Marco Lodoli, scrittore romano, che non ha bisogno di grandi presentazioni e dal 1978 ci regala storie profonde e sfaccettate, porta in scena un nuovo romanzo, un concentrato di vita, di passioni e di ossessioni.
Una bidella, un giorno, si innamora di un professore di Lettere un po' distratto, ribelle alle regole dell'istruzione scolastica, con un sogno: quello di diventare scrittore. Lui, Matteo, non sa di lei, non la "vede", non "sente" tutti quei piccoli gesti e quelle attenzioni che lei gli riserva costantemente, ogni giorno, dal suo misero banco di lavoro nel corridoio della scuola. Lei non si svela, non si dichiara, fugge e rifugge all'idea di rivelarsi e quell'amore non corrisposto, nell'arco di quarant'anni, da limpido e puro si tinge di note amare e oscure, trasformandosi in ossessione.
Lodoli ha compiuto con estremo successo un percorso coraggioso: camminare su un sottilissimo e pericoloso filo del rasoio tra il lecito e il non lecito, tra la purezza e la non purezza. "Tanto poco" è un ossimoro, che nella sua semplice discordante contraddizione induce a porci infinite domande. Così vuol essere questo romanzo, un pozzo di interrogativi, una storia potente che ci spinge a svariate riflessioni.
Ma io sono sempre stata qui, ferma, radice piantata in una devozione che forse è amore e forse è solo paura. Eppure anche ora mi vedo invecchiata, che intorno agli occhi ho una ragnatela di piccole rughe e in bocca meno denti, anche ora non ho rimpianti. (p. 3)
Di interrogativi ce ne sono tanti, ma uno più di tutti accompagna in questa crescente tensione verticale il lettore: è vita "non vivere" una persona, essere ai suoi margini, invisibili e non presenti nei grandi e importanti passi della sua vita? Si può amare una persona a tratti quasi illusoria, che si riflette in sogno nella mente, senza poterla mai "respirare" e conoscerla nel profondo?
Il mio amore senza senso aveva un senso, io lo so anche se non so niente. (p. 31)
Forse, bisogna solo farci trasportare da Lodoli negli anni, tra i corridoi della scuola, tra il giardino curato con altrettanta spasmodica e poetica devozione di lei, o percorrere le vie di Roma in quelle rare incursione di questa bidella, fulcro solido della narrazione; forse bisogna solo fidarci del sentimento che lei stessa prova.
La portata di questo libro è notevole, quarant'anni in circa novanta pagine, prova e riprova che quando un libro è strutturato, quando possiede temi, concetti e la caratterizzazione dei personaggi è così curata, così viva, non servono tante pagine. Solo l'essenziale può scavare così a fondo nelle concavità delle emozioni umane.
Questo romanzo, nella prosa chiara e trasparente di Lodoli, nelle sue struggenti note poetiche e liriche, nelle sempre calibrate e misurate digressioni dell'io narrante in prima persona della bidella, ci mostra un mondo variegato: tanto poco, inquietudini e infinte tenerezze, turbamenti e votate premure. Tanto poco, è amare.
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