Armand V. Note a un romanzo non scritto
di Dag Solstad
Iperborea, giugno 2024
Traduzione di Maria Valeria D'Avino
pp. 256
€18 (cartaceo)
€9,99 (e-book)
Questo romanzo, che dunque è invisibile, potremmo chiamarlo il romanzo originario. Al contrario di quello che è qui nero su bianco, ed è al momento l’unico esistente. Consiste nelle note a piè di pagina del romanzo originario. […] Il punto, invece, è che non è per niente sicuro che il tema di questo romanzo sia lo stesso del romanzo originale, e non intendo solo in quale misura i temi dei due romanzi siano identici, ma se abbiano minimamente a che vedere l’uno con l’altro. Le note, tuttavia, rimangono note a piè di pagina di questo romanzo non scritto, forse incommensurabile. (pp. 39-40)
Armand V. non abita un romanzo. A lui l’autore, o il narratore della vicenda, dedica solo delle note a piè di pagina: rimandi a precisi punti di un testo idealmente sovrastante, ma effettivamente inesistente, nel quale, ci viene detto, la storia di Armand V. sarebbe stata probabilmente diversa.
Questa l’intuizione geniale di Dag Solstad, faro della letteratura norvegese, vincitore di premi come il Premio della Critica e il Premio Nordico dell’Accademia svedese, e già portato in traduzione italiana da Iperborea con diversi titoli (Tentativo di descrivere l’impenetrabile, Timidezza e dignità, T. Singer e altri).
Armand V., del quale si racconta la storia per frammenti, è cresciuto nella Oslo degli anni ’60, passando le giornate al campus universitario di Blindern e discutendo con gli amici dei temi scottanti del periodo: la scoperta del petrolio e il conseguente arricchimento della Norvegia, la guerra fredda e il giogo dell’influenza americana sul paese, e la modernità che si avvicinava galoppando. Finiti gli studi arriva alla carriera diplomatica, un po’ per sfida personale, un po’ perché attratto dal glamour che circonda la professione: incarichi nelle capitali mondiali e inviti a balli e cene di lusso sono forse ciò che avvicina Armand alla professione, ma poi il suo talento per la politica e lo stringere relazioni con uomini d’affari lo porta a scalare rapidamente le gerarchie e diventare ambasciatore a soli 42 anni.
Nel presente della narrazione, però, Armand è più in là con gli anni, sulla soglia della pensione, e ha alle spalle due matrimoni e due figli, di cui uno si arruola nell’esercito e lascia che sia il padre, mensilmente, a pagare l’affitto della stanza che mantiene a Oslo, in casa di un’anziana inacidita.
La voce narrante è sempre in terza persona singolare, ma con straordinaria abilità apre a riflessioni profonde sulla vera natura e l’intima realtà di Armand V: una posizione che potrebbe prendere su di sé solo il personaggio stesso, o, in questo caso, il suo autore.
Ma qui si può inserire una contro-domanda: cosa avrebbe detto Armand se avesse avuto un forte senso di identità nazionale? Se avesse avuto un forte senso di identità nazionale, ma per il resto fosse esattamente la persona che era? Allora si scoprirebbe che Armand è impensabile. (p. 123)
Le 99 note a piè di pagina costituiscono un romanzo metaletterario geniale, che al contempo offre una panoramica storica sulla Norvegia e il mondo degli ultimi 60 anni, e apre a interrogativi sulla condizione umana e sulle fragilità, spesso incomprensibili, che la distinguono. I passaggi in cui l’autore spiega al lettore che lassù, nel romanzo inesistente ma tanto fondamentale, la vita di Armand è diversa, e altre sono le persone che la segnano, costituiscono una brillante metafora della scrittura, e un po’ della vita: non è forse vero che ogni storia cambia, a seconda della prospettiva dalla quale la si racconta? Ci viene così facile accettare che in questo romanzo, nel romanzo che ci è dato, non conosceremo N., la prima moglie di Armand, ma la sua sorella gemella con cui Armand ha condiviso solo un weekend d’amore ai tempi dell’università. Dopotutto, chi siamo noi, o l’autore, per decidere le proporzioni di importanza delle relazioni che una vita umana costruisce?
5] E se un romanzo fosse qualcosa che è già stato scritto, e il suo autore solo colui che lo trova, e lo porta faticosamente alla luce? Devo ammettere che di anno in anno divento sempre più consapevole di quanto io sia avviluppato in questa idea. Ma chi ha scritto in origine il romanzo? Se io sono solo colui che lo trova e lo porta alla luce? Questo è un commento a un luogo del testo qui sopra che affronta, o nasconde, una questione metafisica della massima importanza. (p. 36)
Armand V. è una sfida ai limiti della letteratura, una pressione sulla forma romanzo per scoprire fino a che punto tiene: e soprattutto, è un grande libro su un uomo del Novecento, che per lavoro stringe la mano a re e capi di stato, e poi a tarda notte si nasconde sotto al lenzuolo e ride a crepapelle fino al mattino.
Michela La Grotteria