Il conturbante e la fervenza religiosa più malsana in un romanzo breve dell'autrice brasiliana Micheliny Verunschk


 

Resta solo il fuoco
di Micheliny Verunschk
66thand2nd, aprile 2024

Traduzione di Dea Merlini

pp. 137
€ 16 (cartaceo)
€ 10,99 (e-book)


Non abbiamo fatto quello che abbiamo fatto per ammazzare la ragazza. Nossignore. Era solo per liberarla da quell'ossessione. Ossessione di perturbare, di disprezzare la religione e il buoncostume. Non era lei. Era lo spirito di una strega [...] (p. 51)

Romanzo breve che si infila nel filone di autori e autrici sudamericani come Mariana Enriquez, Layla Martinez, Julian Rios, penne che prediligono storie ambientate in villaggi piccoli, il perturbante, il sangue, il soprannaturale, il realismo magico, l'autrice di Resta solo il fuoco, Micheliny Verunschk, nata in Brasile, ci porta per mano in una vicenda che ha un tocco di noir, un bel pizzico di critica sociale e tantissimo talento nella scelta della struttura del libro stesso.

Il romanzo difatti è corale, si alternano vari punti di vista e varie voci, quasi tutte persone interrogate da un ispettore e un commissario durante una serie di deposizioni: già perché la storia di apre col ritrovamento di un cadavere di donna, una donna arsa viva.
La prima domanda è: perché? Ci pensano i personaggi a raccontare, ognuno con le sue ragioni, le sue spiegazioni, le sue paure. Non è però un libro che sfocia nel thriller o nel giallo. Ciò che emerge è un sottile senso di fastidio: la comunità rurale di Tapuio, come viene chiamata nel testo «la gente della macchia», isolata dai centri più grandi e per questo facilmente impressionabile, viene conquistata dall'arrivo di un predicatore misterioso, il capo di una setta religiosa che prende il nome di Congregazione. Costruisce una chiesa sfarzosa nel bel mezzo del niente, con l'intenzione di spargere la Parola della Grande Opera. La primissima persona che tirano dentro le loro fila è Lourença la sagrestana, la madre della ragazza arsa viva.

E Nostra Signora, con tanti innocenti intorno, non si vergognava a rubare la figlia degli altri? Che pensasse a badare al suo Bambin Gesù. Di certo aveva a disposizione una corte di angioletti di ogni età, biondi come la bambola amichetta della figlia del dentista, per aiutarla a intrattenere suo figlio, per occuparsene mentre lei spazzava, cucinava, intrecciava, chiamava a raccolta gli animali. Quella signora avrebbe avuto pietà di angioletti bruni, angioletti neri, angioletti con le cispe negli occhi, brucianti di influenza e pertosse? Di un angioletto fatto a pezzi da una bestia cattiva? Ora ne dubitava. Ma con tanti angeli intorno perché la Madonna ne voleva ancora? Perché portarsi via la sua Quiterinha con una morte del genere, così triste? (pg. 37)

Lourença è una donna ignorante, distrutta dal dolore a causa di un lutto. Debole, provata mentalmente, cerca di razionalizzare la perdita riversando nella nuova Chiesa tutto il suo bruciante senso di fallimento. Vuole vendicarsi, ma non sa come. E però, insieme al marito, ucciderà la loro figlia, perché era diventata "straniera", perché era tornata a casa con un figlio per mano, perché era diventata una puttana e una strega. Ecco il rogo: convinti che la ragazza sia posseduta da uno spirito maligno, la bruciano viva.

Raccontano la vicenda, il prima e il dopo, i vicini di casa, Lourença stessa, suo marito, l'esperta forense (molto interessante la trovata di far contraddire le voci, cosicché il lettore non sa chi effettivamente sta dicendo il vero), con brevi intervalli chiamati "scene" che spiegano come il predicatore sia arrivato a Tapuio, come abbia fatto a conquistare la politica e le istituzioni, come il posto in cui ha scelto di insediarsi sia effettivamente il più adatto. Da sempre, infatti, le sette religiose (e non solo) per conquistare le masse, cominciano a indottrinare prima le persone meno acculturate

Grande attenzione a passaggi conturbanti, a dettagli che ci fanno capire quanto sia marcio questo luogo, quanto i suoi stessi abitanti (una cosa simile succede in Corteo di ombre di Rios. Per certi versi mi ha ricordato anche Albina di Jodorosky e Lapvona di Ottessa Moshfeg) non siano che fantasmi, ombre, quasi morti. A questo proposito, è curioso sapere che il titolo tradotto dall'originale in portoghese è "camminando con i morti".
Io amo molto questi tipi di romanzi: sono strani, ti strisciano addosso, ti mostrano quanto l'umanità, anche quella più isolata e lontana dalle "tentazioni" del mondo, possa essere meschina. L'autrice non ha paura di colpire anche la fervenza religiosa, quella più malsana, che spinge le persone a ubbidire in nome di un Dio senza volto.
Ne consiglio la lettura a chi ha amato gli autori e le autrici che ho citato in apertura. Bellissimo romanzo e bellissima lettura.

Deborah D'Addetta