di Matthew Blake
La nave di Teseo, Aprile 2024
Traduzione di Tiziana Lo Porto
pp. 512
€ 22 (cartaceo)
€ 11.99 (ebook)
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“L’essere umano medio trascorre trentatré anni della sua vita dormendo.” Si avvicina quanto basta da permettermi di catturare una folata di profumo costoso. Di solito è questo il momento in cui lo capisco. “Ed è questo che fai?” “Sì.” “Il medico del sonno?”
Dall’incipit di questo romanzo si comprende che il sonno è uno degli elementi fondamentali di questa storia, in cui la venticinquenne Anna Ogilvy, nata in una famiglia inglese molto ricca e aspirante scrittrice e giornalista, ha avuto sempre un rapporto molto tormentato col sonno, fino a cadere in uno stato di sonno perenne, in seguito a un misterioso omicidio, in cui sembra essere l’unica colpevole.
Anna O versa in questo stato, dopo aver accoltellato i suoi amici, nonché soci fondatori del suo giornale. La paziente è presidiata in una struttura specializzata. Soffrirebbe, secondo il dottor Prince, che ha studiato il suo caso, della “sindrome della rassegnazione”. Dopo quattro anni dall’omicidio è proprio allo psicologo forense Benedict Prince, esperto nel campo dei crimini legati al sonno, che viene dato l’incarico di indagare sul suo caso, ribattezzato dalla stampa il caso della “Bella Addormentata”.
A Prince viene chiesto di svegliare la paziente per sottoporla al processo. In questa vicenda, tuttavia, si intrecciano le vite di diverse altre persone (Bloom, Clara, Richard, Emily, Harriet) e soprattutto il vissuto personale dello stesso dottore, il che rende tutto molto più complicato. Mentre cerca di svegliare Anna, oltre a comprendere se sia colpevole o meno, Benedict cerca di capire a cosa porterà il suo risveglio.
La storia di sicuro è molto accattivante, raccontata a più voci, in cui si alternano i diversi protagonisti, compresa la stessa Anna, il cui vissuto apprendiamo da diari e taccuini. Ma la complessità di questi punti di vista non rende scorrevole il plot e il lettore fa molta fatica a destreggiarsi tra i vari avvenimenti, condotto per mano attraverso un labirinto sempre più fitto di congetture, prove e parziali verità. Non un thriller di facilissima lettura, dunque, ma originale per l’idea, considerando che lo stesso autore si è interessato per molto tempo ai fenomeni relativi al sonno, che inserisce con molta precisione nella storia.
Un’altra cosa che manca è l’empatia nei confronti dei due protagonisti, Anna è una carnefice e forse una vittima delle circostanze, eppure non riusciamo a creare alcun legame con lei, non riesce mai ad essere altro che la figlia privilegiata di una ricca famiglia inglese. Stessa cosa succede con Benedict, che ha anche perso la fiducia della moglie, eppure oscilla sempre tra il compiaciuto e il patetico, nel suo cacciarsi costantemente in situazioni che lo incriminano, così, anche quando la storia sembra farci credere che il colpevole sia lui o possa essere stato aiutato da lui, il poco carisma del personaggio ci rende subito impossibile questa ipotesi.
Forse l’attenzione di Blake è stata tutta assorbita dalla sindrome del sonno e per questo non si è molto affezionato ai suoi personaggi e non riesce a farceli comprendere appieno. Anna O è una lettura che appare troppo lunga in alcuni punti, che non riesce mai a convincere appieno e che manca di quel quid che possa farcela restare impressa o possa comunicare al lettore la voglia di indagare più a fondo. Il finale a sorpresa arriva dopo troppi colpi di scena e quindi confonde, le motivazioni che hanno indotto il colpevole ad agire sono deboli, non sufficientemente sviluppate.
Mi aspettavo decisamente di più da questo thriller, che gioca tutto sulla suspense psicologica ma arriva a sfinire il lettore, ottenendo purtroppo l’effetto inverso. Comunque Anna O è un libro che mette alla prova e che può essere una sfida stimolante per gli amanti dei colpi di scena, a cui suggerisco di armarsi di foglio e penna per destreggiarsi durante la lettura e di non prenderlo con leggerezza, perché il peso delle 506 pagine si fa sentire.
Samantha Viva