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Si ride e ci si commuove nel ricordare il lockdown con la classe quinta di Valentina Petri: "Non ti sento"

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Non ti sento
di Valentina Petri
Rizzoli, aprile 2024

pp. 264
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Un'altra storia sulla scuola ai tempi del Covid? Fidatevi, questa è la più veritiera, tragicomica, speranzosa e al tempo stesso disperata, che mi è capitata tra le mani. A scriverla è Valentina Petri, autrice che seguo dopo la lettura del suo Portami il diario (Rizzoli, 2020), e di cui apprezzo il grande buonsenso che emerge praticamente da ogni post online o articolo sulla carta stampata. Buonsenso e ironia del quotidiano, un'ironia che non esagera né rende caricaturale, perché del mondo della scuola racconta soprattutto le persone che la frequentano. 

E sono queste costanti - buonsenso, ironia, umanità - che ritroviamo nel suo Non ti sento, in cui si racconta il primo lockdown attraverso i sentimenti contrastanti di professori e studenti che hanno un grande obiettivo in comune: la maturità. Nelle prime pagine non avvertiamo subito la sensazione di essere in un romanzo corale, tant'è che ci pare di individuare la protagonista in Laura Novelli, insegnante d'italiano che da un po' di tempo ha rinunciato alla possibilità di trovare l'amore; piuttosto anti-tecnologica, ha dalla sua parte l'inesauribile desiderio di raggiungere i suoi studenti, di trasmettere loro speranza o, perlomeno, vicinanza, visto che nessuno sa davvero cosa accadrà. E allora ben vengano le videolezioni e poi le videoconferenze, i moniti ad accendere la telecamera, le scuse più o meno credibili degli studenti, poi i loro visi, inquadrati in un ambiente domestico

Domestico sì, ma non necessariamente protetto. Che dire, infatti, di Basma, che deve rinunciare al suo desiderio di vivere l'adolescenza come le sue compagne e in casa è costretta a portare sempre il velo? Agli occhi degli uomini della sua famiglia, persino l'istruzione è inutile e c'è chi fa il conto alla rovescia dei giorni che restano al suo esame per poi iniziare a parlare di matrimonio combinato. Questa limitazione della libertà personale è intollerabile per Kevin, che ancora nutre sentimenti per la sua compagna di classe e desidera offrirle una "via di fuga" o almeno per evadere online. Quanta pazienza, invece, deve portare Luca, che divide lo spazio col patrigno completamente assorbito dallo smartworking e bada quasi totalmente alla sorellina Leia, mentre la madre lavora in ospedale?! In più, a tormentare Luca torna anche il pensiero di chi non c'è più: il suo migliore amico e compagno di classe Simone, morto in seguito a un terribile incidente di moto. Queste sono solo alcune delle tante case in cui ci troviamo a occhieggiare con curiosità, ma anche con rispetto: ognuno, in fondo, ha vissuto una piccola battaglia interiore e talvolta famigliare durante il lockdown. 

Professori compresi. Se Laura Novelli può contare sull'aiuto tecnologico del professor Francesco Arquà, che è ben contento di poter ottenere un po' di attenzioni dalla collega, c'è anche chi, come il prof. Ferraguto, è al primo incarico con una supplenza annuale e deve trovare in qualche modo una soluzione per sconfiggere la «più clamorosa sindrome dell'impostore mai diagnosticata nella storia delle sindromi» (p. 75). E poi sì, purtroppo, c'è anche quella assoluta minoranza di docenti che hanno approfittato del caos per dirsi in attesa di "ordini dall'alto" e che quindi hanno approfittato per allungare le vacanze di Carnevale. 

Con uno schermo in mezzo, problemi di linea, preoccupazioni varie, pare sorprendente ma il miracolo avviene: si comunica. Emozioni, paure, desideri, ansie arrivano dall'altra parte, e la classe bene o male torna a proporsi per ciò che è sempre stata: unita. Mentre le informazioni sulla maturità latitano, la preparazione bene o male prosegue e noi lettori attendiamo con curiosità la conclusione di un anno scolastico così tortuoso. 

Delicato, in grado di strappare più di un sorriso ma anche tante riflessioni, Non ti sento ricorda come uno dei periodi più difficili della vita di tutti noi sia stato vissuto con perseveranza, passione e dedizione da parte di tanti; certo, sussurrando ogni tanto "io speriamo che me la cavo"

GMGhioni