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Le regole granitiche dell'Inghilterra vittoriana e la possibilità di spezzarle per trovare la felicità: "Fuga d'amore" di Tracy Rees

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Fuga d'amore
di Tracy Rees
Neri Pozza, agosto 2024
 
Traduzione di Alessandro Zabini
 
pp. 384
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

In questi ultimi giorni sono accadute due cose sconvolgenti: Rowena Blythe ha compiuto una scelta controversa e Olive Westallen ha ricevuto una proposta di matrimonio da un uomo ricco e degno. È un rovesciamento dell'ordine naturale delle cose. (p. 182) 

All'altro lato della celebre verità universalmente riconosciuta, quella che include giovanotti e notevoli patrimoni, c'è l'altrettanto nota necessità che ha una donna di sposarsi. Tutte le altre soluzioni al di fuori di questo legame, nell'Inghilterra vittoriana, sono inaccettabili, soprattutto se si appartiene a una famiglia benestante. Rowena Blythe è la più celebre bellezza di Londra, è ricca, ha già ricevuto una decina di proposte di matrimonio dai più ambiti scapoli (e patrimoni) della città, ma nessuno l'ha convinta. Come tante dame prima di lei, sogna l'avventura, un affascinante cavaliere che scali la sua torre d'avorio e la salvi da una vita di prevedibile tedio. Quando il giovane artista Bartek viene ingaggiato per farle il ritratto, bastano una sola frase pronunciata nel suo musicale accento polacco, pochi complimenti ben mirati e il vagheggiamento di una vita bohémienne e ricca di amore per farla capitolare. Ciò di cui non si rende conto è che porsi al di fuori delle norme granitiche che regolano la vita di quelle come lei non potrà portarle altro che rovina. L'unico aiuto potrà giungere da quelle persone che le regole le hanno aggirate e che fino a quel momento lei non aveva mai degnato di attenzione.

Tracy Rees con Fuga d'amore ci riporta nell'Inghilterra vittoriana già esplorata nel Giardino delle rose. Ritornano alcuni dei personaggi, come Olive e Mabs, e il fulcro nella narrazione si sposta su Rowena Blythe, che già aveva attraversato le pagine del precedente romanzo, e Pansy, una delle cameriere al servizio della famiglia Blythe. Come già nel Giardino delle rose, la scrittrice gallese affronta le tematiche sociali e culturali che scuotevano l'Inghilterra vittoriana, con particolare attenzione al dibattito sul ruolo della donna e il ragionamento sulla sua posizione nella sfera pubblica e privata. 

In questo nuovo romanzo, il cui titolo è solo l'incidente scatenante della narrazione, ci si focalizza su due aspetti: il primo riguarda la possibilità di cambiare la propria posizione sociale e il proprio destino – personale e lavorativo – in un'epoca di forti mutamenti; il secondo è la riflessione su come le norme e le consuetudini vadano a detrimento anche di chi dovrebbe essere la categoria più avvantaggiata per beneficiarne, ovvero i giovanotti, dotati o meno di notevoli patrimoni. 

Pansy, cameriera al servizio dei Blythe, detesta il suo lavoro. Non tollera l'arroganza di Rowena e le regole della famiglia che tutto ha per la mente, tranne che il rispetto per i proprio lavoratori. Tutti i valletti vengono chiamati Henry per non prendersi il disturbo di imparare i loro nomi; le cameriere, se non sono in divisa, non vengono nemmeno riconosciute dalla padrona di casa; tutti vengono assunti sulla base di una certa avvenenza fisica e se non sono in grado di conservarla vengono licenziati. Si arriva a livelli di disinteresse e ingenuità tali da far sì che Rowena e Verity, la sua migliore amica e moglie del fratello maggiore, si domandino se anche le serve abbiano il ciclo come loro. Pansy ha un po' di istruzione, ma la morte del padre quando lei aveva sedici anni l'ha costretta ad andare a servizio. Ora che di anni ne ha ventitré non riesce a immaginare come costruirsi una nuova professione che esuli dal lavoro domestico o, al massimo, dal fare la commessa in un negozio. Le prospettive per le donne sono così limitate che anche il suo pensiero o i suoi sogni non riescono ad andare oltre i confini di ciò che le è sempre stato prospettato. 

