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Quando è l'investigatore a fare il giallo e non tanto le indagini in sé: "Dove nuotano i pesci gatto" di Tadej Golob

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Dove nuotano i pesci gatto
di Tadej Golob
Ronzani editore, novembre 2022
 
Traduzione di Patrizia Raveggi
 
pp. 460
€ 19,00 (cartaceo)
€ 9,00 (ebook)
 
Non gliene importava nulla. Se c'era qualcosa che Taras aveva imparato nel quasi quarto di secolo della sua vita lavorativa, era di non prendersela per le cose – e ce n'era un'enormità di cose del genere – su cui non aveva alcuna influenza. Il crimine era una costante. Una certa percentuale di persone farà sempre quel salto verso il lato oscuro. (p. 16)

Taras Birsa è investigatore capo della sezione crimini di sangue e reati sessuali della polizia di Lubiana. Non importa che stia tornando da una festa di Capodanno e che si stia preparando per le vacanze sulla neve con la moglie e le figlie: proprio perché il crimine è una costante non ci si può aspettare che gli omicidi si fermino solo per via delle festività. Quando si trova, letteralmente, sulla strada un cadavere senza testa deve farsi carico del caso. Riuscire a risalire alla catena di eventi che hanno portato una giovane donna a essere decapitata e, di conseguenza, difficilmente identificabile non è un'impresa semplice. Ma lui è uno dei migliori investigatori di tutta la Slovenia e il crimine non è mai così spettacolare come si vede nelle serie tv. I criminali sono meno brillanti di quanto la narrativa ci ha portato a credere e anche una storia raccapricciante come questa non è altro che una normale settimana lavorativa per Taras. 

L'autore Tadej Golob nasce come giornalista sportivo e la testa di ponte per l'approdo al mondo narrativo è dato dalle biografie. Ha molto attinto anche alla sua, di biografia, per poter creare il suo personaggio dal fascino un po' retrò e dall'autoindulgenza che si ha quando si mette molto di sé stessi nella propria creazione. 
Dove nuotano i pesci gatto, infatti, conferma una tendenza della narrativa di genere in cui la validità o meno della storia è data dalla personalità del protagonista. Taras Birsa, in questo testo alla sua prima apparizione di una fortunata serie che in Slovenia è stata anche trasposta in una serie tv, è un ispettore che si discosta dai classici elementi della sua categoria narrativa. Laddove gli investigatori sono dediti all'alcol, lui ne è allergico, in parte a causa di reazioni psicosomatiche. Se gli investigatori hanno una donna nel frigorifero che giustifica le loro azioni, Taras è sposato e con due figlie. Di solito gli investigatori sono poveri in canna, ma lui, dopo anni di magra, può appoggiarsi all'eredità della moglie, ricca di famiglia, anche se la cosa non gli dà il benché minimo piacere. Certo, non basta andare in direzione opposta a un cliché per creare una nuova soluzione narrativa, e infatti Taras è troppo in gamba per andare d'accordo con il mediocre superiore e ha dovuto affrontare il trauma della morte del suo mentore quando gli mancava poco per andare in pensione, ma è un personaggio costruito con mirabili sfaccettature che rendono facile empatizzare con lui anche quando non si approvano le sue azioni. La centralità del romanzo è data dalla sua personalità e non tanto dal filo logico dell'investigazione. Per quanto rigorosa nel metodo scientifico e senza voli pindarici di metodo, è difficile per chi legge riuscire a stare al passo con l'investigatore: anche alla risoluzione del caso non è semplice rintracciare gli indizi che dovrebbero essere disseminati nel testo. Questa è una scelta precisa che, a mio avviso, fa riferimento al mondo della serialità occidentale dove il fattore umano è spesso più importante della soluzione del mistero in sé e per sé. Il motivo di questa direzione narrativa è rintracciabile nella storia del genere in Slovenia.
Il kriminalke, il giallo sloveno, è un'aggiunta piuttosto recente alla letteratura del paese. Fino agli anni Ottanta, questo genere di narrativa era considerato un prodotto borghese e lontano dal realismo socialista, come ci spiega Patrizia Raveggi nella postfazione. Golob prende ispirazione dai giallisti scandinavi e può attingere a piene mani dai personaggi classici che hanno segnato l'immaginario quali miss Marple, Maigret, Sherlock Holmes, Wolfe, ma non può sottrarsi alla cultura pop che nel settore criminale ha creato serie cult. Tutto il testo è attraversato da citazioni a musica, serie tv, libri, personaggi del mondo occidentale mostrando che i personaggi del romanzo sono fruitori e buoni conoscitori della cultura americana. Il brutale realismo socialista che Taras ha fatto in tempo a vivere e che quindi incarna, tengono al sicuro dell'eccessiva romanticizzazione del lavoro investigativo.  

«Ma tu riesci a guardare quelle serie?»
Lui annuì.
«Anche dopo tutti questi anni e tutti questi casi?»
«Ma non le guardo in quel modo, quando le guardo. Si tratta di rapporti tra persone, la cornice, mah... Non è che una cornice. Potrebbero essere ambientate in un contesto di polizia, ospedaliero, o in un ambiente qualsiasi, alla fine, si tratta solo di sapere se si sposeranno o meno». (p. 343)

Così ragiona Taras e si può identificare in questo scambio di battute tra lui e la giovane collega, Tina, il nucleo della vicenda. Laddove Tina è delusa per non aver affrontato un caso alla miss Marple, Taras contrappone il realismo dei fatti. I criminali, in genere, sono «teste di legno» (p. 344) che lasciano gli attrezzi sulla scena del crimine e le motivazioni dietro ai crimini sono spesso triviali e di sconcertante normalità. 
Dove nuotano i pesci gatto forse limita chi legge nella possibilità di seguire i ragionamenti dell'investigatore, complice anche il gap geografico e culturale, ma che permette di affezionarsi a Taras Birsa, un poliziotto che nel disperato tentativo di sfuggire ai cliché che accompagnano il suo genere, ci casca dentro con tutte le scarpe; ma lo fa con tale nonchalance da far proseguire nella lettura, più affascinati dai suoi risvolti personali che non a trovare l'identità del povero corpo senza testa.

Giulia Pretta