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«Voci, che arrivano dalle onde. Voci di donne»: gli abissi e i segreti di "Sirene", il nuovo romanzo di Emilia Hart

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Sirene
di Emilia Hart
Fazi, luglio 2024

Traduzione di Enrica Budetta 

pp. 396
€ 20 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)

Dopo il successo internazionale del suo romanzo d’esordio, Weyward, la scrittrice anglo-australiana Emilia Hart è tornata da poco in libreria – in anteprima mondiale in Italia – con una nuova storia che riprende alcune tematiche presenti nel primo libro, anche in questo caso edita da Fazi editore nella traduzione di Enrica Budetta. Sirene è un romanzo completamente slegato dal precedente, sia chiaro, ma è interessante seguire lo sviluppo di quelle che potrebbero essere tematiche e spunti ricorrenti nella produzione letteraria di Hart, lo sguardo puntato su sorellanza, patriarcato, abusi, e una narrazione che alterna due piani temporali svelandone a poco a poco l’intrecciarsi. Una continuità che è tematica e stilistica, cui si inseriscono tocchi di realismo magico; un romanzo nel quale non mancano riflessioni interessanti e di piacevole lettura, pur mancando a mio avviso di quella profondità e ricercatezza linguistica e storica che aveva per esempio Le streghe di Manningtree, altro esordio dello scorso anno nel catalogo Fazi. 

Sirene resta una lettura gradevole, in cui a una certa prevedibilità di alcune scene e soluzioni si contrappone l’attenzione a quelle tematiche cui si accennava in apertura e che suscitano senza dubbio nel lettore riflessioni che vanno oltre il testo narrativo per dialogare con il nostro presente, ma anche a ragionare sul passato coloniale dell’impero britannico e le conseguenze, nello specifico, per i popoli aborigeni dell’Australia. A quest’ultimo proposito Hart scrive una breve nota introduttiva a sottolineare le radici storiche di certi passaggi narrativi e contestualizzare meglio parte della storia che di lì a poco ci si appresta a scoprire, sollecitando in noi la riflessione critica su questioni mai davvero risolte.

La storia attuale, ambientata nel 2019, la fuga di Lucy dal college in seguito a un incidente per cercare riparo nella casa isolata della sorella Jess, si lega alle storie di Mary ed Eliza, due sorelle deportate dall’Irlanda del 1800 verso il Nuovo Galles del Sud, la colonia penale dell’impero britannico. Un intreccio che via via si farà sempre più stretto, svelando tutti i misteri di cui la storia è disseminata. A partire da ciò che rende diversa Lucy:

Era successo quando aveva iniziato a frequentare la scuola, quando aveva cominciato a capire per la prima volta che lei era diversa. Una bambina che non poteva lavarsi le mani, farsi un bagno, frequentare un corso di nuoto. C’era da meravigliarsi se desiderava immergersi nell’acqua come tutti gli altri bambini, essere normale? (p. 42)

Il contatto con l’acqua è proibito a Lucy da sempre, per la terribile reazione che scatena sulla sua pelle. Una condizione con la quale convive e forse la stessa di cui soffre la sorella Jess, da che Lucy abbia memoria sempre coperta dai vestiti, lontana dall’acqua, schiva e distante da tutti. Qualcosa però negli ultimi mesi è cambiato in Lucy e quelli che prima erano sporadici episodi di sonnambulismo si stanno facendo frequenti e pericolosi, le azioni incontrollabili. E quando si sveglia con le mani strette forte intorno al collo del suo ex ragazzo Ben decide di fuggire dal campus dove sta studiando giornalismo e cercare riparo dalla sorella maggiore, nella speranza che possa aiutarla a capire che cosa sta accadendo e interpretare quei sogni che ultimamente la tormentano per la loro vividezza. Due giovani donne, due sorelle, occupano il sonno di Lucy, svelandone a poco a poco la storia. Sconvolta, Lucy arriva nella casa isolata in cui Jess si è trasferita da qualche mese, ma della sorella pare non esserci traccia. Le stanze ingombre, la confusione e l'incuria allarmano Lucy, ma sono soprattutto le tele ossessive a cui la sorella artista sta lavorando a preoccupare sempre di più la ragazza e cercare tracce di quello che è successo, mentre tenta di decifrare il mistero dei sogni che la tormentano.

