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Arte, mistero e famiglia in “La sconosciuta del ritratto” di Camille de Peretti

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La sconosciuta del ritratto

di Camille de Peretti
Edizioni E/O, agosto 2024

Traduzione di Alberto Bracci Testasecca

pp. 288
€ 18,50 (cartaceo)
€ 11,90 (ebook)

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Nessun esperto d’arte, nessun conservatore di museo, nessun commissario di mostra e nessun investigatore di polizia sa chi fosse la giovane donna raffigurata nel quadro né quali segreti abbiano la movimentata vicenda del suo ritratto. (p. 10)
Osservando un quadro, a tutti noi sarà capitato di domandarsi: chi erano i soggetti ritratti? Quali erano le loro storie? Perché il pittore ha scelto quel soggetto a dispetto di altri? È innegabile che quell’aura di mistero fa parte anche dell’arte stessa, contribuendo inevitabilmente a rendere leggendari (quasi mitici, in alcuni casi) quei dipinti. Ruota intorno a questo la forza narratrice dell’ultimo romanzo di Camille de Peretti, La sconosciuta del ritratto.

In questo caso, il mistero riguarda un famosissimo ritratto di Gustav Klimt, o, sarebbe più corretto scrivere, due ritratti del pittore austriaco, perché sotto il Ritratto di signora (tutt’oggi esposto presso la Galleria Arte Moderna Ricci Oddi) è nascosto Ritratto di ragazza. Klimt ha quindi rimaneggiato l’originale (Ritratto di ragazza) per creare quello oggi visibile. Le peripezie (dalla modifica dell’autore fino al furto e al ritrovamento negli anni Duemila) hanno sconvolto la comunità artistica che, ancora oggi, si sta domandando: chi erano queste donne? Perché il pittore ha deciso di modificare il ritratto dopo anni dalla sua esecuzione?

Siamo a Vienna a metà degli anni Venti, quando Isidore, di appena nove anni, rimane orfano della madre Martha a causa della devastante epidemia di spagnola. Da qui, si svilupperà una storia che parte dal 1924 fino agli anni Ottanta, quando un’altra donna, Michelle, chiederà al padre di sua figlia il test del DNA (una novità assoluta per l’epoca). Pearl, la figlia di Michelle, è una ragazza genuina che si è sempre sentita a disagio nella sua vita, non riuscendo mai a trovare il suo posto nel mondo: da una parte perché la madre è una prostituta e il padre, quindi, un potenziale cliente e dall’altra perché le sue umili origini (sempre alla ricerca di una borsa di studio o di un lavoro per pagarsi l’università) la fanno sentire inferiore agli altri.
Esistono la persona che siamo e quella che sogniamo di essere, e le due coincidono talmente poco che la seconda impedisce sempre alla prima di godere di ciò che è. (p. 132)
La svolta, in questa storia, sarà proprio la richiesta della madre, perché il padre di Pearl non è un semplice uomo che si è lasciato andare una notte, ma un industriale tra i più ricchi degli Stati Uniti. Sembra quindi che la vita di Pearl non sarà più la stessa: ha trovato un padre per di più con una certa disponibilità economica. Le due storie appaiono lontane anni luce, fin quando la ragazza non vede la foto di Il ritratto di ragazza: Pearl è identica alla donna del quadro. È possibile che il padre sia imparentato con quella giovane donna dagli occhi languidi? Pearl non avrà altra scelta che indagare su quella donna, rincorrendo anche quel senso di appartenenza che per tutta la vita le è mancato.

Se in La sconosciuta del ritratto, l’arte è il filo conduttore che trascina i protagonisti sulle orme del loro passato, il tempo muove quel filo e cambia il destino di Pearl, Isidore e di tutte le altre persone (più che personaggi) che si muovono intorno a loro. La scoperta senza menzogne del passato e la volontà di vivere il presente con più serenità giocano un ruolo chiave; al centro di questo, ci sono i rapporti umani, che diventano la scusa per indagare ulteriormente le origini famigliari. 
Camille De Peretti riesce (con grande disinvoltura) ad aumentare l’aura di mistero intorno a questo dipinto, raccontando una storia famigliare, nella quale non mancano l’umanità, la vendetta e i tantissimi segreti. Sembra una storia solo dal sapore dolce, ma in Il ritratto di una sconosciuta non manca l’amaro: l’amaro di non ottenere quella rivalsa sociale così desiderata, di non riuscire a riscattarsi e di perdere quel poco che si aveva. È una lettura dolce-amara che non trascura il flusso della Storia: dalla Grande Guerra, all’epidemia di spagnola fino agli anni più recenti, ogni voce di questo romanzo corale è legata (per fortuna o per sfortuna) a questi eventi. E allora, non rimane che riflettere sul caso, su quella «catena di causalità» (p. 133) che sembra, a fine lettura, abbastanza «inutile» (p. 133) perché quando il destino muove i fili, non si può fare altro che andargli incontro, così come fa Pearl.
L’indagine, la curiosità, la voglia di capire quella storia: sarebbe bastato tutto ciò? Stava sciogliendo un nodo che aveva nello stomaco per farsene uno ancora più grosso nel cervello. (p. 195)
Giada Marzocchi