Un saggio frizzante e divertente che esamina la parabola del tacco alto da Ovidio a Sex and the City


Tacco alto
di Summer Brennan
66thand2nd, aprile 2024

Traduzione di Sara Marzullo

pp. 150
€ 16 (cartaceo)
€ 10, 99 (e-book)


[...] è a Parigi che le moderne scarpe rialzate sono nate - e per ben due volte, sono state inventate e poi reinventate per la moda occidentale confluendo nel classico tacco alto che oggi ben conosciamo. Le prime nacquero nel Diciassettesimo secolo, alla corte di re Luigi XIV, dove i robusti talons hauts, ispirati alle scarpe da equitazione mediorientali, vennero giudicati il mezzo migliore con cui un nobile potesse accentuare i muscoli dei polpacci fasciati da calze di seta, dimostrando così il proprio rango sociale. Le seconde nacquero invece negli anni Cinquanta del Novecento, quando Roger Vivier, all'epoca stilista per Dior, inserì delle aste di acciaio nell'anima dei sottili tacchi a spillo, incrementò la loro altezza a oltre sette centimetri e incoraggiò anche le donne normali a indossarli nella vita di tutti i giorni. Così, nel dopoguerra, quando la forza lavoro femminile prodotta a seguito dell'emergenza bellica era stata da poco rispedita in cucina, fece il suo debutto l'odierno tacco alto. (p. 38)

Questo interessante saggio della giornalista e scrittrice americana Summer Brennan può sembrare frivolo, ma in realtà prende come scusa il discorso sui tacchi alti per interrogarsi sul significato stesso del femminismo e del modo il cui i tacchi - come simbolo di seduzione e/o soggiogamento subdolo - abbiano influenzato la percezione delle donne su se stesse e su altri.
Parte da esperienze vissute in prima persona, come quando lavorava come impiegata alle Nazioni Unite e doveva per forza di cosa indossare i tacchi, per status, per imposizione, perché alla fine le piacevano anche. E però proprio in quel periodo comincia a chiedersi: mi piacciono perché l'ho scelto io, nonostante mi facciano soffrire e mi senta impacciata, o perché lo ha deciso qualcun altro? Perché in qualche modo ho interiorizzato che portare i tacchi mi fa sentire più empowered, femminile?
Allora dà forma a una discussione dalla struttura curiosa, più di un centinaio di piccoli paragrafi che rendono la lettura agile: Brennan parte dagli esordi dei tacchi alti, come spiega la citazione d'apertura, poi passa a esaminare le calzature delle suffragette, la pratica del Loto d'oro - ovvero quell'usanza di fasciare i piedi delle bambine cinesi per impedirne la crescita, essendo considerato il piede minuscolo di grande pregio - e si concentra moltissimo anche sulla mitologia, soprattutto sul mito di Dafne (e di conseguenza sull'amore come predazione).

Nelle Metamorfosi Ovidio è ossessionato dalla fuga e dalla conquista delle donne. Molte delle metamorfosi che racconta avvengono perché le donne vogliono sfuggire agli uomini, o agli dèi, o ai loro inganni. Siamo tanto più al sicuro, quanto più veloce sappiamo correre? Essendo il mio un libro che parla di tacchi, sono certa che immaginate dove andremo a parare. Quale modo migliore per domare queste donne in fuga che radicarle letteralmente al suolo? Il tema principale nelle opere di Ovidio, oltre alla metamorfosi, è lo stupro. Giove stupra Io, una mortale, e la tramuta in mucca. Poiché le donne di Ovidio non vogliono avere un compagno, i loro inseguitori le trasformano in animali per sottometterle alla campagna. Ci sono storie su storie relative alla capacità di movimento delle donne e all'impedimento di tale capacità, imposto da poteri al di fuori del loro controllo. (p. 42)

Questa lunga disamina del mito di Dafne lega il soggetto del saggio, il tacco alto, alla scelta della donna minacciata di fuggire e dunque di sottrarsi a un'aggressione. L'autrice allora ricorda che qualcuno aveva avanzato l'ipotesi che il tacco alto, poiché scomodo e anche pericoloso, sostanzialmente non adatto a camminare ma solo a rendere la donna un qualcosa bello da guardare, sia un modo per radicarla al suolo, per impedirle di compiere quella fuga.

Grande spazio anche anche alle fiabe in cui le scarpe sono protagoniste: come non citare Cenerentola (che prende spunto dalla più antica fiaba cinese la cui protagonista si chiamava Yexian) e Ariel de La Sirenetta che rinuncia alla voce per avere un paio di gambe, e dunque camminare? Brennan ci racconta anche la storia di favole che, curiosamente, sotto tutte legate da una caratteristica, dal colore rosso (richiamando così anche le più attuali Laboutin, famose per la suola scarlatta, e le scarpette rosse che sono simbolo della lotta contro i femminicidi): la fiaba di Andersen Le scarpe rosse, le calzature rosse di Dorothy ne Il mago di Oz, e così via, toccando anche altri indumenti come la cappa di Cappuccetto rosso.
Non mancano ovviamente infiltrazioni nel pop: le scarpe di Jimmy Cho in Sex and the City, o la famosa battuta di Marilyn Monroe che sosteneva che non sta bene lamentarsi del dolore per i tacchi alti. 
Insomma un saggio frizzante, divertente, che insegna molto.

Lo consiglio a chi è appassionato di calzature e chi attraverso un oggetto diventato quasi feticcio cerca di capire di più sul perché il tacco a spillo sia ritenuto la scarpa del sesso, quella che rende più femminile. Ma è davvero così? Non resta che leggere Brennan.

Deborah D'Addetta