L’amore è un fiume
di Carla Madeira
Fazi, giugno 2024
Traduzione di Daniele Petruccioli
pp. 173
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
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L’amore non è incondizionato, ha le sue debolezze, è un organismo. Si rovina, si sfilaccia, si strappa, si incendia, finisce. (p. 79)
Un triangolo amoroso: è così che si potrebbe riassumere il romanzo d’esordio, L’amore è un fiume, di Carla Madeira. Non si tratta di una semplice (e superficiale) storia di sesso e di carnalità perché, in poco meno di duecento pagine, l’autrice scandaglia le dinamiche di coppia, della violenza sulle donne e molto altro ancora.
Siamo in Brasile, nel quartiere a luci rosse di una Rio De Janeiro dai contorni sfumati, dove lavora Lucy, una ragazza che è tra le più belle e ricercate prostitute del rione. Ogni uomo la vuole, la desidera e la corteggia. Lucy si sente sorretta da questa potenza. D’altra parte è per tale ragione che ha iniziato a fare questa vita: avere potere sugli uomini. Sembra (sebbene al lettore possa sembrare paradossale) che Lucy sia contenta e appagata dalla sua carriera notturna, fino a quando, tra quelle stanze, arriva un uomo - Venâncio - che non è per niente attratto dall’ammagliante ragazza, ma, anzi, mostra un’indifferenza talmente clamorosa da essere notata anche dagli altri clienti. È qui, in questo presente, che scatta in Lucy la molla della prevaricazione, della possessività, della sfida personale: per quale motivo quell’«uomo trasandato» (p. 15) non la desidera? Non è solo una questione personale, ma anche “lavorativa”: la sua indifferenza potrebbe influenzare gli altri, tanto da mettere in crisi gli affari della giovane. Venâncio è un uomo distrutto dalla vita e, soprattutto, dalle proprie azioni: sposato e innamoratissimo di Dalva, nei momenti in cui arriva al bordello non riesce a trovare una tregua da se stesso, che punisce ogni qual volta gli si presenti l’occasione. L’amore tra Venâncio e Dalva era nato molti anni prima e sembrava non avere difetti, fin quando Dalva rimane incinta, scatenando in Venâncio «una gelosia morbosa» (p. 17). Dalva non gli dava più quelle attenzioni, diventate ormai quasi ossessioni nella mente del ragazzo.
La sua non era una gelosia qualsiasi, da scenate incendiarie, musi lunghi, atteggiamenti inopportuni e drammatiche marce indietro. No, era una gelosia taciturna, profonda e cupa. (p. 75).
A tutti gli effetti, questa storia sembra nascere nel presente, almeno quello vissuto dai tre protagonisti (perché, nel romanzo, non ci sono collocazioni spazio-temporali), ma, nei fatti, è nel passato che si nascondono le ragioni di quelle vite: Venâncio, infatti, era figlio di un uomo violento che non riuscì mai a dimostrare l’affetto paterno, mortificando il figlio fin da quando era piccolo. E Lucy? Lucy visse un’infanzia felice, fino a quando un incidente non portò via i suoi genitori; costretta a vivere con gli zii che non riuscirono mai a trattarla come una figlia, trovò nel sesso (instradata purtroppo dallo zio) quell’attenzione che nella quotidianità mancava. Insomma, è nel passato che s’innescano quei meccanismi che, nel presente, troveranno le loro conseguenze più pesanti e che chiederanno il conto più amaro. A farne le spese sarà Dalva, che vivrà insieme a un uomo che, non solo ha distrutto la propria vita, ma anche la sua, in modo indelebile, condannandola a una vita di solitudine e dolore.
Il significato sta nel titolo, perché l’amore, in questa storia, è veramente un fiume. L’amore di Lucy scorre veloce tra le lenzuola e quello tra Venâncio e Dalva rallenta di colpo, immobilizzandosi in un preciso momento: quello della violenza. I due, da un momento all’altro, diventano estranei l’uno all’altra, pur continuando ad abitare nella stessa casa.
Quello di Carla Maidera è un viaggio nell’amore non idealizzato, in quella passione che travolge ma che poi chiede il conto, su quella saudade del passato, sulla maternità e sulla violenza. In uno stile che fluisce come l’acqua, l’autrice racconta una storia commovente e densa che non lascia scampo al lettore e, dove la chiave è, forse, il perdono, ma allora viene da chiedersi: è possibile perdonare le violenze? Carla Maidera non fornisce una spiegazione perché semplicemente non ce n’è una univoca, ma, nella storia del triangolo amoroso tra Lucy, Venâncio e Dalva, chi risalta sono le due figure femminili, che hanno in comune solamente la spinta della rivalsa nei confronti del genere maschile, della vita in generale e, soprattutto, dimostrano la volontà di non arrendersi anche quando tutto dice di farlo («La vita trova sempre un modo per tenerci in vita, anche quando moriamo di dolore», p. 164). Se Lucy rivendica il diritto di essere libera, Dalva rivendica quello al silenzio, una punizione che porterà Venâncio alla pazzia. Non esiste l’amore salvifico, in L'amore è un fiume è la possessività, troppo frequentemente scambiata per amore, a essere protagonista.