Soffrire, sì, ma senza dare fastidio a nessuno: "La vita profonda", romanzo d'esordio di Martina Faedda



La vita profonda
di Martina Faedda
nottetempo, luglio 2024

pp. 156 
€ 14,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Razionalmente sapeva che tutto era al suo posto, pronto a funzionare non appena lei avesse concesso al suo corpo le giuste energie, ma in quel momento sentì come se non ci fosse più nulla. Sentiva il corpo cavo, vuoto quasi fosse riuscita a levigarsi da dentro come non era riuscita a farlo da fuori. (p. 69)

È un disagio fortissimo, quello che avvince Olivia, ma non capiamo subito da che cosa sia mosso: vediamo solo nelle primissime pagine una bambina di otto anni che inizia a procurarsi tagli superficiali. Tagli di cui gli altri cercano di minimizzare l'importanza. E intanto lei sfoga così il suo sentirsi inadeguata, perennemente in cerca di una perfezione impossibile da conseguire. 

Per capire cosa accade davvero a Olivia occorre entrare nel suo vissuto, conoscere più da vicino i suoi due padri, ovvero coloro che l'hanno cresciuta dopo la morte della madre: Gioele è il padre biologico di Olivia, mentre Vittorio è il compagno che ha vissuto con la madre dopo Gioele. I due, quasi inevitabilmente, sono rimasti a vivere insieme, cercando di incrociarsi il meno possibile, pur di crescere Olivia e di starle vicino. 

È una famiglia insolita, legata da forme d'amore diverse: Gioele ha inculcato in Olivia l'idea che solo un corpo magro è bello, e da qui proviene la mania del controllo delle calorie che ha portato la ragazzina ad assottigliarsi sempre di più. Sì, perché lei ha sempre fatto il possibile per accontentare quel padre a cui aveva poco da dire, di cui pativa il nervosismo e agognava l'approvazione. Con Vittorio le cose sono sempre state diverse: tante volte Olivia è salita con lui in montagna, ha condiviso la fatica dei sentieri fino alla cima non per reale interesse, ma per fare qualcosa in sua compagnia. La volontà di Olivia, sempre pronta ad adattarsi per rendere felice i suoi padri e, più in generale, il mondo, dov'è? 

Ce lo chiediamo anche quando all'inizio delle superiori assistiamo all'incontro e poi alla sua amicizia strettissima con due gemelli, Clara e Lele. Con la ragazza, Olivia stringe un legame immediato, fatto di serate insieme, notti di chiacchiere nella stessa stanza, scuola e condivisione di pranzi in famiglia. Con Lele, invece, sembra nascere qualcosa di diverso, a cui Clara assiste, fin dal principio: 

“Andiamo a mangiare?” chiese Clara, ma la domanda rimase in sospeso, persa nel gioco di sguardi tra Lele e Olivia, che ormai non riuscivano a sfuggirsi. (p. 16)

Potrebbero sembrare le premesse per un romanzo di formazione sentimentale, e invece qualcosa, pochi anni (e pochissime pagine) dopo, incrina l'equilibrio già fragile della crescita di Olivia: Vittorio si ammala all'improvviso e Olivia deve crescere in modo fulmineo:

[...] quando tuo padre si ammala e hai appena diciott'anni, diventi adulto in un secondo, nell'istante che impiega una parola a venir pronunciata. Appena otto lettere, "leucemia", ed ecco che il tuo mondo si capovolge. (p. 31)

E la malattia, in realtà, si affacciava già da prima, subdola: si celava dietro agli inganni di Olivia in merito al cibo ingerito, pur di rimodellare il suo corpo e di vedersi pian piano sempre più sottile. Mentre Olivia si prende cura di Vittorio, chi si prende cura di lei e di quelle ossa che spuntano sempre più aguzze sotto la pelle quasi trasparente? Ce lo chiediamo con apprensione crescente, e ci auguriamo che Clara e Lele non si lascino allontanare dai tentativi di Olivia di isolarsi, o che Gioele finalmente capisca la gravità di ciò che la figlia sta infliggendo al proprio corpo. 

Se la vita esterna è ovviamente presente, è soprattutto la vita profonda a essere indagata in questo romanzo d'esordio di Martina Faedda: la prospettiva di Olivia è sempre presente, e così il suo sguardo sul mondo diventa il nostro, il suo dolore pulsante ma quieto, silenzioso per non dar fastidio a chi le sta attorno si fa sempre più palese. E la prosa misurata, asciutta il giusto, con dialoghi verosimili e ben ponderati fa il resto. La vita profonda è un primo romanzo che si distingue, perché ha una doppia luce in sé: quella della disperazione e quella della speranza. L'intreccio è decisamente convincente.

GMGhioni