Ebbene sì, quante volte abbiamo apprezzato un particolare libro, stupendoci della maturità di scrittura o dell'originalità dell'invenzione narrativa per poi scoprire che si trattava di un esordio, un'opera prima?
Ispirati da una delle ultime uscite di Giulio Perrone, abbiamo deciso di dedicare questa puntata dei #PercorsiCritici a esordi narrativi che ci hanno colpito particolarmente.
Partiamo proprio da questo appena citato, ovvero Tutte le giostre che ho chiamato casa, di Michela La Grotteria (Giulio Perrone, 2024). Il libro racconta la storia di Nadia, una ragazza di ventitré anni che, finito il suo percorso universitario, accetta un lavoro a breve termine a Parigi. Questo periodo in città rappresenterà per lei non solo un'opportunità di crescita, ma anche l'occasione di fare i conti col suo passato. Infatti, purtroppo, Nadia si trova a portarsi addosso un fatto del suo passato, un lutto da elaborare e a cui deve trovare un posto dentro di sé. Un esordio davvero interessante, con una efficace gestione del materiale narrativo e della costruzione del racconto. Una voce nuova che spicca per sensibilità e delicatezza.
Un altro degli esordi recenti che ha particolarmente colpito una nostra redattrice è Mio padre è nato per i piedi (Neri Pozza, 2024), di Elena Bosi. In questo libro la voce narrante parla della propria famiglia e di un tempo, quello contadino e del paese, che oggi è irrimediabilmente cambiato; tuttavia il talento di Bosi riesce a dar vita a questo mondo, facendocelo scorrere sotto agli occhi e rianimandolo di fronte a noi, attraverso una scrittura delicata ma già equilibrata e matura.
Altra recentissima uscita è Come l'arancio amaro, di Milena Palminteri (Bompiani, 2024), ai vertici delle classifiche fin dall'arrivo in libreria: la storia è ambientata in Sicilia tra il 1924 e il 1960 e in questi quasi quarant'anni la Storia si intreccia con le vicende di Carlotta, una donna che grazie alla sua laurea in legge ha trovato lavoro all'archivio notarile; proprio in uno dei documenti lì contenuti Carlotta scoprirà qualcosa di sconvolgente sulla propria famiglia e non le resterà che accertarne la veridicità.
Il mese scorso, inoltre, ha visto l'uscita di un altro esordio in cui il racconto si mostra equilibrato e convincente: La vita profonda, di Martina Faedda (nottetempo, 2024). Olivia, dopo la morte della madre, è stata cresciuta da due padri, quello biologico e quello che era il compagno della madre. Il rapporto tra i tre non è semplice, soprattutto perché la ragazza prova una sofferenza interiore capace di esternare solo in forma di autolesionismo. Una situazione che pare poi precipitare quando uno dei due uomini dovrà affrontare una grave malattia. In bilico tra fatti esterni e sentimenti interiori, La vita profonda è sicuramente un esordio convincente.
In terra straniera, invece, e in questo caso nordica, possiamo citare, sempre tra le uscite recenti, La valle dei fiori, di Niviaq Korneliussen (Iperborea, 2023), autrice che denuncia - tramite la voce narrante, che resta anonima - la situazione dei giovani groenlandesi, abitanti di una terra in cui il tasso di suicidi è altissimo. E allora, cosa fare per affrontare la situazione? Il governo danese in che modo può arginare questo fenomeno, ma soprattutto: se ne sta occupando, attualmente? Tutte queste domande muovono l'autrice, che riesce a impostare una narrazione al limite tra l'invenzione narrativa e il report, costituendosi come una voce decisamente originale.
Tuttavia, curiosando tra i pezzi presenti nel nostro sito viene spontaneo osservare che in realtà, quando si parla di un esordio, non per forza si intende la prima pubblicazione di uno scrittore; a volte, si verifica la circostanza per cui con questa parola ci si riferisce a un passaggio di genere o di forma: è il caso, ad esempio, di Siân Hughes e di A.K. Blakemore, due poeti che hanno pubblicato entrambi un proprio libro di narrativa nel 2023. Nel caso di Hughes, irlandese, stiamo parlando di Pearl (Atlantide, 2023), un romanzo in cui la protagonista Marianne, una bambina di otto anni, si trova a fronteggiare la scomparsa della madre; nel caso della poetessa inglese Blakemore, invece, ci riferiamo a Le streghe di Manningtree (Fazi editore, 2023): un libro in cui si parla della caccia alle streghe in una piccola cittadina dell'Essex e del conseguente processo. La forza del libro sta nell'accurata ricostruzione storico-sociale ma anche nella peculiarità della scrittura dell'autrice, che, provenendo dalla poesia, ha, appunto, una sua forza lirica tutta particolare.
Questi, infatti, sono casi decisamente interessanti poiché può non essere facile passare da una scrittura all'altra, con differenze tutt'altro che microscopiche a livello di redazione del testo, ed è quindi estremamente stimolante affrontare la lettura con la curiosità di vedere se sia rimasto qualche accenno lirico o meno.
C'è chi poi esordisce sulla pagina scritta dopo essere stato conosciuto per qualche interpretazione in film o serie tv. Di esempi, se ne potrebbero fare diversi, ma uno tra i più recenti è sicuramente quello di Matteo Paolillo, volto noto al grande pubblico per aver recitato nel celeberrimo Mare fuori. Il romanzo 2045 (Solferino, 2024) mette in scena una distopia nemmeno troppo lontana, in cui l'autore immagina i futuri sviluppi di intelligenza artificiale, crisi climatica, guerre in corso. Un esordio interessante per scoprire un altro lato dell'autore.
Infine, non si può chiudere l'articolo senza citare gli esordi degli scrittori già celebri e stimati: infatti, chi di noi non ha mai letto un libro di un autore già conosciuto e, avendolo apprezzato particolarmente, ha poi deciso di scoprire le opere precedenti? I casi di questo genere sarebbero veramente innumerevoli, per cui ci limiteremo a citare qualche esempio di massima. Partiamo da lei, la celeberrima Agatha Christie: infatti, sapete che il primo giallo dell'arcinota romanziera è stato Poirot a Styles Court (Mondadori, 2020; prima edizione originale 1920)? E scorrendo le pagine è davvero incredibile e bellissimo vedere come in realtà già all'epoca ci fossero già tutti quegli ingredienti che l'avrebbero consacrata come la giallista più famosa del mondo.
Altro esempio, stavolta in terra americana, è quello di Kent Haruf: divenuto famosissimo in tutto il mondo per la sua Trilogia del pianura, pubblica Vincoli (NN editore, 2018) come romanzo d'esordio, un libro che porta in sé ciò che verrà espresso poi nella trilogia sopra citata, ovvero la conoscenza della contea di Holt e della sua forza malinconica.
Chiudiamo approdando in Francia: anche qui, se Valerie Perrin è diventata famosa per Cambiare l'acqua ai fiori, forse non tutti hanno letto il suo primo romanzo, Il quaderno dell'amore perduto (Editrice Nord, 2020), un'opera in cui è possibile riconoscere i prodromi del futuro successo.
E voi, avete degli esordi a cui siete particolarmente affezionati?
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