«Sacripante, mica bisogna capire tutto a 'sto mondo. Anzi, ascolta la Lena, stai pur tranquilla che, per quanto impari, quand'è ora di partire da qui, sono di più le cose di cui non hai capito proprio niente!» (p. 66)
Mentre fuori infuria una terribile alluvione, nel 1882 a Voltascirocco, paesino veneto di un pugno di anime, una donna muore di parto, mentre sua figlia sopravvive. A prendersene cura è il nonno, un pescatore di poche parole, soprannominato Petrolio, che ha sempre imparato a cavarsela e, dunque, pensa di poter allevare anche quella bambina, per quanto a suo modo. In paese si vocifera che «non è da cristiani lasciare crescere così una povera creatura» (p. 13), dandole un'educazione sommaria e lasciandole fin troppa libertà di scorrazzare per la compagna, ma nessuno si prende la briga di offrirsi per ospitare la piccola.
E così anche la nipote di Petrolio ha un soprannome tutto per sé, Fumana, e nella sua curiosità verso il mondo traspare l'umanità, ma anche la fantasia di quella figlia della natura: «La campagna le era amica, non l'aveva mai tradita in quegli anni, ed era forse stata, a conti fatti, la sua unica vera compagna di giochi» (p. 21). Sola per la maggior parte del tempo, Fumana è abituata a carpire tutti i non detti del nonno dalle espressioni del suo volto ed è con fierezza che, quando riceve in dono un piccolo arpione proporzionato al suo corpo, capisce che il nonno le vuole insegnare l'«arte onesta» della pesca (p. 26). Possiamo quasi immaginarli, Fumana e Petrolio, sul piccolo sandolo di famiglia, che da sempre accompagna il nonno nelle sue pesche notturne.
Questa prima parte del romanzo, sognante, ricca di insegnamenti da parte del nonno e di scoperte personali, ricorda la formazione del piccolo Ganbeto, protagonista di un altro splendido romanzo lagunare di Paolo Malaguti, Se l'acqua ride (Einaudi, 2021). Fumana non è Ganbeto, sia chiaro, ma la loro ricerca di verità si accompagna alla stessa esplorazione di un mondo che è essenzialmente fatto di acqua, di natura e di un sapere che si è accumulato di generazione in generazione.
Tuttavia, per quanto vediamo più volte Fumana sul sandolo di famiglia, il suo destino è un altro: diventare strigossa, ovvero una "segnatrice". Lì a Voltascirocco c'è già la Lena, una donna che ha votato la sua vita alla cura degli altri, in cambio di qualche uovo, vino o semplice riconoscenza. Infatti, le strigosse non accettano denaro; e le parole con cui accompagnano i riti che liberano dal dolore (fisico o psicologico) non devono essere rivelate a nessuno, se non all'apprendista che un giorno prenderà il posto della strigossa anziana. Non tutte le donne possono diventare strigosse, sia perché segnare è un dono, sia perché poche sono disposte a tollerare il fatto di essere cercate nei momenti di difficoltà e poi guardate con distacco o addirittura diffidenza. Chi sposerebbe, infatti, una donna così?
Per quanto Fumana abbia un grande talento, c'è però una malattia a cui nessuna strigossa può porre rimedio: «Te l'ho detto o no che l'amore è la malattia più appiccicosa che Dio ci ha mandato?» (p. 76). E la duplice formazione lavorativa si intreccia così alla formazione sentimentale della giovane Fumana, spontanea e forte nell'amore tanto quanto in ogni altro aspetto della sua vita.
E così noi lettori seguiamo Fumana nel corso della sua vita, e i lettori di Malaguti non si meraviglieranno nel trovare anche qui un omaggio alle tradizioni del luogo, alla resistenza di chi ha sempre fatto fatica ma a testa alta e, viceversa, una critica dei tanti cambiamenti portati dal presunto progresso. Come accadeva ne Il moro della cima (Einaudi, 2022) o in Piero fa la Merica (ibidem, 2023), il tempo non porta necessariamente mutamenti positivi: Malaguti traccia lo smorire delle tradizioni, l'agonia della natura modificata artificialmente dall'uomo, in nome della comodità e del tornaconto economico. Anche la Storia si affaccia a Voltascirocco, ma l'autore predilige questi paesini sperduti perché lì è come se le brutture e l'apocalisse della guerra arrivassero di sghimbescio: vediamo, ad esempio, gli effetti devastanti sui corpi e sulle anime dei soldati partiti per la Prima guerra mondiale, come incontriamo più avanti dei partigiani che si nascondono sugli isolotti della palude durante la Resistenza. Ma protagonista e filtro di qualsiasi aspetto della Storia è sempre Fumana, straordinaria strigossa che si fa amare molto facilmente dal lettore, pur o proprio per le sue asperità.
Strutturato al meglio, Fumana è un gran bel ritorno in libreria, che incontrerà senza dubbio i gusti di chi ha amato gli ultimi romanzi di Malaguti, ma che potrà anche conquistarsi nuovi lettori, vista la forza di questa figura femminile, in grado di essere sé stessa al di là delle convenzioni, senza quasi farci caso.
GMGhioni