di Gianpaolo Romanato
Bompiani, Aprile 2024
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Tanti sono gli studi e i libri, che in questo anno così particolare, ovvero il centenario della sua morte, anzi del suo assassinio, sono stati pubblicati per rendere più nota la figura di Giacomo Matteotti. Al di là della barbarie della sua fine, che lo rende cristallizzato in un’idea di martire della politica, si è cercato con questi nuovi contributi, di indagare il suo reale ruolo nella politica di quegli anni, e il peso che il suo lascito ha avuto, in quella degli anni a seguire.
Il giudizio storico è stato per molti anni appesantito dagli storici, in primis Gobetti, e invischiato nelle logiche di partito (spesso il suo stesso partito), che lo hanno relegato a figura marginale e controversa. Solo a partire dalla presidenza di Pertini, che come atto dovuto fece andare in stampa i suoi discorsi politici, e a seguire negli anni Ottanta, si è costruita una giusta ottica attorno alla figura di questo uomo.
Parlando del testo di Romanato, si può definire questo libro come la prima biografia del deputato socialista; una sorta di biografia politica, che indaga gli esordi, partendo dalle origini, dal suo Polesine; esordi fatti di leghe contadine e amministrazioni comunali, per arrivare al riformismo socialista di inizio Novecento. L’intento di Romanato, che in una prima stesura, quella del 2011, vuole raccontarci l’uomo che si cela dietro il mito del suo assassinio, è oggi quella di riportarne nuove fonti storiche e arricchire ciò che si sa o spesso si ignora della vita di Giacomo Matteotti. I vari studi si sono infatti prevalentemente concentrati sulla morte, ma come ci suggerisce lo stesso autore:
Non avrei potuto aggiungere nulla a quanto già sappiamo da ricostruzioni di storici, memoriali, inchieste, atti giudiziari, indagini giornalistiche, che hanno ricostruito nei più minuti particolari quanto avvenne a Roma tra il 10 giugno del 1924, data della sua scomparsa, e il 16 agosto, quando ne fu ritrovato il cadavere. Oggetto di questo libro è la sua vita, che conoscevamo molto meno. Sapendo come visse, capiamo perché morì.
Non solo dunque la morte, a cui vengono dedicati i capitoli finali, ma soprattutto l’uomo che si oppose all'entrata dell'Italia nella Prima guerra mondiale, i grandi discorsi parlamentari, le capacità, il coraggio, che lo resero l'avversario più pericoloso e più temuto da Mussolini. Tra le pagine emergono soprattutto le parti più umane e intime, tratte dall’epistolario con la moglie Velia Titta, sorella del celebre cantante d'opera Titta Ruffo.
Il lungo viaggio di conoscenza parte dunque da quel Polesine, tanto amato, in cui nacque Matteotti il 22 maggio 1885. In quel periodo si era da poco conclusa l’inchiesta Jacini sulle “condizioni della classe agricola in Italia” promossa dal parlamento e dal governo nel 1877, che fece emergere le miserevoli condizioni dei contadini veneti. Dello stesso tenore sono le cronache che in quegli anni Adolfo Rossi restituiva sui quotidiani; anche lui nato a Fratta, borgata a non più di due chilometri dalla casa natale di Matteotti, corrispondente dall’Italia e dall’Estero, nonché iniziatore del mestiere del corrispondente di guerra, racconta, in alcune cronache del 1889, proprio il mondo contadino in cui stava crescendo Matteotti.
In Matteotti dieci vite di Vittorio Zincone invece si cerca un punto di vista a tutto tondo sull’uomo, sulle caratteristiche che lo resero inviso a molti, sulle sue apparenti contraddizioni, che gli appiopparono negli anni epiteti quali “il socialista impellicciato”, sulla sua estrema preparazione politica. È un libro che scaturisce dagli studi sui precedenti, lo stesso Zincone cita Romanato tra le sue fonti, ma ha l’intento di dimostrare l’eccezionale capacità del politico e dell’uomo di vivere in maniera piena e totalizzante non una vita, ma più vite, come se ne avesse a disposizione almeno dieci.
Capiamo così l’infanzia di Matteotti, ci addentriamo nelle sue passioni giovanili e nella sua parabola politica, così come nell’amore per il sapere, che lo rendeva un uomo eccezionalmente preparato.
In questo libro appare subito chiaro quanto Matteotti tenesse alla giustizia, all'idea di riformismo socialista a cui aderiva, in maniera quasi intransigente. Fu un ricco proprietario terriero e comprendiamo, leggendo i documenti e le pagine di questo libro, quanto il suo legiferare fosse quasi un’espiazione per questa sua condizione, che mai mancarono di rinfacciargli.
Eppure faceva donazioni, chiedeva l’aumento delle imposte per i proprietari terrieri e l’abolizione dei dazi sui beni prodotti nelle sue terre, contro il suo stesso interesse; cancellò addirittura la legge che lo aveva fatto diventare sindaco o amministratore, dove possedeva delle terre.
Fu anche un brillante e preparatissimo giurista, fu un amministratore e anche un soldato antimilitarista, convinto che i conflitti armati sono voluti dagli stati borghesi per conquistare nuovi mercati, a danno dei proletari che non possono trovarvi che morte o nuovi padroni.
Lottò moltissimo per la sua terra, per le scuole, le amministrazioni locali e le associazioni operaie, animato dalle idee che aveva ereditato dal suo maestro, Filippo Turati. Pagò ogni cosa e più di tutto la sua avversione al fascismo.
Fu certamente anche un uomo con qualche errore e ambiguità, come non manca di ricordarci Zincone, soprattutto nei confronti del mondo cattolico e di Giolitti; trascurò moltissimo la famiglia, totalmente assorbito dall’impegno politico, ma amò moltissimo Velia, che era moglie, confidente e amica, nonostante la lontananza fisica e la sua quasi totale assenza come padre, nei confronti dei tre figli.
Sulla sua figura gli uomini del suo stesso partito si sono divisi, quindi si può dire che la riscoperta dell’uomo politico sia avvenuta negli ultimi decenni, e non mancano accenni a saggi o libri precedenti da parte dell’autore di questo interessante libro, che fa luce su molti aspetti importanti di un uomo spesso ricordato più per la sua morte, che per la sua vita, anzi per le sue innumerevoli vite, che vale la pena di conoscere.
I due testi si completano a vicenda, offrendo, il primo, un saggio puntuale e dettagliato sulla vita del politico, sulle vicende e sulle idee socialiste e non, che formavano l'Italia di quel periodo; il secondo, con uno stile a tratti piacevolmente romanzato, ci restituisce spunti più intimi dell'uomo, del padre, della figura non solo politica ma anche umana di Giacomo Matteotti e parimenti dei suoi avversari o colleghi di partito, inserendoli nel clima di quegli anni.
Samantha Viva