Che cosa significa esattamente salvarsi dal proprio destino? Ce lo chiediamo fin dalla prima pagina del romanzo d'esordio di Valeria Sirabella, Il mondo che da qualche parte esiste: verrebbe da pensare che per la protagonista adolescente, Ginevra, basterebbe andarsene dalla Torre, il palazzone popolare dove vive nella periferia di Roma.
È perlomeno quello che crede sua madre, Vanda, che l'ha cresciuta da sola e fa di tutto perché Ginevra non debba vivere arrabattandosi per mettere insieme il pranzo con la cena come ora. E fin qui... Ciò che però genera subito un po' di raccapriccio e insospettisce è che Vanda pensi che la vera carta vincente che potrà liberare Ginevra dal suo destino sia la sua bellezza fuori dal comune. E allora eccola comprare vestiti scollati e smilzi che mettano in luce la figura slanciata e le curve della figlia. Poco conta che lei all'inizio si senta a disagio. E poi Vanda la iscrive a un liceo scientifico frequentato dalla borghesia romana. Poco conta che Ginevra non abbia mai espresso il desiderio di andarci e si senta come un pesce fuor d'acqua. Segno che, tutto sommato, Vanda crede nelle doti intellettive della figlia? Chissà. Di sicuro però incoraggia le frequentazioni di compagni di scuola di una buona classe sociale; di certo impazzirebbe se sapesse davvero cosa Ginevra fa con Fabio, un altro spiantato che vive nel loro stesso quartiere truccando motorini per pochi soldi.
E Ginevra si sente in dovere: sì, di farsi notare come vorrebbe sua madre, di sperimentare il proprio corpo e cosa può offrirle (come merce di scambio, si intende, non come emozioni). Si ascolta poco, e gira con uno sguardo che è ben diverso da quelli dei suoi compagni di classe, perché lei ostenta la disperazione di chi non ha niente da perdere. È così che attira l'attenzione di tutti, anche quella della sua compagna Camilla, una ragazzina che almeno in apparenza è diametralmente opposta a Ginevra: ha ancora un viso ingenuo, da bambina, e ha un rapporto speciale con suo padre Claudio. Fin troppo speciale, ci suggerisce l'autrice fin dalle primissime pagine con un paio di scene molto esplicite, perché Camilla prova un trasporto anche erotico per il bel corpo del padre, così giovanile e distinto, e desidererebbe sostituirsi a sua madre Eleonora.
Dunque, quando si accorge di come Ginevra si muova già donna (almeno in apparenza), scaltra e sorniona davanti ai maschi, Camilla vuole emularla, perché lei è invece piena di dubbi, insicurezze e senso di inadeguatezza: da un lato vorrebbe essere ancora la bambina di papà per avere sempre la sua approvazione, dall'altro percepisce che le cose stanno cambiando e lui stesso è turbato da quel suo corpo adolescente.
Se state pensando che l'amicizia tra Ginevra e Camilla porterà le due a superare le paure dell'adolescenza per migliorare le protagoniste, sappiate che c'è già un errore di fondo. Viene da chiedersi, infatti, nel corso della narrazione se sia una vera amicizia quella che spinge le due ragazze a frequentarsi; pare infatti che le due non stiano poi così bene insieme e invece passino il tempo a studiarsi, l'una a invidiare lo stato sociale, l'altra a invidiare l'aspetto fisico della compagna. Ma cosa fanno veramente insieme Ginevra e Camilla? Poco, pochissimo, e quel poco resta sullo sfondo. Narrativamente, è un nonnulla.
L'autrice si occupa maggiormente degli adulti che, almeno stando alla trama, dovrebbero invece tenersi sullo sfondo, ma sullo sfondo non ci stanno: Claudio ed Eleonora sono dei genitori drammaticamente imperfetti, perché si sentono frustrati e sostanzialmente inetti. Claudio sul lavoro è un mediocre, che ha ottenuto un posto in uno studio prestigioso da avvocato per riconoscenza a suo padre, non certo per i suoi meriti; e la sua ossessione per i corpi femminili (anche giovanissimi) annebbia tutto, persino la ragione. Intanto sua moglie Eleonora fa di tutto per combattere contro l'invecchiamento, perché teme il giorno in cui il marito smetterà di desiderarla, e allora lo possiede di frequente, dominandolo e suscitando in lui reazioni fisiche meccaniche. Ma Eleonora continuerà a raccontarsi che tutto questo è passione.
Quanta amarezza è nascosta qui dentro! Il mondo che da qualche parte esiste non edulcora niente: nella sua evoluzione verso un inferno quotidiano, pieno di segreti ignominiosi che vanno tenuti bene a bada, il romanzo si fa a tratti brutale e altrove fin troppo didascalico nel voler spiegare le ossessioni, l'inettitudine, le ansie e i tarli che agitano i personaggi. Viene da chiedersi se non si lavori fin troppo su coppie oppositive smaccatamente lontane; quel che è certo è che resteremo più volte annichiliti e forse persino disturbati dai retroscena di una vicenda cupa, che ci fa chiedere: qualcuno, alla fine, si salverà? E se sì, come?
GMGhioni
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