Segreti sempre più gravi si srotolano davanti a Lucy, tasselli di un quadro dalle sfumature sempre più oscure e profonde come l’oceano. Hart tiene insieme egregiamente due piani temporali e le molteplici implicazioni di questa storia, dosando un capitolo via l’altro suspense e colpi di scena tra presente e passato, sogno e realtà. Con tocchi di realismo magico particolarmente efficaci, Sirene è una storia le cui implicazioni sono tuttavia pienamente reali e la violenza degli uomini un male che si tramanda da un secolo all’altro in forme diverse ma tutte ugualmente terribili. Colpisce, infatti, la riflessione sulle tante sfumature del patriarcato e dell’abuso, fisico, verbale, psicologico, su cui la narrazione pare invitarci a riflettere scevri da preconcetti, e l’ingiustizia di cui troppo spesso ancora le donne sono vittime.

Per la prima volta aveva sperimentato il mondo e la sua ingiustizia; il fatto che tutte le probabilità sono contro di lei, solo perché è una donna. (p. 156)

E solo perché è una donna Lucy sperimenta su se stessa quanto il patriarcato sia istituzionalizzato, quanto profondamente radicati certi comportamenti e la stortura di un sistema che minimizza, colpevolizza le vittime, difende gli aggressori. L'eco della nostra realtà, delle società in cui viviamo e lavoriamo, ci fa irrigidire durante la lettura per la famigliarità di alcuni passaggi:

Dopo l’incontro con la direttrice dell’ufficio assistenza studenti, aveva capito che lui non avrebbe pagato le conseguenze di ciò che aveva fatto. Lucy sapeva che si sarebbe nascosto dietro la sua famiglia benestante e il padre avvocato. (p. 156)

Sconvolta da ciò che ha fatto, da ciò verso cui è stata spinta da quel sistema che non l’ha protetta, cerca rifugio dalla sfuggente Jess, del cui mistero Lucy ha sempre sfiorato solo i margini. Eppure è da lei che sente di dover andare, di cui potersi fidare, nonostante i loro rapporti siano negli ultimi anni sempre meno stretti, altalenanti. Quel carattere schivo che forse cela qualcosa di brutto nel passato in cui lei, sorella minore, non era ancora nata, i silenzi, le distanze, una vita tutta di cui in fondo non sa quasi nulla.

All’epoca Lucy si era chiesta se qualcuno fosse mai stato legato davvero a Jess, se qualcuno l’avesse mai conosciuta veramente. Aveva spesso avuto la sensazione che esistesse un confine invisibile tra sua sorella e il resto della loro famiglia, come se Jess avesse creato un campo di forze per proteggersi. Le sembra impossibile che qualcuno possa aver fatto davvero breccia in quella barriera. (p. 60)

Emilia Hart ci guida nella casa di Jess, tra quelle stanze ingombre di oggetti e segreti, tra le sue pagine di diario e le verità che lentamente trovano la strada, intrecciando una storia in cui i confini tra ciò che è giusto e sbagliato, tra buoni e cattivi, non sono poi così netti. Ma dove le donne, insieme, hanno la forza di ribellarsi al sopruso. E vendicarsi.

«Non sto dicendo che ci credo. Ma conosco persone che dicono di averle sentite mentre erano in spiaggia di notte». Resta in silenzio per un attimo e poi la guarda di nuovo. «Voci, che arrivano dalle onde. Voci di donne». (p. 131)

L’attrazione dell’acqua sarà sempre più forte, per Lucy, per Jess. Le voci e i sogni sempre più reali e concreti, mentre certi segreti riemergono prepotentemente dal passato e tutto ciò che fino a quel momento si è creduto essere vero sembra crollare, a partire dalla verità su noi stessi, su ciò che crediamo di ricordare, sulle bugie che scegliamo di raccontarci. Nonostante qualche debolezza e prevedibilità, quello di Hart è quindi un romanzo dai numerosi echi e spunti interessanti, retto da una struttura narrativa saldamente equilibrata tra passato e presente e la traduzione di Budetta riesce a evocare le profondità degli abissi dell'autrice, la musicalità su cui la narrazione si fonda, il folklore, la leggenda.

Patriarcato, segreti, sorellanza, sono alcune delle chiavi di lettura per addentrarsi in una storia di segreti e ombre, ma che tocca anche tematiche quali appunto le tante forme di abuso e il suo riconoscimento, la maternità, i legami famigliari e del sangue, la vendetta, la protezione. Forse Hart ha trovato la sua dimensione di scrittura, siamo curiosi di scoprire in quali altri abissi ci condurrà.

Debora Lambruschini