Certi incontri cambiano la vita per sempre. Ma non necessariamente in meglio. Lo scopre a sue spese Blaise Delange, il protagonista di La moglie del becchino, un uomo che approda un po' singolarmente a casa di un becchino con la scusa di restituire il portafogli alla donna che, poc'anzi, aveva visto coinvolta in una telefonata animata. Tanto animata, da aver portato la donna a dimenticare il portafogli nella cabina telefonica.
La bellezza singolare intravista in quella sconosciuta concitata fa sì che Blaise abbandoni il primo pensiero di intascarsi il denaro di quel portafogli e prendere nuovamente il treno per Parigi: infatti, pur con addosso vestiti modesti, la donna ha un fascino straordinario. Solo lì, attorno a un tavolo, Blaise ha modo di conoscere il suo nome, Germaine Castain, e di scoprire che quell'ometto molto più anziano di lei e ben poco avvenente che la comanda a bacchetta è suo marito, Achille Castain.
Durante la conversazione, Blaise confessa di essere in cerca di un lavoro e, suo malgrado, davanti alla proposta di Castain di diventare suo aiutante alle pompe funebri, il giovane uomo non se la sente di rifiutare. Anche se i morti gli fanno abbastanza orrore. Anche se non ha la minima idea di quali saranno le sue incombenze. Ma accettare quel lavoro significa passare molto più tempo accanto a Germaine.
Come altre donne appartenenti all'immaginario di Frédéric Dard, Germaine è tanto bella quanto passionale, ma soprattutto è una manipolatrice pericolosa perché si cela bene dietro la sua quotidianità. Chi ha già letto Il montacarichi e Prato all'inglese, riproposti nella collana Nero Rizzoli rispettivamente nel 2021 e nel 2022, si sarà accorto che lo scrittore francese attribuisce spesso alle figure femminili un fascino conturbante, di cui viene fatto un impiego spesso a proprio vantaggio. E l'uomo di turno, in questo caso Blaise, non ci mette molto a cadere ai piedi della donna e spesso resta vittima di giochi e strategie che non ha saputo - o non ha voluto? - intravvedere.
Non si creda, tuttavia, che questi punti in comune rendano l'opera particolarmente prevedibile: a Dard più che la trama interessa soprattutto rappresentare il punto di vista di un io narrante maschile poco scaltro (ma che pensa di esserlo) alle prese con la giustizia perché si è sporcato le mani (spesso di sangue). Più che il dilemma etico proprio dei gialli problematici alla Dürrenmatt o alla Sciascia, nei noir di Frédéric Dard i dubbi del protagonista riguardano una domanda basilare: come farla franca?
Anche Blaise si trova a simulare e a dissimulare, lambiccandosi su come nascondere la verità. E noi lettori siamo altrettanto curiosi, sì, ma di scoprire come invece Blaise verrà smascherato, perché solitamente nei noir di Dard la verità viene a galla, anche se spesso la conclusione è inattesa. Non abbiate paura di empatizzare con Blaise, perché fin dalle prima pagine il suo essere un opportunista abituato a mettere sé stesso davanti a tutti e a qualsiasi valore fa sì che il desiderio più grande di noi lettori sia arrivare a sapere se giustizia verrà fatta appieno o se subentrerà qualche scappatoia.
Divertente, disimpegnato, in alcune parti un po' âgé, specialmente nel tratteggiare la passione e la visione di una donna fatale quasi vittima del suo stesso fascino, La moglie del becchino è un romanzo che, a distanza di quasi settant'anni dalla prima pubblicazione in lingua originale, regala ancora un paio d'ore di intrighi ambientati in una cittadina francese dove si consuma una tresca proibita.
GMGhioni