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Simenon e il dramma dell'ossessione e della gelosia che si cela dietro "La porta"

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La porta



La porta
di Georges Simenon
Adelphi, Maggio 2024

Traduzione di Laura Frausin Guarino

pp. 142
€ 18 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)


Nelly e Bernard vivono a Parigi, in un appartamento di Rue de Turenne, piccola via laterale della bellissima Places des Vosges (la stessa in cui abitò lo scrittore, al civico 21), sopra la pasticceria Escandon (il Marais è un quartier molto antico di Parigi, sede, tra l’altro, di pasticcerie famose) e sono una coppia sposata, apparentemente felice, di quella piatta felicità che si addice a chi si conosce da anni.

Come in molte vecchie case del quartiere, le finestre, alte e strette, scendevano fino a trenta centimetri dal pavimento e arabeschi in ferro battuto reggevano la sbarra del davanzale. Attraverso quegli arabeschi Foy, dalla sua sedia, seguiva più o meno coscientemente il viavai della strada. (p. 9)

Bernard Foy è un mutilato di guerra, ha perso entrambe le mani su una mina, ha delle protesi costruite ad arte, che gli permettono anche di realizzare piccoli manufatti artistici e ha una moglie trentottenne bellissima, che lavora per entrambi, e in un certo senso vive per entrambi una vita, che Bernard sbircia attraverso gli arabeschi della sua finestra, dietro porte chiuse.

La loro coppia non era, in un certo senso, l’opposto delle altre coppie? Era lui ad aspettare che sua moglie tornasse dal lavoro. Era lui a restare tutto il giorno in casa mentre Nelly spariva al mattino, d’inverno nel freddo grigiore dell’alba, e passava la maggior parte del suo tempo in un mondo estraneo, incontrando persone che Bernard non conosceva, se non qualche volta di nome, e partecipando a una attività dalla quale lui era escluso. (p. 27)

Con se stesso, Bernard non ammette la gelosia, almeno non subito, e comincia a farneticare di ciò che la moglie possa fare quando non è con lui. Si tortura giorno dopo giorno, soprattutto immaginando cosa accade dietro una porta in particolare, quella di un altro disabile, al primo piano, che è tutti i giorni oggetto di visita da parte della sua Nelly, con la scusa di portargli delle buste da parte della sorella, amica di sua moglie.

Man mano comprendiamo che sotto quell’apparente felicità si cela un dramma, quello della gelosia, del possesso, narrato goccia a goccia da Simenon.


Il pover’uomo comincia a farneticare, arriva a delirare su ogni cambiamento della moglie, le confessa tradimenti, per liberarsi e sperando che anche lei possa fare lo stesso, perché il suo sospetto diventa sempre più una certezza, ma lei nega, gli giura che è innamorata, fino all’epilogo finale, tragico, preparato pagina dopo pagina, che rende il finale di morte quasi scontato e che in qualche modo ristabilisce una sorte di pace nella vita dei coniugi Foy.


Questo libro fa parte dei romanzi-romanzi o romanzi duri, come lo scrittore belga amava definirli, perché “è duro scriverli”. Romanzi che portano avanti il punto di vista di uno solo dei protagonisti. In questo caso è quello del quarantaduenne Bernard Foy, le cui ossessioni angosciano il lettore, che comincia a sentirsi braccato, come la moglie Nelly.


Scritto nel giugno del 1961 e pubblicato l’anno seguente, questo romanzo inedito in Italia viene pubblicato da Adelphi nella collana “Piccola biblioteca”. Come per ogni romanzo, anche questo reca, alla fine, la dicitura del posto in cui è stato concepito, seguito dalla data. Per La porte è Noland (Vaud), 10 giugno 1961; questa località è la stessa per i quasi 20 romanzi che vanno dal 1957 al 1964, e che recano il nome di un luogo inventato. Mentre il Canton del Vaud è una vallata tra le Alpi e il lago di Ginevra, e fu scelto da Simenon per la sua pace e tranquillità, la città di Noland non esiste. 


Probabilmente fu un espediente fiscale, considerando che dopo un lungo vagare negli Stati Uniti e nella Francia del Sud, Simenon aveva finalmente deciso di stabilirsi in Svizzera e in questo periodo affrontava la crisi coniugale con la moglie Denyse Ouimet, da cui poi divorzierà nel 1965, o forse fu il luogo di approdo dopo mille altri luoghi di uno scrittore che era quasi diventato senza dimora, da qui il nome emblematico “Noland”.


Parlando dei romanzi duri, si può infine notare come proprio in questi romanzi si ravvisi la grandezza dell’autore belga, sempre attento alle ossessioni dell’animo umano. L’autore ricostruisce sapientemente ogni particolare della vita dei due coniugi, restituendoci le atmosfere, i colori, gli interni e l’architettura dei palazzi francesi, ma ci fornisce anche particolari dei suoi abitanti, quasi fosse un architetto di emozioni, capace di catturare le più cupe e le più umane, da ogni dettaglio e da ogni parola e sensazione, e di renderle su pagina.


Samantha Viva