Quanti romanzi sono racchiusi ne I giorni di Vetro! Il nuovo libro di Nicoletta Verna si apre con una grande storia famigliare, in cui la protagonista e io narrante, Redenta, ripercorre alternandole al presente le vicende della sua famiglia, dall'incontro tra i suoi genitori alla nascita dei suoi tre fratellini morti, fino alla sua venuta al mondo. Ha la scarogna, Redenta, l'ha detto il medico più affidabile del paese alla madre («Non avrà fortuna, però avrà pietà», p. 10), ma nessuno sa in che cosa consista esattamente. Almeno fino a che la bambina non contrae la polio: Redenta, in lotta tra la vita e la morte, avverte distintamente le voci dei tre fratellini morti, ma resiste, assistita com'è dalla nonna Fafina, infermiera e balia del paese, dal passato un po' chiacchierato ma rispettata da tutti, e da un bambino più grande che vive lì con loro, Bruno, e che si prende cura di altri orfani (i cosiddetti "bastardi" che sfama la Fafina).
In questa prima parte del romanzo troviamo da un lato episodi salienti dell'infanzia di Redenta - povera ma con un suo equilibrio, più con la nonna e gli altri "bastardi" che con i genitori -; dall'altra i flashback sulla vita della madre Adalgisa e del padre Primo portano in una dimensione ancor più lontana nel tempo e si distingue un grande contrasto tra quel passato seppiato e il presente, segnato dalle continue lotte tra moglie e marito.
Quando ci siamo abituati alla voce narrante semplice ed essenziale di Redenta e le diamo il tempo di diventare adolescente, di provare i primi sentimenti e di guardare al fascismo imperante con gli occhi dell'ingenuità, il romanzo attraversa un cambiamento.
Facciamo infatti la conoscenza di Iris, seconda protagonista e voce narrante che si alternerà a quella di Redenta, portando avanti una storia diversa eppure parallela: se, infatti, Redenta tende ad accettare la sua situazione, Iris è la primogenita di una maestra estremamente coraggiosa, che sprona la figlia a seguire i suoi desideri e a cogliere appena può la possibilità di spostarsi dal paesino, trasferirsi a Forlì e tentare il riscatto sociale. E, una volta là, al servizio dei signori Verità, a Iris si affaccia il mondo della politica, a lei prima totalmente sconosciuta. Non ci vuole molto perché un ragazzo al servizio dei Verità, soprannominato "Diaz", la affascini con la sua determinazione e lei desideri entrare nella causa antifascista.
Le due storie, manco a dirlo, saranno destinate a incrociarsi, ma non si può rivelare come, perché l'autrice è abile nell'intrecciare i fili in modo imprevisto e preparare colpi di scena qui e là che rendono ancor più sapiente la costruzione. E si ha la sensazione che tutto, ma proprio tutto, si combini meravigliosamente, con una perfezione che riesce comunque a non far perdere spontaneità alla prosa. Vi basti solo sapere che il "Vetro" del titolo, soprannome con cui si allude a un fascista considerato da tutti un eroe di guerra per aver perso un occhio in Etiopia, è amico del padre di Redenta, Primo, che gli ha salvato la vita (scoprirete nel corso della lettura in quali circostanze tutt'altro che onorevoli). Vero antagonista in più situazioni, Vetro è un personaggio che ci troveremo a odiare al di là di qualsiasi compassione: viene qualche volta il dubbio che le angherie e le crudeltà con cui sevizia chi gli sta accanto siano in parte dovute a qualche problema mentale seguito al ferimento, ma i flashback sulla sua esperienza in guerra smentiscono tali ipotesi.
Se la bellezza di Vetro non riesce a irretire, se non per poco tempo e sempre solo chi non lo conosce davvero, altri personaggi maschili nella storia rivelano ombre, a cominciare da Primo, donnaiolo almeno tanto quanto è lazzarone, egoista forse ancor più che manesco e violento. Anche grazie a queste e ad altre figure detestabili, siamo spinti a parteggiare per Redenta e Iris: la prima, coraggiosa nel suo adattarsi alla vita per le continue difficoltà che le vengono poste davanti e che la lasciano sempre e comunque molto umana; la seconda, determinata nel portare avanti una causa che per molti è potenzialmente mortale.
Pagine crude - narrativamente necessarie - costellano questa storia che è anche piena di slanci, atti di grande ma taciuto eroismo, quotidiana generosità e dilemmi etici. Non di rado, al di là del piacere nel leggere un romanzo avvincente, ci si sofferma su una questione per interrogarsi sulle scelte che noi, al posto dei personaggi, avremmo fatto. E inoltre si torna qualche volta indietro per rileggere un passaggio, un dialogo, un cambio di scena, che testimoniano la solo apparente semplicità della prosa, dietro la quale si nasconde la bellezza di un equilibrio sapiente.
GMGhioni
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