Uno scontro da generazioni, l'Inghilterra di inizio '900 e la lotta per liberarsi dalle catene di classe: "La signora scostumata"


 

La signora scostumata
di Viva Sackville-West
Astoria, marzo 2024

Traduzione di Henry Furst e Orsola Nemi

pp. 304
€ 18 (cartaceo)


Questo contatto fisico con Lady... era altamente sgradevole per Lady Clementina; attraverso la mano si rendeva conto dell'estrema morbidezza, sotto la leggera seta della veste, della coscia di Sylvia, che le comunicava una specie di audace allusione, subito associata nel suo spirito a storie di famiglia sulla cognata: storie sugli amori di Sylvia e sulla spregiudicata cerchia in cui viveva. Come l'aveva sempre chiamata Lady Porteviot, con quelle A che tendevano a mutarsi in E e quel suo accento settentrionale: "Quella disgustosa, scostumata donna, mi rincresce che sia la moglie di tuo fratello; non è colpa mia, è una disgustosa, scostumata donna". Dalle sommità del suo busto rigidamente allacciato, Lady Porteviot si sentiva eletta a lasciar cadere giudizi e ad assumere, in realtà, il posto di dittatore nella cerchia delle dame che frequentava. (p. 115)

Siamo a Chevron nel 1905, in un'Inghilterra in bilico tra il vecchio secolo e quello nuovo, ignaro della catastrofe che sta per abbattersi sull'Europa e sul mondo intero. Abbiamo come protagonista una famiglia di aristocratici, ricchissima e celeberrima, i proprietari di questa tenuta principesca di nome, per l'appunto, Chevron. Sebastian, il primo bellissimo figlio maschio, ne è duca; Viola, la secondogenita, la duchessina. A circondarli, una pletora di nobili, nobilucci, ricchi, ricchissimi, lord, lady, marchesi, principi, re, e tutta una serie di maggiordomi e servitori, di cui l'autrice dipinge un affresco precisissimo, comico, spiccatamente canzonatorio e ironico. Le feste, i party, gli afternoon tea, i balli, le serate a teatro: tutto è descritto con una minuzia degna dei più famosi romanzi vittoriani (il periodo storico che va dal 1837 al 1901).

I personaggi appartengono a una casta, un mondo con le sue regole e i suoi codici, che ignora totalmente l'universo che sta al di fuori delle loro dimore sfarzose. Così è per Lucy, la madre di Sebastian e Viola, così è per tutte le sue amiche, per i loro mariti, ma non per le nuove generazioni, incarnate esattamente nelle persone di Sebastian e Viola. La scintilla, il seme del dubbio - di vivere un'esistenza falsa, corrotta, totalmente anacronistica, tanto più che spesso i due si chiederanno quanto a lungo sopravvivrà il loro castello di carte - è Lord Anquetil, un uomo comune, esploratore e viaggiatore, che per caso si ritrova ospite di Chevron. Lui pianterà radici di scrupolo profondissime, specie in Viola, spingendoli a mettere in discussione le intere fondamenta della propria vita.

Era evidente che la loro casa non suscitava nessuno di questi sentimenti né in Sebastian né in Viola. E Anquetil ne era spaventato; aizzato dal pungolo di un'insolita sensibilità, sentiva che "dovevano" ribellarsi contro l'oppressione del passato. Secondo le sue idee erano in uno stato morboso se non si ribellavano [...] lui, l'unico abitatore, nel palazzo della Bella Addormentata, capace di piantare spilli nelle sue carni e strapparsi dal sonno prepotente. In quei due giorni, l'incanto aveva operato fino a questo punto! [...] Ma Sebastian e Viola lo subivano rispettivamente da diciannove e diciassette anni, da aggiungersi ai secoli che già avevano nel sangue; e v'era da stupirsi che fossero ancora vivi, svegli, del tutto. (pp. 70-71)

Obnubilati dallo sfarzo, i due ragazzi non capiscono cosa fare: abbandonare la ricchezza e gli agi o restare fermi, impagliati in quel mausoleo pieno di regole prestabilite, pizzi, tavole imbandite, nello sbrilluccichio di un mondo che però comincia a creparsi sotto il peso della "modernità"? Viola, già molto più intraprendente del fratello, prenderà una sua decisa strada. Sebastian, invece, di cui seguiamo le avventure, incarnerà il perfetto giovane nobiluomo che ci si aspetta: spendaccione, ammaliatore, rubacuori, indolente, comincerà a intrattenere rapporti con donne sposate, tra cui la bellissima Sylvia, ovvero Lady Roehampton (che una parte significativa avrà nel romanzo) tormentandosi in continuazione e odiando se stesso per non essere abbastanza coraggioso da mollare tutto e cambiare cammino.

Di fatto, realizzerà la previsione di Lord Anquetil: essere un fantoccio nelle mani della madre, che lo vorrebbe docile e sistemato in matrimonio, e della sua stessa classe sociale, che però lui odia a morte e da cui ne è disgustato.

Forse non c'era soluzione. Forse era già stato condannato dal principio a quella vita inappagata, inquieta, fatta di espedienti e di surrogati. Avrebbe voluto sapere che ne era accaduto di Anquetil. Anquetil, quell'estraneo, gli aveva detto una quantità di verità inquietanti. (p. 177)

Se però Viola, che poco incarna la classica signorina di fine '800 - tutta composta e ubbidiente - riesce a svincolarsi, Sebastian resta incastrato: odia tutto ma non riesce a farne a meno. 

I personaggi che rompono lo schema, come due strappi nel tessuto dell'aristocrazia, e che ci permettono di vedere il marcio sotto lo sfarzo, sono il già nominato Lord Anquetil e Teresa, la moglie di un umile dottore, che si ritrova, anche lei, ospite di Chevron. Sebastian cercherà di sedurla, per noia e senza riuscirci, e il suo fallimento metterà il luce tutta la pochezza dei suoi "valori" contro la ferma compostezza di una donna che, seppur ammaliata da lui, lo allontana e preferisce il marito a cui è fedele.
Lo descrive molto bene proprio sua sorella Viola, l'imperturbabile che pare guardare tutto dall'alto: Sebastian con due anime, quello legato a Chevron - il perfetto padrone terriero - e il Sebastian gentiluomo, che si perde in frivolezze inutili e amori senza significato, solo per riempire un vuoto. 

E poi chi è "la signora scostumata? Forse proprio Viola? O forse Sylvia? Piuttosto, io credo, tutto ciò che non si uniforma nel mondo dorato dell'aristocrazia edwardiana, chiunque, ricco o povero, uomo o donna, osi andare fuori binario.

La signora scostumata è un romanzo veramente ben scritto, che piacerà a chi ama i romanzi vittoriani (o anche regency), con quel tocco di emancipazione e scontro tra generazioni che serve a rendere la narrazione più frizzante. 

Deborah D'Addetta