definito, più plausibilmente una Catalunya ormai ombra di se stessa, all'indomani di una catastrofe non meglio specificata e probabilmente di origine nucleare o indotta da un disastro ambientale che si è riversato sulla popolazione mondiale.
Il protagonista, un ragazzo solitario, vive con la madre e vita, una anziana signora che si occupa di curare la casa. La loro quotidianità è intervallata da momenti in cui la presenza di un uomo descritto dal protagonista come 'testa pelata' viene a fare compagnia alla madre, portandole delle lettere, ed è profondamente detestato dal protagonista. L'unica consolazione per il ragazzo sono le lunghe lettere confessionali che aiutano anche il lettore a mantenere salda la continuità della narrazione, e che sono indirizzate a Boris, il ragazzo amato dal protagonista, che non risponde mai e del quale non sappiamo mai il punto di vista se non filtrato dalla testimonianza del narratore. Avvertiamo la presenza di un clima di tensione militare in cui tutti gli uomini sono costretti a partire per il fronte per una non meglio specificata difesa, il protagonista deve infatti nascondersi dalle visite periodiche dei soldati che arrivano alla villa.
La quotidianità apparentemente monotona di questi pochi personaggi è intervallata da vividi e spietati momenti in cui la crudeltà selvaggia della natura e della vita prende il sopravvento, ogni breve capitolo riporta un titolo enigmatico che rappresenta una interpretazione simbolica degli eventi che leggiamo, così assistiamo al protagonista che smembra il corpo del nonno morto di vecchiaia per seppellirlo in giardino, l'uccisione goffa della scrofa per mano del protagonista e la sofferenza dell'animale, l'agguato teso dal protagonista a 'testa pelata' nel bosco perché ha avvertito da lui come una minaccia, l'attenzione sui corpi in lento decadimento, come anche quello della madre del protagonista, con la quale il ragazzo ha un rapporto enigmatico e complesso, e della quale non comprendiamo le motivazioni e il punto di vista fino al disvelamento finale di una lunga lettera-fiume con la quale la donna si congeda dal figlio in punto di morte.
Il romanzo è diviso in due sezioni nette, e la seconda si apre con il viaggio intrapreso dal protagonista insieme a Boris, con il quale si è finalmente ricongiunto, alla ricerca di un luogo dove poter ritornare ad essere felici come prima della catastrofe, e dove poter dare degna sepoltura a sua madre, che rimane avvolta in un telo nel retro del furgone sul quale i due ragazzi si muovono e della quale vediamo la graduale putrefazione, che viene descritta senza riserve. Ben presto ci si accorge della profonda sensazione di solitudine del protagonista, che nonostante la sua ostinata fame di amore si ritrova a dover realizzare che quel viaggio che aveva intrapreso insieme all'uomo che amava deve essere piuttosto un viaggio alla ricerca di se stesso, oltre la terra desolata e le rovine. Ad arricchire l'opera ci sono fotografie di paesaggi naturali e piccoli frammenti di bellezza ai quali lo sguardo del protagonista rimane ancorato, un gregge di pecore, un mare in tempesta, un ragazzo a torso nudo in piedi su una roccia.
Come quando leggendo i frammenti e le odi di Saffo sia la sensazione di leggere qualcosa di antico, vivo e esoterico, allo stesso modo sfogliando le pagine di Napalm nel cuore come fossero un diario di viaggio emerge la speranza e la ricerca del protagonista di un senso di appartenenza irrecuperabile, e che ci spinge a credere che si trovi nei suoi piccoli atti di ribellione quotidiani e nel suo vagabondare, e che sotto le ceneri del fallout radioattivo continui a rimanere viva la brace di un fuoco, la fame di amore e vita che lega il protagonista alla madre, che congedandosi da lui in poche righe ci restituisce il senso autentico dell'opera:
il bosco vuoto, le case vuote, la città vuota
chi sarebbe venuto a cercarmi in mezzo a quel bosco?
chi adesso mi avrebbe detto NO con una lingua
senza una lingua?
più avanti se ne sono andati i carrarmati
più avanti te ne sei andato tu
figlio, il fuoco è sempre dentro: come se avessi napalm nel cuore.
Napalm nel cuore di Pol Guasch è la descrizione del tentativo di scalata del Purgatorio nucleare per raggiungere un paradiso probabilmente inesistente, e che ci ricorda che "la rivoluzione non comincia in casa, comincia nel corpo."