Dedicato «alle donne che mangiano da sole», il libro A Bari con Lolita Lobosco. Sei passeggiate in cerca d'amore appartiene a una collana, ideata da Mariacarmela Leo, intitolata Passaggi di dogana, in cui uno scrittore ci porta alla scoperta di una città in particolare assumendo (in parte) un punto di vista altrui, ovvero quello di un personaggio della letteratura, o più in generale del mondo dell'arte, che sia legato a quel luogo. Tra i ben 58 volumi ad oggi pubblicati e riportati in coda al libro, si possono scorgere nomi più o meno noti: a Lisbona possiamo farci accompagnare da Antonio Tabucchi (libro scritto da Lorenzo Pini), mentre Genova possiamo osservarla con gli occhi di De André (di Giuliano Malatesta), oppure ancora possiamo guardare Verona passando attraverso i luoghi che hanno assistito alla tormentata vicenda di Romeo e Giulietta (Alessia Gazzola). Tramite questa particolare lente di ingrandimento, siamo già stati a Napoli con Totò e con Raffaele La Capria, a Venezia con Brodskij e Bolaño, a Firenze con Vasco Pratolini, a Dublino con James Joyce, e infine a Londra con Virginia Woolf.
Tra le pagine questa appartenenza risuona vivida, chiara, in un abbraccio che unisce ricordi personali a episodi tratti dai libri che vedono protagonista il Commissario Lolita Lobosco. Certo, se si è letta la serie, integralmente o anche solo in parte, naturalmente si sarà maggiormente facilitati nel riconoscere certi riferimenti o ricordare alcuni fatti, tuttavia la comprensione del testo non è inficiata da ciò e ogni cosa è ben contestualizzata (pur senza risultare prolissa).
Dalle pagine la città di Bari esce nitida e con viva forza riesce ad affascinare e dispiegarsi sotto agli occhi del lettore. Che sia per le notevoli digressioni storiche contenute o per i ghiotti riferimenti alla cucina locale, A Bari con Lolita Lobosco riesce a tenere agganciati, dandoci l'impressione di sentire il profumo della focaccia appena sfornata. Infatti, la curiosa struttura del libro è incentrata proprio sui cinque sensi (+1): cinque passeggiate (Prima passeggiata - Gli occhi, polvere di stelle, amiche e dive bambine; seconda passeggiata - Le mani, Barivecchia, l'infanzia, Maradona e Virginia; terza passeggiata - Il naso, com'è profondo l'odore del mare, la guerra e l'amore; Quarta passeggiata - Le orecchie, parlare e ascoltare, Ivan Graziani dove sei, tu dimmi quando, il silenzio della paura; Quinta passeggiata - La bocca, la pancia vuole la sua parte, il sapore dell'assenza, specchi riflessi nel dessert) più una, dedicata al cuore, un inedito sesto senso, di grande importanza: sesta passeggiata - Il cuore, l'amore, San Vito, le attese e le scarpe nuove. In coda spicca un'ultima sezione, Materiali, in cui vengono elencati una serie di titoli e di suggerimenti letterari.
Bari è una diva bambina. Vive di luce divinizzante. Come tutte le dive se la cava da sola, convince il prossimo che il suo talento non solo è sprecato ma lo meritano in pochi. Crea il passaparola. E poi se la tira un po'. Il divismo è davanti ai suoi occhi. Il cinema, la televisione e il turismo di massa la scelgono come meta agognata. (p. 43)
Lolita cresce con le parole di nonna Dolò nella testa. E' da lei che prende il nome, Dolores/Lolita. A volte si tratta di ricette, a volte si tratta di dritte sugli uomini e le relazioni. Nonna Dolò ne ha una giusta per ogni. «Non è l'uomo che fa la signora», mi disse una delle occasioni in cui non mi andava di presentarmi da sola all'ennesimo matrimonio o festa comandata del parentado. Invece aveva ragione. Non è un uomo al mio fianco che catalizza il rispetto che merito. All'epoca una vita e un compagno non l'avevo. Non tutto mi era chiaro, eppure quella frase è rimasta scolpita nella sua proverbiale e semplice ambiguità. (p. 15)
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