Una nuova edizione di un racconto del maestro Tanizaki: due donne, un matrimonio e una gatta di nome Lily


 

La gatta
di Jun'ichirō Tanizaki
Bompiani, luglio 2024

Traduzione di Atsuko Ricca Suga

pp. 112
€ 12 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


Prima che fosse passata un'ora, però, Shinako ricominciò a preoccuparsi: sbirciava di tanto in tanto la gatta che si era accucciata in un angolo della stanza. Accovacciata accanto alla parete, stava completamente immobile: pure essendo una bestia, pareva aver capito che non era possibile fuggire da quella stanza, e doveva aver deciso di rassegnarsi alla sorte. In tali circostanze un uomo avrebbe forse detto: "Ho perso ogni speranza, mi chiudo ora in questa tristezza immensa e aspetto solo la morte." Shinako ebbe quasi paura di fronte all'atteggiamento dell'animale e, avvicinatasi alla chetichella, la prese in braccio, controllò il suo respiro e la depose nuovamente sul pavimento dandole qualche spintarella. Lily non si opponeva a nessuno dei gesti di Shinako, ma il suo corpo era completamente irrigidito come un mollusco catturato, e Shinako sentì sotto le dita quella tensione. "Oh bella, che gatta ostinata. Se continui a fare così, quando diventeremo amici? Non mi starà forse studiando per cogliermi in un momento di disattenzione? (p. 53)

Nuova edizione di un famosissimo racconto di Jun'ichirō Tanizaki, scrittore giapponese celebre per i suoi drammi e i suoi racconti sadico/erotici, La gatta pare essere quasi una novella, o un racconto lungo se vogliamo, solo in apparenza frivolo e scevro dalla portata sensuale tipica dell'autore.
La narrazione si apre con una lettera: a scrivere è Shinako, ex moglie del protagonista Shōzō, e si rivolge a Fukuko, la nuova moglie. Shōzō è un uomo inetto, infantile, attaccato alle gonne della madre anziana, ma di fatto è innocuo. Tutta la malizia appartiene alle protagoniste femminili: le due moglie e proprio la madre, che tramano, ognuna a modo proprio, per il proprio tornaconto.
Femmina è anche la gatta, la vera star del libro, Lily, una micia adulta europea, amatissima dal suo padrone Shōzō, molto sensibile e capricciosa.
La questione ruota intorno alla gelosia: Shinako infila un tarlo nelle orecchie di Fukuko attraverso la lettera, intimandola a stare attenta perché Shōzō vuole più bene alla gatta che a lei. D'altra parte, lei stessa è stata cacciata di casa proprio perché era meno importante di Lily.
Dapprima, Fukuko - che è la più "cattiva" delle tre protagoniste femminili - respinge l'idea, anche solo per non dare soddisfazione a quella donna, per non cedere alle sue insinuazioni. Però, intanto, osserva il marito: comincia a darle fastidio il modo in cui le dà da mangiare, come l'accarezza, l'appella, la vizia, il rapporto quasi simbiotico che hanno.
Allora lo minaccia: o manda via la gatta, spedendola da Shinako, o sarà lei a lasciarlo.
Shōzō è affezionatissimo a Lily e cerca in tutti i modi di aggirare il problema, ma anche sua madre (che ha cospirato per separare lui e la prima moglie) gli dice di sbarazzarsi dell'animale.

"Senti, tu sai perché Shinako era tanto ostinata a voler prendere con sé la gatta?..."

"Oh, chi lo sa?..." fece Shozo fingendo per un attimo di non saperne la ragione.

"Deve aver pensato che se avesse avuto con sé Lily tu saresti tornato da lei. Non ti pare azzeccato il mio sospetto?"

"Oh, no. Non è possibile. E ridicolo."

"Ne sono convinta, invece. Me ne sono accorta solo oggi.

Per favore, non stare al suo gioco, hai capito?"

"Sì, lo so. Chi vuoi che stia al suo gioco?"

"Ne sei sicuro? Me lo prometti?"

"Uhm..."

Shōzō sbuffò, e sorseggiando un'altra volta dall'orlo della coppetta disse: "Non mi pare che sia il caso di promettere per una cosa tanto assurda." (p. 48)

Shōzō è costretto a mandare Lily dalla prima moglie. Non si dà pace però: pensa a lei continuamente, si preoccupa, non dorme. Nel frattempo, Shinako, che ha ricevuto la gatta con la subdola speranza di riavere il marito indietro con questa scusa, vi si affeziona. E vi si affeziona tanto che Shōzō passa in secondo piano: la priorità ora è curare Lily, che è anziana
Ciò che è interessante in questo racconto è la psicologia femminile: Shinako usa Lily per riacciuffare il marito; la madre di Shōzō cospira insieme a Fukuko per cacciare Shinako; Fukuko caccia la gatta; insomma, nessuno è felice, tranne Lily, ma solo alla fine.
Se le protagoniste donne indugiano su macchinazioni, inganni, sotterfugi (a volte persino sospettiamo di Lily), Shōzō è il ritratto dell'incapacità, dell'assecondare gli altri anche contro i propri interessi. Eppure, il suo affetto per la gatta è talmente forte che, sul finale, prenderà il coraggio a due mani e farà qualcosa di inconsulto, di "eccessivo", se lo valutiamo sul metro del suo carattere placido.
Tanizaki, ancora una volta (anche se questo non è il suo racconto che preferisco) è maestro nel raccontare la mente contorta dei suoi personaggi, il desiderio, in questo caso non in termini sensuali, la difficoltà di esprimere le solitudini, le bramosie, il rimpianto e la nostalgia.
Se avete modo, recuperate anche La casa delle belle addormentate e Libro d'ombra.

Deborah D'Addetta