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L’amore per una bambina che va al di là dei vincoli di sangue: “Chiudi gli occhi, Nina” di Paolo Mascheri

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Chiudi gli occhi, Nina
di Paolo Mascheri
Edizioni Clichy,  21 febbraio 2024

pp. 261
€ 19,50 (cartaceo)
€ 8,99 (eBook)

Perdonatemi, c’era scritto nell’ultimo biglietto di Chiara.
Senza arrivare a capo di niente mi posso interrogare per ore sul significato di questo verbo. Ma in questa casa dove io e Nina siamo rimasti soli il dizionario non sa rispondere e se lo si forza a farlo presenta una spiegazione infedele e distorta.
Ha a che fare col dolore e con la rabbia. (p. 15)

Un biglietto d’addio che rivela la decisione di farla finita e il silenzio tra due superstiti, Nina la figlia di Chiara, la donna che si è suicidata e Andrea, suo marito, che si è preso cura della bambina pur non essendone il padre biologico. È in questo dramma che ci accoglie in Chiudi gli occhi, Nina, quarto lavoro del talentuoso Paolo Mascheri, considerato da critici del calibro di Filippo La Porta e Andrea Di Consoli uno dei migliori scrittori della sua generazione. 

Chiudi gli occhi, Nina è un romanzo interessante sia per l’impronta stilistica che per l’argomento affrontato, per cui ho trovato la lettura davvero piacevole e magnetica. La scrittura è intima, delicata e, nello scavo psicologico condotto dallo stesso Andrea, unica voce narrante, spietata. L’alternanza tra parti dialogate e narrate è equilibrata, il piano temporale è unico, frammezzato a qualche squarcio nel passato, ai ricordi della vita con Chiara prima della sua malattia, la depressione. La qualità intimistica della scrittura pervade l’ambiente per cui il lettore si sentirà quasi avvolto dalla narrazione, dal dramma che consumano Andrea e Nina. Focus del romanzo è decisamente la riflessione sulla paternità, su quell’amore che va al di là dei vincoli di sangue. La perdita di Chiara avvicina con forza il protagonista a Nina come se fosse figlia sua in tutto e per tutto, il dolore li accomuna in quanto sopravvissuti alla catastrofe:

Mentre me ne vado a bordo del mio pick-up, vedo questa casa come un grande albero con un’enorme chioma ma con poche radici. Io e Nina a sfidare i giorni a venire sotto le fronde e i rami incerti. Superstiti. Ecco cosa siamo l’uno per l’altra, io e lei. E ricordandosi sempre a vicenda la tragedia vissuta, come possono due superstiti essere felici assieme? (p. 22) 

Andrea non svela alla bambina come sia morta la madre: lui e un collega di Chiara sono gli unici a conoscere le cause reali del decesso, agli altri si è parlato di un infarto fulminante. Il patrigno si attiva subito per costruire una vita normale attorno a Nina: prende una casa nella campagna toscana con un giardino, le regala anche una cagnetta che lei chiamerà Daniel, nonostante il nome sia maschile. Non è facile però avvicinarsi a un'undicenne che si chiude nel guscio della sua camera, intenta solo a chattare con i coetanei. Nina riporta a casa sempre buoni voti a scuola, ma verso Andrea a tratti nutre una sorta di risentimento, perché avrebbe voluto che fosse morto lui e non la sua mamma e in una discussione animata glielo urla addosso. Il vero padre di Nina ha un’altra donna e vive con lei in Venezuela: egli compie il suo dovere di padre inviandole gli alimenti e telefonandole  una volta a settimana. Nella storia intervengono altri personaggi secondari: Patrizia, sorella minore della defunta moglie; Melai, presso il quale presta servizio come giardiniere lo stesso Andrea; Valeria, la donna delle pulizie di Melai. Verso quest’ultima il protagonista avvertirà uno strano moto che lo porterà a sentirla più vicina degli altri, pur essendosi visti solo due volte:

Si sospende nell’aria un frammento di silenzio e provo un sollievo inaspettato. La vista sulla parte di muro appena realizzato, l’assenza del fantasma di Chiara e la nuova confidenza con una sconosciuta. Io e lei gli unici esseri umani nel raggio di cinque chilometri. Non è attrazione, non è desiderio. Eppure un fremito mi corre lungo lo stomaco pronto a chiedere al corpo un’improbabile scarica di testosterone come si chiede a un vecchio ronzino un ultimo salto. (p. 94)

La morte di Chiara causa un vuoto nella casa e nella vita di Andrea e Nina, tuttavia il rapporto di coppia era in crisi da molto tempo: attraverso i ricordi di lui il lettore conoscerà la donna e la storia d’amore con Andrea. Chiara era medico, era dedita al lavoro in maniera maniacale e secondo suo marito non possedeva il distacco emotivo, perché si faceva coinvolgere dalle vicissitudini dei pazienti e provava distruttivi sensi di colpa quando non riusciva a salvare la vita di qualcuno di loro. La depressione che le rode la voglia di vivere è diretta conseguenza delle diverse volte in cui a lavoro si è sentita impotente e fallimentare:

La vedo nell’ultimo autunno. Gonfia di antidepressivi, incapace di muoversi dal divano al piano mansardato, il telefono spento, i pazienti che hanno smesso di cercarla. Rigiro il coltello nel petto dei ricordi ancora e ancora finché dal mio cuore o da quello che ne rimane esce l’orrore più grande. Manca una decina di giorni all’ irreparabile e sono esasperato e sfinito da Chiara. Ho contattato uno psichiatra che ha accettato di venire a visitarla a casa […] Ma Chiara è già perduta. (p. 75)

Barcamenandosi tra i ricordi e la necessità di reagire anche quando mancano le forze, tra il rimorso e la rassegnazione, Andrea si rende conto di quanto sia diventata importante Nina nella sua vita e reagirà in maniera inaspettata quando il vero padre deciderà di riaverla con sé. 

Chiudi gli occhi, Nina non è solo un romanzo che si focalizza sul tema dell’amore paterno in assenza di vincoli biologici, ma è un’opera che traduce lo sforzo del protagonista vedovo, non tanto di elaborare il lutto, ma di dimenticare completamente il passato, «vivere solo il presente, come fanno le bestie che non hanno né il prima né il dopo ma soltanto l’ora» (p. 133).

Marianna Inserra