Questo libro è pensato come un regalo per chi ha amato e amerà Il giardino segreto di Frances Hodgson Burnett. Lo dice espressamente nella dedica l’autrice, Marta McDowell, conosciuta per aver pubblicato il bestseller Emily Dickinson e i suoi giardini. Si tratta di un testo prezioso raccolto dalla copertina rigida, colorata come le illustrazioni e le foto che allieteranno gli occhi e l’anima del lettore che vorrà intraprendere questo viaggio pagina dopo pagina alla scoperta della biografia di Frances Hodgson Burnett e della sua passione per il giardinaggio scoppiata in età matura.
L’opera raccoglie non soltanto una “doppia biografia” parallela, quella dell’autrice de Il giardino segreto e quella del suo rapporto speciale con la natura che diventa poi una vera passione per i giardinaggio, ma narra anche di come, in diverse circostanze, Frances Hudgson Burnett si imbatta in personaggi e situazioni che inserirà del suo libro più conosciuto. L’opera di McDowell è un’ordinata e ragionata biografia dove le parole si alternano a immagini, fotografie e illustrazioni di fiori, piante, giardini. Completano il libro due scritti meno famosi di Burnett, Il mio pettirosso e Nel giardino e, in appendice, Le piante di Frances, un elenco delle piante e dei fiori che la nostra scrittrice aveva coltivato. È un libro ben curato nei dettagli e pregevole nella fattura come, del resto, tutti i libri dell'Ippocampo.
Frances sin da piccola aveva avuto la possibilità di entrare in contatto sia con i libri che con la natura e questo binomio l’accompagnerà per tutta la vita. Nata nella periferia di Manchester nel 1849 da famiglia benestante, era la terza i cinque figli. Sua nonna l’avvicinò ai libri e ai fiori tramite il primo abbecedario in tema floreale.
Oltre a insegnare le lettere alla piccola Frances, l’abbecedario le insegnò anche la lingua dei fiori, piena di convenzioni e forti principi morali. Aveva la sensazione che «la Viola stesse sveglia tutta la notte, per così dire, per essere modesta, che La Rosa avesse inventato la propria dolcezza». […] C’è forse da stupirsi che la prosa adulta di Burnett fosse intrisa di riferimenti floreali? No, e non c’è nemmeno da sorprendersi se a volte virasse sulla lingua vittoriana dei fiori. Le sue idee nascevano da anni passati in una nursery e in una sala studio tipicamente inglesi. (p. 20)
Dopo la prematura morte del padre, la famiglia della scrittrice è costretta a rinunciare al precedente stile di vita e a trasferirsi a Salford che era «la più brutta, la più fumosa città industriale che si potesse trovare in tutto il Nord dell’Inghilterra» (p. 22) e fu proprio lì che, contravvenendo alle regole imposte dalla madre, la giovane Frances fece amicizia con i bambini di strada e imparò quel dialetto del Lancashire che tornerà poi ne Il giardino segreto. La stessa protagonista di questo celeberrimo romanzo, Mary Lennox, era come l’autrice, testarda, intraprendente e un po’ ribelle. Divenuta più grandicella, la giovane Frances esplora le librerie e le biblioteche e si appassiona da subito a storie dove sono presenti giardini e fiori, come la famosa La capanna dello zio Tom e comincia a scrivere racconti e romanzi che le permettono di diventare indipendente e di aiutare anche i fratelli, di cui alcuni emigrati in America.
La vera passione per il giardinaggio sboccia sulla soglia dei suoi cinquant’anni e il luogo d’elezione che fornità tutti gli spunti di ispirazione a Il giardino segreto sarà Maytham Hall, nel Kent, dove la scrittrice, dopo aver divorziato da Swan Burnett (di cui conserverà sempre il cognome nonostante un altro matrimonio, frettoloso e infelice), risiederà dal 1898 al 1908. In dieci anni Frances trasformò quella immensa tenuta in uno dei giardini più belli d’Inghilterra, dove ricevere amici a non finire cui regalare i fiori più belli, organizzare feste e anche attività di giardinaggio. Il “salotto” floreale della signora Hodgson Burnett era uno dei più interessanti e stimolanti della Contea e la stessa scrittrice, ormai famosa per aver scritto Il piccolo Lord, amava incarnare il ruolo di perfetta padrona di casa e di «Giardiniera appassionata» (p. 52).
Nel libro di Marta McDowell ci sono tante immagini, seguite da didascalia dettagliata, di Frances che si occupa di giardinaggio vestita di tutto punto con eleganti cappelli oppure mentre è seduta all’amato tavolino-scrittorio in un angolo paradisiaco di quell’immenso giardino intenta a scrivere lettere o storie. L’obiettivo appena messo piede a Maytham Hall era quello di trasformarlo entro un anno: vi riuscì. Lesse riviste, consultò esperti di giardinaggio, ingaggiò un vecchio giardiniere di nome Bolton e gli fornì numeri astronomici di semi da piantare. Scrive McDowell:
Il suo posto preferito per lavorare era il roseto, seduta davanti al suo tavolo da scrittura su una rustica sedia di legno vicino alla vecchia meridiana. C’era un ombrellino giapponese rosso da aprire se il sole diventava troppo forte. Un pettirosso con cui aveva fatto amicizia cinguettava spesso lì vicino. Un giorno la sorprese andando a posarsi in mezzo ale rose finte del suo cappello da sole. (p. 66)
Frances però amava le temperature calde e in alcuni momenti dell’anno si spostava nelle Bermuda, dove si era profusa per la costituzione di un altro giardino, sfruttando le possibilità botaniche che il clima subtropicale le offriva: lussureggianti piante di hibiscus, enormi foglie di colocasia, i colori sgargianti dell’acalypha wilkesiana. L’uccellino complice delle sue attività in quei luoghi non era più il pettirosso, bensì un coloratissimo cardinale rosso.
Sosteneva Cicerone nelle Epistulae ad familiares (IX, 4) che «se avrai un orto (o un giardino) vicino a una biblioteca, non avrai bisogno di nient’altro»: è un pensiero che calza alla perfezione a questa appassionante storia curata da Marta McDowell, anche lei scrittrice e abile giardiniera. Frances Hodgson Burnett fece del giardinaggio non soltanto una passione, un laboratorio di scrittura, un nido per gli amici, ma anche una terapia che le permise di sopportare i dolori che la vita le riservò come la perdita dell’amato figlio Lionel.
Ogni evento era una scusa per invadere la casa dalla sua cricca. Non c’erano mai abbastanza amici o abbastanza rose. (p. 91)
Tante sono le fotografie di Frances insieme alle amate rose e in tutte è sempre elegantemente vestita. McDowell precisa quanto amasse vestirsi alla moda e con stoffe di buona qualità, a testimoniare un spirito sensibile verso la natura e quanto vi è di bello, ma anche una personalità solare e generosa che gioisce nel condividere le sue passioni con le persone che le sono care.
Coltivare il giardino ha in sé qualcosa di antico, di rituale, che mette in pace col mondo proprio come Dorothy Frances Gurney aveva scritto nella poesia God’s Garden, che Frances aveva ricopiato gli ultimi momenti della sua vita:[…]In un giardino si è più vicini al cuore di Dio
Che in qualunque altro luogo della terra. (p. 208)
Marianna Inserra
Social Network