Un nuovo titolo di Yukio Mishima: l'amore romantico venato dai familiari turbamenti interiori nel Giappone degli anni '50


Una primavera troppo lunga
di Yukio Mishima
Feltrinelli, aprile 2024

Traduzione di Laura Testaverde

pp. 208
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)


Che si fosse spaventata per aver scoperto in Ikuo un assurdo sadismo, per dire? Niente affatto. Quello che aveva scoperto non era altro che la sua ingiustificabile debolezza, quella debolezza che lui stesso aveva sempre combattuto e nascosto con tutte le sue forze. E possibile che una donna si spaventi semplicemente per aver sentito che il proprio innamorato è un debole?! (pg. 102)

Che Yukio Mishima sia uno dei miei autori preferiti di sempre non è un mistero, e per mia fortuna Feltrinelli sta piano piano traducendo tutte le sue opere. Una primavera troppo lunga, romanzo breve scritto nel 1956 - ovvero lo stesso anno de Il padiglione d'oro, una delle sue opere più famose e rappresentative - e originariamente pubblicato a puntate su una rivista popolare, accoglie i sentimenti cardine del suo stile, uno spiccato nazionalismo, la sottile vena sensuale della scrittura (qui evidenzio il termine sottile, in altre opere come Confessioni di una maschera si tratta di erotismo vero e proprio), l'amore per i dettagli, il profondissimo spirito di osservazione per tutti i meccanismi della mente umana, specie se legati ai sentimenti, all'amore, al tradimento, alla fedeltà.

Paragonato nella sua "mistica omosessuale" ad autori come Pasolini, Mann, D'Annunzio e altri (in Confessioni di una maschera, Mishima racconta la sua passione fortemente carnale e non solo spirituale per una riproduzione pittorica di San Sebastiano, paragonando le frecce nella sua carne a qualcosa di decisamente più triviale) in questo romanzo Mishima lascia da parte la ricerca delle coordinate del suo orientamento e si concentra sulla storia di due giovanissimi fidanzati, Ikuo, studente provetto, e Momoko.

Il titolo fa riferimento al periodo di attesa che precede il matrimonio, un periodo in cui ai due ragazzi ne succederanno di tutti i colori: fraintendimenti, tradimenti sventati, piccole e grandi tragedie casalinghe, tentativi di sabotaggio, insomma Ikuo e Momoko verranno messi alla prova in ogni modo. E però, contro ogni previsione, a quanto pare il loro affetto ne uscirà sempre vincitore.
Questo non esclude che nel frattempo entrambi soffriranno, a volte per ferite inflitte in modo masochistico da essi stessi, più spesso per colpa invece degli altri: i genitori, gli amici, gli sconosciuti che tentano di separarli.

Sembra che solo noi siamo sani di mente. E che per questo tutti ci prendano di mira. (pg 163)

Ritroviamo in questo romanzo tutto l'esattezza descrittiva di Mishima per gli anni scolastici, come si nota anche in altre opere, nonché la delicatezza del suo occhio e della sua penna nel cogliere e raccontare anche i dettagli più piccoli, per arricchire di carattere sia i personaggi che i luoghi. Anche a questi ultimi viene riservata un'attenzione minuziosa: gli alberi, il colore del cielo, il materiale con cui sono costruiti gli edifici, l'esatta sfumatura del colore di occhi, tutto contribuisce a creare un quadro per certi versi iper descrittivo ma estremamente evocativo. Il pregio della scrittura di Mishima, tra le altre cose, è quello di lasciare al lettore spazio di manovra, nonostante ci tenga a esaminare ogni spiraglio ambientale o sentimentale.

Lo stesso succede con Ikuo e Momoko: quali sono i dubbi che possono cogliere due ragazzi di vent'anni promessi e legati da un lungo (troppo lungo) fidanzamento? La fretta di sposarsi? La fretta di unirsi carnalmente? Il dubbio di aver fatto tutto senza riflettere? O magari c'è la paura che non si andrà d'accordo, che le famiglie - per un'inezia, per capriccio o orgoglio o per proteggere il proprio onore - manderanno a monte tutto. 

Nonostante Una primavera troppo lunga sia un romanzo sostanzialmente romantico, si avverte durante tutta la lettura una subdola tensione: questo fidanzamento potrebbe effettivamente saltare. Altra caratteristica della scrittura di Mishima: tenerti sulle spine

Come tematiche - il peso della diversità di classe sociale (Yukio viene da una famiglia benestante, Momoko da una di commercianti più umili), le distinzioni di casta, l'opposizione tra mondo rurale e urbano, le sofferenze intime dei due ragazzi - Una primavera troppo lunga ricorda molto un altro romanzo di successo dell'autore giapponese, Sete d'amore. Non c'è traccia però qui delle tematiche "scomode" che lo hanno reso famoso (e a me caro), quali l'omosessualità, il sesso come arma e vendetta, il masochismo, l'istinto di morte, come possiamo trovare in Colori proibiti, il già citato Confessioni di una maschera, La scuola della carne, Musica e così via.
Se posso dire, un Mishima calmo, tranquillo, anche un po' noioso. E però Mishima è pur sempre uno degli autori giapponesi più tradotti al mondo e dunque va letto ugualmente, che si sia appassionati o meno.

Deborah D'Addetta