Rowena è stata educata per essere un grazioso soprammobile. L'unico suo possibile punto di arrivo, come Verity le ha confermato, è il matrimonio. Quando la fuga d'amore con Bartek si risolve come chiunque avrebbe potuto immaginare, Rowena non pensa di avere delle capacità o dei talenti che le possano garantire un minimo di indipendenza in futuro. La sua istruzione, il saper parlare più lingue sono considerati elementi trascurabili, proprio perché anche lei, come Pansy, non è in grado di immaginare qualcosa al di là del ruolo che le è sempre stato imposto. In un'epoca dove anche i cappellini di moda non durano più di un anno, fioriscono possibilità che fino a un decennio prima sarebbero state impensabili, ma se non fosse per Olive e Mabs, che hanno la mente più elastica per cogliere le nuove strade, sia Pansy che Rowena sarebbero perdute nonostante le loro apprezzabili qualità. 

L'ostilità fra me e Olive appartiene a un altro mondo, il mondo delle nostre famiglie, il mondo in cui Verity e io dicevamo sciocchezze su chiunque. Da questa vecchia ostilità derivano l'idea che Olive si consideri superiore e lo scontro tra la sua intelligenza e la mia bellezza, fra la sua vita anticonvenzionale e la mia vita esemplare, fra la sua dignità e la mia superficialità. Quale fondatezza può mai avere tutto questo adesso? (p. 251)

Così riflette Rowena che ha sempre considerato Olive, una delle poche persone disposte a starle vicino, con fastidio a causa di una faida familiare e di un diverso modo di concepire il mondo.

Questo porta alla seconda riflessione, ovvero all'ingabbiamento dato dal ruolo. Se per le donne è particolarmente evidente e, nel caso di Rowena e Pansy è limitante, e nel caso di Verity è un conforto, ci si aspetterebbe che sia tutto a vantaggio dei creatori di tale sistema, ovvero degli uomini bianchi e benestanti. Ma così come il patriarcato va a detrimento anche degli uomini, così le convenzioni sociali portano infelicità ai personaggi del romanzo, anche a quelli che sembrerebbero di vedute più ampie. Mr Harper, corteggiatore di Olive, non riesce a comprendere perché Rowena debba meritare un destino migliore del marciapiede dopo quello che ha fatto; John, uno dei valletti-Henry a servizio dei Blythe, può permettersi di amare Rowena solo quando lei cade dal piedistallo e un ritorno di fortuna è considerato come un ostacolo alla loro felicità. Persino i fratelli di Rowena, in cima alla catena sociale, si rendono conto di essere ingabbiati nel loro ruolo: Felix, il maggiore, ha contratto un ottimo matrimonio con Verity, ma si accorge presto che una vita coniugale perfetta sulla carta, basata sulla bellezza, i soldi e il rango, non può definirsi un'unione felice; Crispin e Ignatius, i fratelli minori, vivono sotto il continuo spauracchio della dignità e del buon nome della famiglia. Per quanto riguarda la generazione precedente, quella dei genitori di Rowena e dei loro pari, non c'è speranza di dialogo o di mutamento. 

Fuga d'amore non fa mancare il conforto delle risoluzioni felici, nel perfetto meccanismo della fiaba in cui la principessa deve affrontare una serie di prove prima del «per sempre», e lo fa non tacendo gli aspetti negativi dei brillanti anni della fin de siècle, con il giubileo della regina Vittoria, e del lato oscuro della rivoluzione industriale. Con un messaggio valido allora come oggi, racconta come il «si è sempre fatto così» colpisce indistintamente tutti e tutte, possessori di ingenti patrimoni e non.


Giulia Pretta