L'isola dei femminielli
di Aldo Simeone
Fazi Editore, giugno 2024
€ 18,50 (cartaceo)
La puzza, invece, dopo un po' spariva. Non ci facevi più caso. E sentivi invece il buono dell'aria di fuori, che sembrava acqua di colonia. Il sole, al contrario, frizzava gli occhi, sicché l'uscita in cortile, una volta al giorno, era penosa al pari del rientro. A ogni male ci si adatta, ci si scava la cuccia. Ed è questa la cosa più atroce della miseria: farci l'abitudine. (p. 13)
L'isola dei femminielli ci parla proprio di questo: di miseria. L'autore sceglie il 1939 come anno in cui ambientare le vicende di Aldo, il protagonista, un ragazzo toscano di vent'anni finito al confino per non aver superato l'esame degli esami: la visita medica in cui gli veniva controllato lo stato virginale o meno dell'ano. Bastava un niente, anche una malformazione, o un capriccio del medico, e si finiva dritti all'inferno. Aldo però tanto innocente non è. Eppure la Fisichella, uno degli altri femminielli, sostiene che San Nicola sia un paradiso.
Molti i personaggi interessanti: la Fisichella stessa, la Sticchina, la Picciridda, la Placidina, quasi tutti uomini siciliani che si trovano sull'isola non solo per la "colpa" di essere omosessuali, ma per qualcosa di più grave che scopriamo man mano che avanza la lettura.
Nel testo, Simeone li chiama "gli arrusi", nel dialetto siciliano "l'uomo omosessuale passivo".
Com'è normale che sia, vivendo inscatolati come sardine in un casermone, ci saranno alleanze, litigi, capricci, storie d'amore, intrighi e scoperte: piano piano l'autore ci racconta le storie di tutti, concentrandosi su Aldo e una manciata di altri personaggi.
E non era per dire. Ai fascisti, era bastato uno sguardo per capirlo: davanti a quegli occhi da pazzo, a quel grido di guerra, a quella corsa suicida, chiunque non se la fosse data a gambe sarebbe stato più pazzo di lui. Poco importa se erano quattro contro uno, o quattro contro una decina di femminielli mingherlini e disarmati. Si dice che l'unione fa la forza, ma è vero anche il contrario: la forza fa l'unione, ci si unisce accodandosi dietro il più forte. (p. 134)
E poi arriva il 1940: gli arrusi vengon scelti per combattere, per ingrossare le fila dell'esercito italiano che entra in guerra. Carne da macello, uomini che non possono procreare e quindi non servono alla società, al regime. Ovviamente tutto cambierà: i protagonisti lasceranno San Nicola solo per trasferirsi da un inferno all'altro, presi dalla malinconia, dai ricordi, dalla voglia di capire il significato stesso della propria esistenza, del motivo di essere fatti in una certa maniera. La lingua di Simeone è frizzante, le parti in vernacolo siciliano molto belle. C'è della delicatezza persino quando i toni sono accesi. Molto belli anche i dialoghi, li ho trovati veri, realistici. Consiglio la lettura di questo testo a chi vuole scoprire una pagina della nostra storia davvero dimenticata: chi di voi la conosceva? Non ne sapevo nulla neppure io, che di fronte a queste isole ci sono nata.
Deborah D'Addetta
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