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"Cuore di cane" o l'ineducabilità del genere umano: invito alla lettura di Bulgakov

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Cuore di cane
di Michail Bulgakov
BUR, 2018

pp. 169
€ 9,50 (cartaceo)

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Il cane Pallino, o Pallinov, è un'esilarante maschera dell'ineducabilità del genere umano, che è anche - per fortuna - l'incoercibile imprevedibilità della storia, al di fuori di ogni ideologia. Veniamo alla storia: a Mosca un cane randagio muore di freddo e di fame. Viene anche scottato da acqua bollente e, durante la sua agonia, il cane incontra Filip Filipovič Preobraženskij, professore di medicina di fama mondiale, che lo porta a casa con sé e lo adotta. Nella prima parte è proprio il cane randagio l'io narrante della storia, perché - a quanto pare - tutti i randagi moscoviti pensano, osservano con piglio critico la società che li circonda e qualcuno sa anche leggere.

U-U-U-u-u-u-hu-hu-huu!...guardatemi, muoio. E il mio ululato si confonde con quello della tormenta che così, attraverso il portone, mi canta la sua messa da morto. È finita per me, proprio finita. Un individuo schifoso, con quel suo lurido berretto, il cuoco della mensa per l'alimentazione normale degli impiegati del Consiglio Centrale dell'Economia Nazionale, si è preso il gusto di sbattermi addosso una pentola d'acqua bollente e mi ha mandato in malora il fianco sinistro. Brutta carogna! E sì ch'è un proletario!...Santissimo Iddio, che male mi fa! Quell'acqua diabolica m'ha lessato la carne fino all'osso, e ho un bel'ululare, tanto non serve a nulla! (p. 25)

Questo è lo scoppiettante inizio di Cuore di cane, incipit che ci dà immediatamente il timbro e l'atmosfera che Bulgakov intende trasfondere a questo romanzo fantascientifico-satirico, nel quale il lettore non si annoierà mai, sospinto dal turbolente eloquio di Pallino e dalle sue rutilanti avventure.

Dopo l'adozione, il randagio viene nominato Pallino e la sua vita sembra volta ad una pacifica agiatezza: cibo succulento e variegato, una casa con ben sette stanze (particolare che viene spesso rinfacciato al padrone, in quanto non degno di un "vero" compagno), nanna vicino la stufa. La vita borghese di Pallino viene però turbata dalla decisione del medico e del suo assistente, il dottor Bormental, di attuare un esperimento: trapiantare i testicoli e l'ipofisi di un uomo morto al cane. Qui avviene il cambio di focalizzazione e di narratore: quando Pallino viene anestetizzato, le sue gesta ci verranno raccontate mediante le notazioni di Bormental, che sul suo diario segna da bravo medico l'andameto della trasformazione di Pallino da cane a Homunuculus.

6 gennaio. (Ora a matita, ora con inchiostro viola). Oggi, dopo che gli è caduta la coda, ha pronunciato in maniera perfettamente chiara la parola "birreria". Abbiamo messo in funzione un registratore fonografico. Cose da pazzi.

Non so più che pensare.

Il professore ha smesso di ricevere. A partire dalle 17, dal gabinetto medico, dove il cane-uomo passeggia su e giù, arrivano, pronunciate chiaramente bestemmie delle più volgari e le parole: "Ancora un goccio! (pp. 92-93)

Dopo il trapianto dell'ipofisi, Pallino inizia a caminare su due zampe, perde il pelo e poi la coda, inizia a parlare (o meglio a sparlare!). Le ghiandole trapiantate a Pallino appartenevano a Klim Čugunkin, un giovane alcolizzato, ladro e con un fortissimo credo comunista. Perciò Pallino, che in seguito si farà nominare Poligràf Poligràfovič Pallinov, inizierà a bere e a riempirsi la bocca di retorica sovietiva, parlerà di Marx ed Engels e giudicherà poco allineata al regime la posizione di Preobraženskij, che viene tacciato di essere un controrivoluzionario.

Pallinov si adatta alla sua nuova vita umanizzata, sebbene riesca a trovare i modi per incanalare i vecchi istinti canini nella sua nuova esistenza. Ciò crea il ritmo tamburellante e i dialoghi grotteschi e ossessivi tra i personaggi - tutti riusciti, dai protagonisti alle comparse - del romanzo. L'episodio in cui si palesa il climax comico è quello in cui il cane-uomo dopo l'ennesima marachella, rimane chiuso in bagno e allaga la casa.

«Chiudete l'acqua! Non capisco proprio cosa può avere combinato lì dentro...» sbraitò Filipp Filipovič, andando sempre più in bestia. Zina e Dar'ja Petrovna, aperta la porta, osservavano la scena dalla cucina. Filipp Filipovič batté ancora una volta con forza il pugno sul legno.

«Eccolo!» esclamò Dar'ja Petrovna dalla cucina e il professore vi si precipitò subito. Dal finestrino rotto, poco sotto il soffitto, sporgeva la testa di Poligràf Poligràfovič. Era stravolto, con gli occhi lacrimosi, col naso sfregiato da una lunga graffiatura, rosseggiante di sangue fresco.

«Siete impazzito?» domandò Filipp Filipovič «Perché non volete uscire?». (p. 118)

Spaventato come un cane, ma beffardo e malizioso come un uomo, l'umanizzazione di Pallinov non si rivelerà un salto evolutivo e la vocazione pedagogica dei suoi pigmalioni ben presto si rivelerà illusoria. Anzi, come spesso accade, al posto della gratitudine per questo "miglioramento", Pallinov tradirà il suo benefattore, entrando in combutta con  Con l’aiuto di Šwonder, il presidente del Comitato degli inquilini. Grazie all'intervento di Šwonder, il cittadino Pallinov riuscirà anche a trovare un lavoro come direttore della Sottosezione di accalappiamento, dove potrà libero sfogo al suo crudele odio per i gatti. 

Sempre più infuocato dalla propaganda di Šwonder, Pallinov denuncerà Filipp Filipovič e il dottor Bormental di essere dei controrivoluzionari, ergendosi a paladino della giustizia proletaria. Ma il medico trova come sfuggire all'arresto, trasformando con una nuova operazione di nuovo il cittadino in un innocuo cane d'appartamento.

Nella sua opera più celebre (Il Maestro e Margherita) Bulgakov fa pronunciare a Woland (il Diavolo) la celebre frase: «I manoscritti non bruciano» sebbene poi proprio i suoi manoscritti conobbero le peripezie della censura sovietica.  Il 7 maggio 1926, la Polizia Segreta di Feliks Dzeržinskij perquisì la casa di Bulgakov e confiscò il manoscritto di Cuore di cane insieme ai diari dello scrittore. Il romanzo uscirà postumo, dopo essere circolato attraverso canali clandestini (la samizdat).

Il carattere decisamente eversivo di Cuore di cane è dato dalla doppia critica al trionfalismo della scienza e al suo titanismo e alla volontà politica della NEP di fondare un uomo nuovo. Pallinov rappresenta la sintesi dei deliri di onnipotenza di scienza ed ideologia, mostrando l'irredimibile animalità dell'uomo, da cui deriva l'irrazionalità insita nella Storia.

Riuscire a svolgere una critica così radicale e importante attraverso la leggerezza del delirio, del grottesco, è ciò che rende indubitabilmente Cuore di cane un classico da riscoprire e  Michail Bulgakov un gigante del Novecento.

Deborah Donato