di Valeria Corciolani
Altre Voci edizioni, 2022
pp. 355
€ 16,05 (cartaceo)
€ 3,99 (e-book)
Tre ragazzi ricchi e viziati che per sedare la noia si trasformano in ladri di appartamento, un'insegnante un po' stressata con una figlia adolescente e due gemelli incontenibili, una badante peruviana e quattro pensionati che diventeranno il perno della vicenda sono solo alcuni fra i tanti attori che popolano Il morso del ramarro, racconto poliziesco che presenta aspetti strutturali e narrativi curiosi e interessanti.
In più occasioni, sulle pagine di Critica Letteraria si è parlato delle caratteristiche peculiari del romanzo poliziesco, delle sue scuole, delle sue classificazioni. Il poliziesco come racconto enigmatico oppure il più moderno e realistico hard boiled: queste le due principali tipologie, all’interno delle quali si snodano altre sottocategorie con innumerevoli variazioni negli elementi.
Condizione imprescindibile per la stesura di un racconto poliziesco è però la scientificità, il rigore assoluto nella costruzione: in altri termini, è indispensabile una strutturazione precisa, in cui gli elementi devono comparire con una certa logicità senza la quale il racconto finirebbe con il collassare miseramente.
Una possibile variante, nell’ambito del poliziesco classico, è il costruire la storia come una specie di reverse engeneering, ossia partendo dal delitto, presentando il colpevole e sviluppando poi l’indagine fino al convergere verso la soluzione. In questo caso il lettore non viene “sfidato” a trovare la soluzione prima dell’autore, ma viene accompagnato lungo il processo di ricerca e reperimento delle informazioni. Tecnica narrativa delicatissima, perché in questo caso non ci possono assolutamente essere elementi privi di logica o che presentano ambiguità di qualche tipo.
Il morso del ramarro, questo godibilissimo romanzo uscito un paio di anni or sono per i tipi di Altre Voci (e da cui è stato tratto un film), potrebbe essere additato come modello per il tipo di narrazione “a ritroso”; crimine e criminali vengono presentati immediatamente, e solo in un secondo momento, per circostanze fortuite, si sviluppa l’indagine che porterà alla soluzione del caso.
Intendiamoci, stiamo parlando di narrativa, mica di un cubo di Rubik: dati per certi gli elementi “tecnici”, un romanzo necessita di personaggi, dialoghi, ambiente e dinamicità, cose che in questo lavoro di Valeria Corciolani ci sono e arricchiscono la solida infrastruttura. Personaggi fortemente caratterizzati senza scadere nel macchiettismo, dialoghi credibili e mai superflui, gestione perfetta di una trama mai scontata o prevedibile e delle singole sottotrame, e uno sfondo che tanto sfondo poi non è: la provincia ligure si mostra con la sua quotidianità tranquilla, il suo ritmo sommesso, la semplicità delle piccole cose.
E poi lo stile narrativo, freschissimo e scorrevole, drammatico quanto e quando necessario ma ricco di ironia, scritto con l’uso sapiente di un realismo mai sovraesposto e con un sistema di collegamento dei singoli capitoli che ricorda un lunghissimo piano sequenza cinematografico. Insomma, un libro davvero apprezzabile, che merita non solo la lettura ma anche qualche ripresa successiva anche solo per il piacere di trascorrere qualche ora di sanissimo relax. Buona (anzi, ottima) lettura.
Stefano Crivelli
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