Amore, ossessione, potere e morte in un romanzo tra i più rappresentativi del Novecento messicano: "I ricordi dell'avvenire" di Elena Garro



I ricordi dell'avvenire
di Elena Garro
SUR, giugno 2024

Traduzione di Francesca Lazzarato
Prefazione di Guadalupe Nettel
1^ edizione in lingua originale: 1963

pp. 340
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Arrivato in libreria per SUR, I ricordi dell'avvenire è un romanzo dalla storia travagliata, perché, come le altre opere della scrittrice Elena Garro (1916-1998), ha rischiato di non vedere la luce. Ne scrive Guadalupe Nettel nella sua prefazione decisamente illuminante, che - tra le altre cose - inserisce l'opera che stringiamo tra le mani nel contesto storico, letterario e culturale del Messico, in cui è uscito per la prima volta nel 1963 dopo oltre dieci anni dalla stesura. Precursore del realismo magico pur senza che la scrittrice abbia mai desiderato inserirsi in questa corrente (a suo parere soprattutto commerciale), I ricordi dell'avvenire viene considerato oggigiorno, da Nettel in primis, come uno dei romanzi più importanti della letteratura messicana novecentesca. 

UN NARRATORE D'ECCEZIONE: IL PAESE

A raccontare le vicende è proprio il piccolo paese di Ixtepec, ispirato a Iguala, dove è cresciuta l'autrice: ora testimone delle storie che si consumano tra le sue strade, ora accorato compartecipe, Ixtepec ha vie assolate dove nelle ore più calde nessuno osa mettere piede; crocevia dove si incontrano personaggi che impareremo a conoscere entro questo grande romanzo corale. Quel che è certo, fin dal principio, è che due sono gli schieramenti principali: da un lato, il popolo; dall'altro, le guardie. 

LO STRAPOTERE DELLA DIVISA NON GARANTISCE INTEGRITÀ NÉ SALVA DALLA PASSIONE

Chi arriva in paese «per riportare l'ordine» (p. 24), ovvero il generale Francisco Rosas, capo della Guarnigione della Piazza, sconvolge la vita di Ixtepec: non si balla più e il sentimento dominante è la paura (parola-chiave che torna più volte nel romanzo). Con i suoi soldati e ufficiali, Rosas esercita la violenza, assegna punizioni non sempre giustificate, in un esercizio del potere pressoché assoluto e arbitrario, per cui nel corso del romanzo assisteremo a incarcerazioni, impiccagioni e fucilazioni che rispecchiano il folle obiettivo di Rosas di combattere le possibili ribellioni. Eppure anche il generale ha un punto debole, che ha un nome e un cognome: Julia Andrade. 

DUE MODI DI ESSERE DONNA: JULIA E ISABEL

Personaggio tanto conturbante quanto silenziosa, Julia è letteralmente prigioniera di Francisco Rosas all'interno dell'Hotel Jardín, dove risiedono i soldati insieme alle loro amanti. Contrariamente ad altre ragazze presenti, Julia non sembra godere dei doni e delle ricchezze ricevute, né appare dedita al piacere o solidale con le altre compagne di sorte. Silenziosa all'inverosimile, di una bellezza straordinaria che attira le malelingue del paese e soggetta all'invidia delle altre donne, Julia esercita il suo potere su Rosas con la seduzione. Lui la corteggia con regali a non finire, ma d'altro lato basta pochissimo perché la sua gelosia ossessiva si trasformi in desiderio di possedere Julia e colpirla per ogni sua infrazione delle regole. 

Se Julia sembra sopportare in silenzio, con una forma di resistenza che non capiamo davvero per molte pagine, dall'altro lato c'è una giovanissima donna che si ribella apertamente alle regole costituite: Isabel Moncada. Lei 

«non sopportava che si facessero differenze tra lei e i suoi fratelli. La umiliava l'idea che l'unico futuro, per le donne, fosse il matrimonio. Parlare del matrimonio come di una soluzione la rendeva una merce da smaltire a qualunque costo». (p. 35)

E IL RESTO DEL POPOLO, A GUARDARE (E COMMENTARE)

L'intraprendenza di Isabel, mentre i suoi fratelli partono per andare lontano a lavorare in miniera, è solo una delle tante vicende che vengono raccontate in questo romanzo, che possiamo considerare anche polifonico, oltre che corale. I singoli fatti vengono commentati dal resto del paese, che è in ascolto: anche quando si cerca di non dare scandalo e di tenere per sé i segreti, è impossibile in realtà non sentir serpeggiare giudizi e sussurri di ogni sorta. Ci si può, dunque, immaginare quanto Ixtepec si riscuota all'arrivo di un «forestiero vestito di cachemire nero, con berretto e borsa da viaggio», che «sembrava dubitare della propria destinazione» (p. 53). Le amanti dei soldati si lasciano incuriosire, ma lui ha occhi solo per una sua vecchia conoscenza: Julia. Che sia l'occasione per scoprire qualcosa in più su di lei? Sempre alle spalle però del generale Rosas, o lo straniero può rischiare addirittura la vita.

UN ROMANZO DOVE ANCHE I PERSONAGGI SECONDARI HANNO UN RUOLO... FONDAMENTALE

Che dire, poi, dei tanti personaggi secondari presenti ne I ricordi dell'avvenire? Consiglio di annotarseli in calce al libro o su un foglietto, perché alcuni di loro torneranno, spesso in scene che hanno un grande significato simbolico. Spesso sono loro che osano opporsi al potere dei soldati, e in modi diversissimi ma con una determinazione che li porta addirittura ad avere sprezzo del pericolo. Ed è proprio a questi compaesani che fa riferimento Nettel nella prefazione: loro portano avanti istanze quotidiane di ribellione, di rivoluzione, che danno voce all'inquietudine della paura che serpeggia in un paese dove l'amore si fa ossessione e dove la morte è drammaticamente presente.

GMGhioni