Gelosia, pregiudizio ed emarginazione: un bellissimo classico della letteratura da recuperare: "La piccola Fadette" di George Sand

 


La piccola Fadette
di George Sand
Neri Pozza, collana Le grandi scrittrici, maggio 2014

pp. 260
€ 12,26 (cartaceo)
€ 6,99 (eBook)


«E tuttavia la natura non è cambiata» riprese il mio amico. «La notte è sempre limpida, le stelle brillano e il timo selvatico profuma ancora». «Ma gli uomini sono peggiorati, compresi noi. I buoni sono diventati deboli, i deboli paurosi, i paurosi vigliacchi, i generosi sconsiderati, gli scettici perversi, gli egoisti feroci».
Queste le parole che George Sand, pseudonimo di Amantine Aurore Lucile Dupin, rivolge all’anonimo compagno di avventure e disavventure politiche nella Prima prefazione datata 1848: anno fatidico in cui la stessa scrittrice aveva fatto parte del governo provvisorio di Parigi. La natura è sempre la stessa, ma gli uomini sono regrediti nel caos e nel disordine politico: è in questo clima che Sand scrive i romanzi del «ciclo campestre». Tra i più amati all'epoca c'è La piccola Fadette, mentre oggi l’opera è quasi dimenticata e questo, forse, è in parte colpa dell’ottusità dell’Indice dei libri proibiti che per anni ne ha oscurato la fama, essendo l’autrice un’anticonformista e un’anticlericale.

Riprendendo la storia dei gemelli, che, secondo antiche credenze, non devono essere separati, pena la morte di uno dei due, Sand vi innesta quella della fanciulla brutta come un ranocchio e maliziosa come le streghe per sviluppare un romanzo affascinante, che parla d’amore e di nobili slanci, ma anche di tematiche importanti come l’emarginazione e il pregiudizio. La storia si ambienta in una piccola comunità contadina francese, circondata dalle superstizioni e dall’ignoranza. È il Berry, proprio dove è nata e cresciuta la scrittrice, che ci fornisce in quest’opera un repertorio fantastico delle tradizioni e delle credenze di quel magico mondo lontano.
Fadette vuol dire «piccola fata, folletto», ed è così che viene chiamata la protagonista del romanzo:
Voi tutti sapete che il fadet, che altrove viene chiamato anche folletto, è uno spiritello molto gentile ma anche un po’ malizioso. Vengono chiamate fades anche le fate, a cui dalle nostri parti non crede più nessuno. Ma indipendentemente dal fatto che il termine voglia dire fatina oppure indichi la femmina dello spiritello, chiunque vedendo la bambina credeva di vedere un folletto tanto era piccola, magra, scarmigliata e intrepida. Era molto chiacchierona e beffarda, vivace come una farfalla, curiosa come un pettirosso e nera come un grillo.
Ed è un vero maschiaccio, proprio come Amandine Dupin da bambina!
Dopo aver narrato la storia dei due gemelli Barbeau, Sylvinet e Landry, a partire dalla nascita fino a alla loro tarda adolescenza, della gelosia del primo, viziato a casa e legatissimo al fratello, tanto da ammalarsi quando Landry va a lavorare presso un buon fattore, facciamo conoscenza finalmente con la piccola Fadette. Si tratta di un’apparizione in sordina, che traccia però un solco nell’economia della storia. Se prima ci siamo lasciati intrigare dalle vicissitudini dei due gemelli, adesso questo nuovo personaggio, col fratellino zoppo e deforme che le sta attaccato alla gonnella, giunge per insinuarsi nella storia come aiutante prima e come pericolo poi, presentandosi da subito come tormento fastidioso per il bello e forte Landry, che, in cambio del suo aiuto, si lega a lei per riconoscenza.
Tuttavia la piccola, brutta e sporca bambina, additata dai monelli e dagli adulti del villaggio come una maliziosa strega di cui diffidare e da canzonare, si rivelerà nel corso della storia una ragazza oltre ogni misura generosa ed eccezionalmente saggia, che farà colpo senza volerlo nel cuore di Landry: la loro storia d’amore sarà contrastata fortemente dalla famiglia di lui, sia dai genitori che non vogliono macchiare il loro buon nome accogliendo il brutto folletto, quel «grillo nero» che scaglia malie, sia dal fratello che per timore di perdere l’amato gemello, si ammala di gelosia per l’ennesima volta.

Se a conquistare il lettore inizialmente è il personaggio di Landry, che appena quattordicenne va a lavorare, senza lamentarsi della fatica e delle moine pressanti del fratello di cui si vergogna di fronte alla famiglia presso cui lavora, sarà Françoise, vero nome della piccola Fadette, a dominare il resto del libro. È un personaggio nel quale si è rispecchiata l’autrice: ribelle, anticonformista, dal carattere forte, dall’ingegno arguto, furba e maliziosa. Le dirà un giorno Landry, spiegandole con dolcezza come fare per non essere più molestata dagli altri - quindi, in altri termini, dicendole di conformarsi:
È che nel modo di fare e di essere sembri più un ragazzo che una ragazza; non hai cura di te stessa. Per cominciare hai un aspetto sporco e trasandato, e il tuo modo di vestire e di parlare ti imbruttisce. Sai bene che i bambini ti chiamano con un soprannome ancora peggiore di grillo. Spesso ti chiamano maschiaccio. E tu pensi che sia bello, a sedici anni, non sembrare ancora una ragazza? Ti arrampichi sugli alberi come uno scoiattolo e quando monti una giumenta, senza briglie né sella, la fai galoppare come se fosse il diavolo a cavalcarla. Va bene essere forti e agili, e anche non avere paura di niente: per un uomo è una dote naturale. Ma per una donna quando è troppo è troppo, e tu hai l’aria di una che vuole farsi notare. E così ti notano, ti prendono in giro, ti gridano dietro come si fa con i lupi. Hai carattere, e quando ribatti fai ridere tutti, a parte chi è bersaglio delle tue battute. Anche il fatto di avere più spirito degli altri è positivo, ma a forza di esibirlo ci si crea dei nemici.[…] Allora gli altri hanno paura di te, e chi fa paura è odiato, e gli ritorna più male di quanto ne ha fatto.

Un po’ meno affascinante, per quasi tutto il libro, è la figura di Sylvinet, il protetto della casa, cagionevole e viziato, anche se non malvagio, ma…attenzione! prenderà una decisione finale che vi sorprenderà. 

La struttura del romanzo presenta una soluzione che funziona: la prima parte dà ampio respiro alla storia dei gemelli dalla nascita all’adolescenza e permette al lettore di conoscere bene anche i loro genitori, in particolare il padre, Papà Barbeau, che avrà una funzione importante anche negli episodi finali. La seconda parte è dominata dalla protagonista e lo sviluppo delle vicende risulta ben equilibrato nel suo insieme.

La piccola Fadette è un romanzo che si presta a essere letto anche da un pubblico più giovane: una penna molto godibile, un ritmo della narrazione agile senza rallentamenti dovuti a volute descrittive o a monologhi riflessivi. Un classico da scoprire per chi ama soprattutto le grandi scrittrici dell’Ottocento, dal momento che George Sand è una delle personalità più forti e dalla vita rocambolesca che hanno segnato la letteratura francese di quel secolo. Negli anni del naturalismo francese di Flaubert, Zola e dei fratelli De Goncourt, che dettavano le leggi dell’impersonalità del romanzo, George Sand seguiva il suo stile da cantastorie che ammalia e che tiene desto il lettore, richiamandolo più volte con incursioni metaletterarie nella storia.

Marianna Inserra