di Andrea G. Pinketts
Harper Collins, agosto 2024
Anni fa volevo essere me stesso - tutto sommato mi piaccio abbastanza - senza provare malessere. Mi rivolsi a un'analista transazionale. (p. 11)
Dal 1988, la dottoressa B (un caso patologico) si occupava di me. Ad altri suoi pazienti faceva improvvisare racconti orali su parole-chiave, che so, "serpente" e "io." A me, che ero letteralmente più dotato, li faceva scrivere. Alcuni di questi racconti hanno vinto dei premi letterari in denaro. Coi premi mi tiravo su il morale, con il denaro pagavo la terapia. (p. 12)
La rocambolesca, aneddotica vita di Pinketts si è sviluppata tra narrativa e giornalismo, premi letterari (tra tutti, lo Scerbanenco del 1995) e inchieste scottanti, set fotografici (Andrea è stato modello) e ring (e anche pugile), abbracciando, nelle fasi conclusive, la tv d'intrattenimento (ha lavorato come giurato di La pupa e il secchione e inviato di Mistero) e le web series (con The Lady di Lory del Santo).
A quasi sei anni dalla sua scomparsa, prosegue la riscoperta dell'autore dietro al personaggio, dello scrittore alle spalle dell'icona; l'operazione targata Harper Collins rispolvera scritti dai tratti inconfondibili che fanno contenti vecchi fan e nuovi lettori.
Dopo la ripubblicazione di Lazzaro, vieni fuori, seguita dalle gustose avventure di Santandrea, investigatore improvvisato in una Milano imprevedibile, Harper dà nuova veste a Io, non io, neanche lui, romanzo di racconti cult rilanciato a quasi trent'anni dall'uscita (Prima ed. Feltrinelli, 1996), precursore dell'epoca per l'approccio dissacrante e per la struttura da concept album musicale: gli undici racconti trovano un filo conduttore nelle confessioni a una psicologa, la fine Dottoressa B., testimone di una Babilonia metropolitana grottesca e ingannevole.
Io, non io, neanche lui è aperta dal resoconto di un amore bizzarro tra una segretaria affetta da nanismo e un senatore morto: la caratterizzazione e il clima di La signorina e l'accalappianani risentono del clima di Tangentopoli, con l'inchiesta di Mani Pulite del 1992 che sembra parecchio ispirare pagine di complotti, ricatti, inganni. Il punto di vista di Pinketts è spietato, diretto, spassoso.
Il secondo racconto riporta invece le peripezie di un poeta volato in Italia per un sostanzioso premio e costretto a un digiuno forzato: l'ironia in questo caso dissacra la solennità autoreferenziale dell'inaccessibile universo poetico, riducendo il migliore poeta del mondo a individuo dagli istinti bassi e comuni, costretto a elemosinare un po' di cibo e avvezzo a non disdegnare i piaceri della carne. Inoltre fa il verso a chi si dimostra eccessivamente celebrativo e indulgente con figure di questo tipo, elevate, più o meno inconsapevolmente, al rango dei guru.
Incontriamo poi fantasiosi serial killer dai nomi improbabili (la tematica dei serial killer era esplosa negli anni novanta e Pinketts diede un ottimo, personalissimo contributo alla questione con La bestia e la bestia, che rimanda a una buffa versione moderna di Jack lo Squartatore; e con Muori subito o ti ammazzo, con il secondo richiamo al celebre serial killer, in questo caso residente in provincia di Milano); licantropi logorroici (con Il punto di vista del Licantropo), modelli in crisi di personalità (con l'ultimo racconto della raccolta, a cui Io, non io, neanche lui deve il suo titolo, che vede l'autore imbattersi in sue due alter ego, che gli complicheranno la vita nelle maniere più imprevedibili ma finiranno per diventarne alleati).
Tra satira pungente, umorismo crudele, contaminazioni di giallo e noir, riferimenti autobiografici costanti e stoccate a effetto (come: La delinquenza è una forma infantile di criminalità. Gli adulti preferiscono la politica, p. 18), Andrea Giovanni Rodolfo Pinchetti (questo il vero nome di Pinketts) orchestra un ironico gioco di identità all'interno di un mosaico seducente e spassoso; con le sue storie cittadine, strambe e un po' truci, indaga l'insidia dietro l'ordinarietà e parteggia per quelli nelle retrovie in una Milano caleidoscopica. La raccolta riflette l'abilità autoriale di chi, prima di diventare un grande personaggio, è stato un grande scrittore.
Daniele Scalese