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Ritorno al 16 di Cheyne Walk: "La famiglia è ancora qui" di Lisa Jewell

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La famiglia è ancora qui
di Lisa Jewell
Neri Pozza, 2024

Traduzione di Annamaria Bivasco e Valentina Guani

pp. 384
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Il nuovo romanzo di Lisa Jewell, La famiglia è ancora qui, arriva attesissimo dai lettori, poiché prosegue le vicende narrate in un precedente volume, rispetto al quale si pone in linea di continuità, anche cronologica. È trascorso un anno dai fatti narrati ne La famiglia del piano di sopra (recensito qui), una settimana dal cliffhanger dell’epilogo, e quanto accaduto viene qui sintetizzato, in maniera peraltro un po’ grossolana, dall’io narrante, Henry Lamb, nelle prime pagine. Appare evidente, nella prospettiva del personaggio, la tendenza a un’autoassoluzione legata ai trascorsi traumatici:

In quella casa non c’era una sola persona che si comportasse bene e nessuno ne è uscito indenne. Ho imparato a fare pace con i peccati che abbiamo commesso, a considerarli una strategia di sopravvivenza. (p. 18)

I ragazzi sopravvissuti alla casa (lui e la sorella Lucy, ma anche la piccola Serenity, e i due figli degli invasori, Clemency e Phineas) si portano dietro un fardello pesante, che hanno imparato a gestire ciascuno a proprio modo. In particolare Phineas, Phin, ha deciso di recidere i legami con il passato e di trasferirsi in Africa, dove lavora come guida in un eco-lodge. Ora Henry, da sempre ossessionato da lui, al punto da cercare di assumerne nome e persino connotati, tramite una serie di interventi di chirurgia plastica, è deciso a ritrovarlo per poter chiarire alcune questioni irrisolte. Intorno alla sua ricerca e ai suoi intenti, mantenuti in un’aura di ambiguità, è attribuita la costruzione della tensione narrativa. In particolare, la descrizione dei suoi sentimenti rabbiosi e contraddittori nel momento in cui l’incontro pare ormai imminente, porta a pensare che qualcosa di terribile debba avvenire: 

Ho paura di come andrebbe a finire. Ho paura di quello che potrei fare. E ho paura di come potrebbe reagire lui. Ho paura delle forze che ci hanno tenuti distanti per tutti questi anni e di ciò che potrebbero scatenare dietro la porta chiusa di un Airbnb. (p. 204)

A questo primario, che muove la scena da Londra a Chicago, l’autrice intreccia altri due fili narrativi: le indagini dell’ispettore Samuel Owusu circa il ritrovamento nel Tamigi del cadavere di una giovane donna riconducibile agli oscuri avvenimenti del 16 di Cheyne Walk, e la storia della relazione disfunzionale di Rachel con il compagno, poi marito, Michael Rimmer, il cui cadavere è stato ritrovato da poco nella sua villa ad Antibes.

Va detto che, nella prima parte del volume, lo spazio relativo alle indagini è relativamente esiguo, e del resto questa appare inevitabilmente una trama collaterale. Gli altri filoni narrativi, procedono in parallelo, in un’alternanza regolare di capitoli. Per tali ragioni strutturali, ci si mette un po’ a capire in quale direzione stia evolvendo la vicenda. Anche se il romanzo può essere letto autonomamente, per comprenderlo appieno è fondamentale aver letto il precedente, rispetto al quale questo si pone come un complemento. La famiglia è ancora qui non aggiunge molto ai fatti de La famiglia del piano di sopra, semmai li mostra sotto altri punti di vista, ne approfondisce le motivazioni e ne esplora le conseguenze. Viene spontaneo chiedersi però se fosse davvero necessario farlo.

Paradossalmente, la parte più riuscita del romanzo è quella che riguarda Rachel, nuova comparsa nel sistema dei personaggi, che permette di sviluppare il tema della manipolazione affettiva e della violenza con una grande attenzione alle dinamiche psicologiche ed emotive, punto sempre forte nella prosa di Jewell, ma non davvero attinente in questo caso alla trama mistery.

Non è possibile anticipare troppo sull’evoluzione di quest’ultima, ci si può limitare a concludere che, per chi già conosca Lisa Jewell e si sia già imbattuto nella famiglia Lamb, questa sarà una lettura piacevole e avvincente, anche grazie alla scorrevolezza e ai richiami intertestuali con il prequel. Può essere invece che questo non sia il testo più adatto da cui iniziare per chi voglia avvicinarsi all’autrice: gioveranno in tal senso i molti altri titoli già tradotti da Neri Pozza.


Carolina Pernigo