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Il conforto di un mondo che non c'è più (se non nei ricordi): "Mio padre è nato per i piedi" di Elena Bosi

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Mio padre è nato per i piedi
di Elena Bosi
Neri Pozza, giugno 2024

pp. 224
€ 18 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)

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Ironico, commovente, letteralmente adorabile. Si può dire di un libro? Chissà, ma è quello che ho pensato leggendo il romanzo d'esordio di Elena Bosi, Mio padre è nato per i piedi, appena uscito per Neri Pozza. 

Ambientato a Concordia sulla Secchia, paesino modenese dove è nata la stessa autrice, il libro può essere visto come un romanzo corale, in cui si muovono tutti coloro che sono entrati, direttamente o indirettamente, nel microcosmo di Giulia. Più generazioni, infatti, si avvicendano davanti a lei o grazie ai racconti dei suoi famigliari, e per i lettori più precisi è presente all'inizio dell'opera un ricco albero genealogico. Sappiate comunque che anche i più distratti, quelli che temono di perdersi qualche nome, non avranno grossi problemi: il romanzo, infatti, è costruito per episodi - alcuni interconnessi, altri autoconclusivi - che animano capitoletti piuttosto brevi. 

Bisnonni, nonni, genitori, zii, cugini, un fratello: sembrano già tanti personaggi, e invece a questi dobbiamo aggiungere gli avventori del negozio di famiglia, una panetteria-pasticceria, gli altri negozianti che lavorano sotto i portici e abitano nelle case al piano di sopra, i clienti dell'osteria, gli sconosciuti che, passando, incrociano Giulia. Sì, perché la protagonista è una bambina vivacissima, sempre a bordo del suo triciclo prima o della sua biciclettina dopo; sogna di fare la cliente e dunque non di rado va a far compere in questo o quel negozio chiedendo di segnare sul conto della mamma. Intraprendente come solo una bambina serena e indipendente sa essere, Giulia anima vicende che fanno sorridere e commuovono al tempo stesso, perché spesso osserva il mondo con la sua ingenuità e con lo straordinario buonsenso dei più piccoli, privi di sovrastrutture. 

È così, attraverso gli occhi e i ricordi di Giulia, che affiorano le memorie di famiglia, tra superstizioni, modi di dire e proverbi (perlopiù in emiliano), episodi che, per quanto minimi, sono stati promossi a leggende. Non ci ricordiamo chi è il personaggio che ha compiuto questo o quel gesto? Non importa, perché Mio padre è nato per i piedi vuole soprattutto restituirci un mondo, fatto di un passato che il progresso ha purtroppo distrutto. Sia chiaro, Elena Bosi non sostiene che quello fosse un mondo perfetto: i genitori di Giulia, ad esempio, compivano enormi sacrifici svegliandosi quasi sempre alle due del mattino per fare il pane e lavorare in pasticceria; i matrimoni non erano idillici ma frutto di compromessi più o meno concordati; la morte entra tanto quanto la vita nelle pagine di questo libro. Eppure, forse per il potere trasfigurante del ricordo, quel passato - imperfetto, pieno di difficoltà, di miseria, di lotte quotidiane - è, pur con le sue imperfezioni, in parte mitizzato. 

Noi lettori non potremo che sorridere, commuoverci e seguire il dipanarsi di questo romanzo che potrebbe anche essere letto come una raccolta di racconti Concordia-centrici, che vedono un'intera comunità che abbraccia una delle più piccole abitanti. Proveremo anche noi lo stesso senso di libertà di Giulia muovendoci tra le pagine ariose, connotate da una semplicità e una spontaneità che giovano alla narrazione. Poter respirare così un'infanzia che abbiamo avuto e rimpiangiamo o che non abbiamo avuto ma sogniamo ad occhi aperti è a dir poco confortante. 

GMGhioni