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Tre capolavori riuniti in un nuovo volume: tornano l'immortale Crepax e la sua meravigliosa Valentina in veste rinnovata

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I sotterranei
di Guido Crepax
Feltrinelli Comics, giugno 2024

pp. 152
€ 28 (cartaceo)

Tre racconti, tre capolavori di Crepax riuniti in un unico volume, in una nuova edizione: Gli ussari della morte, I Sotterranei e Valentina perduta nel paese dei sovieti
Li avevamo già letti, pubblicati anni e anni fa per Corriere della Sera, con copertine bianche a testi blu dove Valentina si mostrava a seno nudo con un banco ottico a simulare un mitra tra le mani. Giusto per mettere le cose in chiaro subito. 
Feltrinelli sta facendo un ottimo lavoro di ripubblicazione e di rimodernamento grafico, come anche per tutte le opere di Milo Manara, e le storie di Valentina di Crepax non fanno eccezione.

Dunque giusto un po' di storia, dalla prefazione di Oreste Del Buono (1968):

Valentina di Guido Crepax nasce nel 1965. Nel numero 2 di "Linus" sono presentate ai neofiti italiani dei Peanuts tre tavole di una nuova storia. La storia è intitolata Neutron. Accanto al titolo due occhi maschili concentrati e foschi. Nella prima tavola è disegnata un'incursione di gangster nel Bronx, nella seconda una sparatoria tra gangster e poliziotti, nella terza una riunione piuttosto mondana in casa del critico d'arte Philip Rembrandt, qualcuno alla riunione parla pure della fallita rapina alla McCaslin Bank. Poi un bel "continua" inconcludente. Molti lettori si proclamano insoddisfatti. Autore della nuova striscia è un giovane architetto milanese, da tempo apprezzato illustratore di copertine di dischi e di riviste, di pubblicità e di libri. "Linus" tiene duro. Nel numero 3, la seconda puntata è di quattro pagine. Si comincia a capire che quel Neutron, dotato di tanti straordinari poteri, capace di paralizzare i peggiori gangster, è il critico d'arte Rembrandt. Ancora diffidenze tra i lettori per la storia, ma il disegno comincia a venire apprezzato. I bianchi e neri, i contrasti di Crepax, la sua cura dei particolari, la sua suggestione nel tratteggiare figure di donne moderne attirano più di una simpatia. Otto pagine a disposizione nel numero 4 per la terza puntata. E nella prima delle otto tavole fa la sua comparsa Valentina.


 E ancora:

Valentina non è un angelo edificante: non tiene affatto alla conservazione del mondo attuale, cerca di liberarsi da pastoie e inibizioni, non conosce moralismi e ipocrisie. Valentina non è una tiranna domestica: sempre travolta dalle vicende, contesa tra un amore e un incubo, non ha il tempo né l'inclinazione a diventare una massaia petulante ed esosa. Valentina non è una fidanzata perpetua: intanto per punto d'impegno non corre dietro agli uomini, e la vita è ricca di occasioni più che di tentazioni, sarebbe il peggiore dei peccati sciuparle. Valentina non è un'avventuriera sedotta: caso mai potrebbe esser definita, al contrario, una seduttrice avventurosa, ma la definizione non sarebbe poi troppo esatta, in qualche modo offuscherebbe la lealtà del personaggio, il suo irriducibile rispetto degli altri. Valentina non è una supervittima invincibile: le capita senza dubbio di esser perseguitata e torturata spesso, però le sue torture sono semplici proiezioni dei suoi tormenti intimi, allegorie della sua lotta dal buio verso la luce con l'aspirazione di vincere sé stessa, non i carnefici. Valentina non è un'esibizionista candida: non nasconde certo il suo corpo, fortunatamente, non lo capitalizza, si spoglia di frequente anche senza che le strappino le vesti di dosso, ma è abbastanza consapevole, non stordita né maliziosa. Insomma, Valentina non rientra nelle categorie delle eroine esaminate.

I disegni di Crepax: nervosi, erotici, drammatici, concitati. Le storie ci parlano di rapimenti, politica, sette, di profondità, sia in termini reali che astratti, i sotterranei della terra e quelli dell'animo. Inutile fare un critica d'arte, perché poi è di questo che si tratta, d'arte. E però, come ogni opera immortale bisogna solamente ammirare. Valentina, come Miele di Manara, ha segnato un solco, un binario che molti altri hanno seguito e seguono tutt'ora. Si può dire senza ombra di dubbio che hanno istituito un paradigma.
Bella anche la postfazione di Boris Battaglia.
Aspettiamo allora le prossime pubblicazioni.

Deborah D'Addetta