La colpa è mia
di Andrea Donaera
di Andrea Donaera
Bompiani, 2024
pp. 192
€ 18 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)
Oggi ho capito che se non avessi incontrato te sarei potuto diventare un Incel anche io (p. 85)
Nelle trame di Andrea Donaera comanda la morte. Mimì di Io sono la bestia (NNE, 2019) ha da vendicare il figlio suicida; Miriam vegeta in coma in Lei che non tocca mai terra (NNE, 2021); adesso la morte attanaglia una coppia infelice sfibrata dal lockdown e depressa dal cancro alla testa di lei in una Lecce fantasmatica. La vita è una morte che sta arrivando, scriveva Borges, e allora prima che arrivi davvero, Bruno e Aby si barcamenano tra amnesie e ipotesi mediche alternative (lei); interviste pericolose a un Incel che amplia sui social il numero di proseliti (lui); nel manto scuro che li sovrasta si intravede solo sofferenza.
Quando scopro che Aby morirà (che sarà una persona morta, ma morta davvero - e forse succederà davanti a me, succederà durante un giorno dei nostri e non un domani lontano e remoto e fumoso - mentre scopro che morirà non come moriranno tutti, per tempo, no, ma sarà morta davvero tra pochi anni, forse mesi) sono davanti allo schermo macchiato e impolverato del vecchio HP per pagare l'affitto. Sono sul sito del Banco popolare del Sud, ma la pagina fatica a caricarsi. Dalla finestra del nostro soggiorno entra una luce pallida che mi riscalda i piedi. Appoggio il telefono all'orecchio e sento un dolore al bicipite destro; ieri sera il suo mal di testa era così forte che, quando ho provato ad abbracciarla, mi ha morso il braccio. (p. 11)
Donaera fa parte di chi davanti agli aspetti oscuri del mondo non scappa ma indugia a guardare, e gli va riconosciuta la capacità di scrivere con originalità di quello che concettualmente potremmo definire il campo del male. Dopo gli ottimi primi due passi con Nne, l'autore salentino approda a Bompiani con un romanzo intimo che riguarda molti, un testo in prima persona dominato dall'incomunicabilità, dai sensi di colpa e l'inadeguatezza che impone di camuffare il modo in cui siamo. La colpa è mia mostra il livore e il dolore di uomini figli di un'educazione opprimente e incapaci di liberarsi di un ruolo cucito addosso da una società ancora fortemente patriarcale. Per comprendere la caratterizzazione del protagonista, Bruno, e il suo avvicinamento a radicali idee maschiliste, è determinante analizzare l'educazione imposta dalla nonna con cui è cresciuto e che spinge il ragazzo a fare l'uomo, e quindi a occuparsi della sua donna.
E tu sai che c'è qualcosa che ti tormenta in quella parola, la parola uomo, qualcosa che ti fa sentire sbagliato e incorreggibile, ti fa sentire come quei compiti di matematica che ti facevano crollare in pianti a dirotto nei pomeriggi tutti uguali a casa tua, casa della nonna, quei compiti non li capivi dove non capivi le parentesi graffe, le equazioni, le parentesi quadre, le x, le y, le parentesi tonde, le frazioni, le potenze, uomo, una parola, anzi, due parole essere+uomo. (pp. 165-166)
La colpa è mia rivela ciò che accade dentro certe case tra silenzi, sentimenti inespressi e racconta la crisi di coppia - sollecitata dalla precarietà economica che riduce una relazione a una condivisioni di problemi ed esasperata da una malattia che non dà scampo - influenzata dai retaggi culturali e, gradualmente, dal chiacchieratissimo fenomeno Incel, noto per l'ideologia tossica e i risvolti drammatici frutto delle azioni criminali di alcuni suoi seguaci.
Citando anche il caso di Antonio De Marco, che uccise i coinquilini perché ritenuti troppo felici, Donaera esamina le teorie di uomini che odiano le donne in conseguenza al loro rifiuto, provando ad andare oltre le semplificazioni da televisione generalista e valutando la consistenza di una rigida Formula (LMS: look; money; status) che taglia fuori dal gioco della seduzione chi non soddisfa queste caratteristiche. Lo fa attraendo il personaggio di Bruno a queste teorie: l'uomo si sentirà meno desiderabile in un libro in cui il corpo - sintesi di un aspetto estetico - è chiaramente un fattore, un corpo che si ammala, guasta, marcisce.
Una notifica di Instagram. Petrus_Gonsalvus_99. Da quando abbiamo concordato l'intervista, mi tagga in ogni singolo post che pubblica. Sono il primo giornalista che si è interessato al suo profilo, anche se non per mia libera scelta. Il direttore della rivista online Sabotage mi ha incaricato di scrivere qualcosa sul fenomeno Incel. "Facciamo una cosa tipo: 'Gli involuntary celibates, uomini che non riescono ad avere una donna. Incubo contemporaneo? Fenomeno web? Lo chiediamo a uno di loro!' Che ne pensi, Bruno?" (p. 23)
Quelli che non si piacciono sono tutti cattivi (p. 44)
Entrando nel tecnico, la narrazione di Donaera si sviluppa in brevi capitoli e mescola vibrazioni da post pandemia a toni gotici; abbonda di riferimenti vampireschi come braccia deturpate dai morsi per la rabbia e sogni di parti del corpo succhiate con ferocia. Anche questi elementi, fortemente riconoscibili, segnano una scrittura che, pur non raggiungendo la dirompenza di Io sono la bestia, va letta e seguita, nella sua evoluzione, con profondo interesse.
Daniele Scalese
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