Come ci si sente a essere il "numero due"? «A volte mi dico che mi hanno rubato la vita».


Numero due
di David Foenkinos
Astoria, giugno 2024

Traduzione di Margherita Belardetti

pp. 256
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Vedi il libro su Amazon

Alla fine dell'audizione Martin si sentiva in gran forma, come galvanizzato dall'atmosfera magica. Voleva recitare ancora, recitare sempre. Sognava altre scene, piene di avventure e di peripezie. A ogni modo poteva dirsi soddisfatto: dopo una partenza laboriosa era riuscito a dare il meglio di sé. [...] Il futuro sembrava così concreto. (p. 86)

Al nome di Harry Potter ormai è inevitabile associare l'immagine del giovanissimo Daniel Radcliffe nel primo film tratto dalla saga: sì, ma vi siete mai chiesti quanti candidati siano stati scartati? E come abbia vissuto il successo internazionale del film chi è arrivato a un passo dall'essere scelto? Il "numero due", immaginato dalla penna fantasiosa ma molto verosimile di David Foenkinos, si chiama Martin Hill, e Harry Potter gli ha decisamente cambiato la vita. Suo malgrado. È diventato un'ossessione: appena prima dei provini, Martin si è sentito Harry, non si è limitato a impersonarlo; dopo il fallimento, ha fatto di tutto per evitarlo. Ma è impossibile tenersi lontano dal protagonista iconico di un romanzo di cui tutti, bambini e adulti, parlano, celebrandone episodi. 

A questo ipotetico "numero due" David Foenkinos dedica un romanzo di formazione delicato e sorprendentemente ironico. Tutti, prima o poi, siamo stati dei numeri due e sappiamo che è molto peggio arrivare a un passo dalla vittoria che collocarsi decimi o centesimi: si è lì, ci si illude, e poi qualcosa non va. Il senso di inadeguatezza e la paura di non essere mai all'altezza travolgono la vita di Martin: se prima non si era mai neanche sognato di recitare, benché suo padre fosse attrezzista e lo portasse spesso su set cinematografici prestigiosi, dopo la proposta improvvisa di partecipare ai casting per Harry Potter, vista la sua somiglianza fisica, il piccolo Martin si è illuso di poter ridefinire tutta la sua vita. Di darle una nuova direzione. E trovare forse la stabilità che era venuta meno con la separazione dei suoi genitori. 

Dopo la frustrazione del rifiuto, a Martin non resta che chiudersi progressivamente in sé, nascondersi dal mondo, cercando di diventare invisibile. Difficile però quando persino la propria casa non è un luogo sicuro: infatti, il protagonista subisce angherie dal patrigno e dal fratellastro, che lo deridono pesantemente ostentando il successo dei romanzi e dei film di Harry Potter. Una tortura logorante in quanto costante minaccia l'equilibrio del giovanissimo Martin, esasperato da una scelta che, a suo dire, gli ha rovinato la vita. 

Mentre noi parteggiamo inevitabilmente per il protagonista, sperando in una svolta - che, fortunatamente, arriverà -, assistiamo in parallelo al successo crescente dell'opera di J. K. Rowling, altro esempio di riscatto da un destino che sembrava essersi accanito contro l'autrice. Nonostante questo tema scorra e si evolva in parallelo, il focus principale della narrazione è concentrato su Martin. E la narrazione scorre senza patetismi, spruzzando di ironia una prosa da commedia, che non si fa mai cupa. Un po' come ha fatto J. K. Rowling, in grado di trattare argomenti capitali senza mai rinunciare a una certa freschezza, Foenkinos racconta le paure dell'amore, la malattia e la morte, la frustrazione e il fallimento, il bullismo e l'emarginazione senza che Numero due perda una scorrevolezza un po' fiabesca e ci regali la promessa di pazientare, perché Martin troverà il suo posto nel mondo. E, in effetti, la formazione di Martin Hill è una vicenda che svela l'improbabile: nella società della performance è possibile rialzarsi e ricominciare a vivere, imparando ad amare e a farsi amare, nonché a ripartire - non senza fatica - dall'irripetibile occasione persa. 

GMGhioni