Cosa succede se la poesia muore: l'apologo di Silvio Raffo ne "L'ultimo poeta"




L’ultimo poeta
di Silvio Raffo
Elliot, 2023

pp. 152
€ 16,00 (cartaceo)
€ 12,99 (ebook)

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Quella che stiamo combattendo non è, in fondo, una battaglia? […] E non è forse la guerra, Polemos, l’origine di tutte le cose? (p. 124)

L’ultimo poeta ci riserva un inizio misterioso, da spy story: una non meglio definita Commissione, presieduta da una donna algida e determinata, Madame, si ritrova in occasione della riunione dell’Equinozio, e a ciascuno dei partecipanti viene assegnata una missione. L’io narrante, nome in codice Donatien, viene incaricato dello “Sterminio della Logosfera”, nome tanto inquietante quanto evocativo, che non esclude la possibilità del ricorso a una violenza che il protagonista ha sempre rifiutato. La sua arma, il suo strumento di azione nel mondo, è sempre stata infatti la parola, per quanto limitata. E se l’ambientazione della vicenda pare essere un’isola spagnola, non è detto che sia al pianeta Terra che afferisce Donatien, che da alcune osservazioni sempre più esplicite pare piuttosto provenire da una realtà esterna al tempo, allo spazio, alla umana sensorialità:

Riconquistare l’uso dei sensi e la pratica di tutto ciò che ad essi inerisce è ogni volta un’impresa piuttosto ardua, non priva di difficoltà. […] Certo, non si può negare che sia divertente rapportarsi di nuovo all’ordine naturale delle cose: camminare, ad esempio, è un’attività alla quale si torna sempre volentieri; così come è in dubbio che gli elementi del paesaggio terrestre costituiscono in molti casi scenari di una indiscutibile bellezza. (p. 18)

La vera sfida di Raffo, in questo volume, è proprio quello di sfidare l’incredulità del lettore e rendere plausibile lo straordinario, di restituire attraverso la scrittura l’esperienza di riappropriazione di un corpo, con tutto ciò che ne consegue, da parte del protagonista. Questa è del resto la premessa necessaria all’esecuzione del compito: in un mondo che sempre di più trascura la Bellezza e la Poesia, unici valori che possono salvarlo, la Confraternita agisce per difenderle a qualunque costo. E, proprio in virtù di questo, di versi ed estratti poetici deborda ogni pagina: la poesia detta al romanzo trama, forma e materiali. Solo l’arte, in tutte le sue manifestazioni, consente il pieno sviluppo di quella consapevolezza che fa dell’uomo un essere eletto.

Il narratore è in tal senso un personaggio interessante: di spirito delicato, amante dell’eleganza, è profondamente sensuale nel senso più radicale del termine, superficiale come conseguenza di una ricerca ossessiva della serenità interiore che lo porta a rifuggire i turbamenti, ma intollerante nei confronti di tutto ciò che manca di grazia e armonia. È lui principalmente a farsi portatore delle idee dell’autore stesso sulla letteratura e sulla realtà contemporanea, voce della sua esplicita denuncia.

Al suo punto di vista, si contrappongono in alcuni capitoli dedicati quelli di Madame, vera e propria mente dell’organizzazione, e di Rodrigo, autista e complice “terreno” assunto per il buon esito della missione. Sono le loro integrazioni, ben più concrete delle divagazioni emotive del protagonista, a chiarire il quadro generale dell’azione. Anche perché è evidente fin da subito che qualcosa del piano sfugge al narratore, che esiste una trama che lo trascende e che prevede che lui calchi passi già previsti da altri, che segua un filo invisibile che lo trascina in direzioni a lui ancora ignote. Le domande iniziano così a fioccare: quale ruolo gioca l’altro “Donatien”, il giovane francese a cui appartiene l’identità sottratta per l’occasione? È lui, con i suoi versi sinceri e la sua cultura raffinata, l’ultimo poeta? Perché tutto ha cospirato per farli incontrare? Qual è la radice dell’affinità elettiva che li lega? In che modo questo incontro segnerà l’esito della missione?

Con il procedere delle pagine, entra in campo un tema caro all’autore, quello del doppio, qui declinato in modo inedito, in relazione a una più profonda riflessione sul senso della letteratura. Il poeta, in un mondo che corre e cambia troppo in fretta, non può essere che l’estraneo, lo straniero. La sua sensibilità lo qualifica come appartenente a una realtà diversa da quella ordinaria, che qui viene interpretata letteralmente nel caso del protagonista, metaforicamente nel caso della sua proiezione terrestre. Tutte le persone che condividono questa sensibilità sono spiriti eletti, ineludibilmente fratelli, contrapposti alle maschere deformi, ai fantocci impagliati che li circondando – e che nell’immaginario di Silvio Raffo assumono fattezze reali, quasi vittime di una trasfigurazione mostruosa (la grande convention degli editori a cui il narratore deve partecipare viene del resto definita una “parata di mostri”).

L’ultimo poeta è un romanzo a tesi, un’opera ambiziosa e concettuale, più di pensiero che di trama; questa risulta infatti inizialmente molto rarefatta a livello di eventi, ma al contrario molto concreta nel delineare la possibile deriva del mondo editoriale del futuro e le sue possibili conseguenze sociali. Non si tratta, va detto, di una lettura per tutti, dato che per suo preciso intento risulta a tratti iperbolica, sferzante, e crea una tensione crescente che vuole culminare nel trionfo grottesco della scena finale, del compimento della missione di Donatien.

Come i romanzi precedenti, anche questo conferma però, soprattutto nelle prime pagine, il gusto per una prosa ricercata, per una aggettivazione ricca, ma garbata, per la descrizione ambientale, secondo una pratica che pare quasi desueta nella narrativa recente, ma è invece rassicurante. È proprio nel fraseggio, nella ricerca precisa delle sfumature, che si sente agire il poeta. Il messaggio che la storia vuole trasmettere passa anche attraverso questa cura formale, il mettere in evidenza attraverso la narrazione tutto ciò che si perderebbe, anche in termini di comprensione del reale, se la poesia dovesse effettivamente, e tragicamente, estinguersi.

Carolina Pernigo