Un altro "mistero d'Italia" da dipanare per BeccoGiallo: "Il Golpe Borghese. Trame atlantiche e strategia della tensione"

 




Il Golpe Borghese. Trame atlantiche e strategia della tensione

di Mauro Falchetti e Matteo Reggiani
BeccoGiallo, 2024

pp. 198
€ 20,00 (cartaceo)

Vedi il libro su Amazon

 


Come già nel volume dedicato al Delitto Matteotti, anche in questo graphic novel i media vengono utilizzati come espediente narrativo, ma allo stesso tempo sono protagonisti, in quanto strumenti di propaganda, veicoli sfruttati dai dittatori, dai tiranni, dai demagoghi per raggiungere le folle. Nella retorica dei prepotenti c’è sempre una dimensione di spettacolarizzazione che il fumetto ben restituisce. Alla sua prima apparizione narrativa, Junio Valerio Borghese appare come un mascherone grottesco, invasato – più che da un’idea – da un’ideologia. Sono gli anni della Guerra Fredda, il dibattito politico è polarizzato: se da un lato sono schierate «le forze del bene», dall’altro scende in campo «lo spettro del comunismo».

Nella visione di Borghese, la repubblica rappresenta una forma politica inadeguata ai tempila formula politica che per 25 anni ci ha governato e ha portato l’Italia allo sfacelo morale», p. 13). Il 7 dicembre 1970 si predispone una nuova marcia su Roma. Protagoniste le squadre segrete del gruppo B del Fronte Nazionale, supportate da diversi gruppi di simpatizzanti e nostalgici di Avanguardia Nazionale e di Ordine Nuovo. Prima che l’operazione venga portata a compimento, tuttavia, un subentrato contrordine, su cui aleggia ancora una certa aura di mistero, porta all’annullamento dell’operazione. Il fumetto prova dunque a esplorare queste ore, ma mostrando come esse siano i butti di radici che affondano profondamente nella storia di quegli anni.

Nel segnalare per brevi indicazioni i trascorsi biografici e politici dei personaggi coinvolti, emergono chiaramente non solo le connessioni col passato regime, ma anche la rete di potere che continua a operare clandestinamente, tra le maglie larghe della nuova Costituzione repubblicana, e che si infiltra anche nelle principali istituzioni. Come nota lo sceneggiatore nelle pagine conclusive, l’obiettivo primario è «mostrare come il tentato Golpe sia il risultato di una convergenza di forze che prendono una lunga rincorsa e non si esauriscono di certo dopo quella notte» (p. 160). In tal senso, il nome di Borghese tradizionalmente associato al tentato colpo di Stato ha valore soprattutto in quanto «simbolico elemento catalizzatore».

Se l’impostazione narrativa è quella della ricostruzione documentaristica della serata in cui il golpe è stato avviato e poi abortito, non mancano alcuni strali lanciati alla disorganizzazione o all’inettitudine di alcuni dei protagonisti, ma anche delle scene che mostrano, in chiave ucronica, un futuro alternativo in cui il golpe sia andato a buon fine.

Dovendo ricostruire una situazione estremamente complessa e stratificata, il graphic novel – anche in considerazione di alcune scelte che alterano la linearità cronologica – non risulta sempre di facile lettura (specialmente se si pensa a un pubblico giovane di età scolare). Può essere utile per questo anticipare l’esplorazione della cronistoria posta in coda, e magari acquisire qualche informazione preliminare approfittando della bibliografia, ricca di titoli recenti.

Nella seconda parte del volume, viene esplorato il contesto socio-culturale degli anni Sessanta, l’humus che genera lo scontento delle destre da cui deriverà il tentato colpo di stato, ma anche il legame non troppo sotterraneo con la politica statunitense, volta a limitare l’espansione comunista nel globo: 

lo sforzo degli USA per il controllo del pianeta è al suo apice. Negli anni Sessanta si succedono interventi tesi a condizionare la politica dei paesi “a rischio” tramite guerre o favorendo colpi di Stato, militari e reazionari. […] Una cerniera di dittature fasciste ma filoatlantiche a ridosso della cortina di ferro pare agli USA una buona strategia per limitare l’avanzata comunista… (p. 70)

Particolarmente interessante è la sezione intitolata “Il grande libro dei golpisti”, sottotitolata non a caso “La lista nera”. Qui vengono presentati in maniera più diffusa i protagonisti degli eventi, ma anche le correnti più o meno celate di interessi che li legano. La ricostruzione coinvolge diversi enti governativi, ma anche la loggia P2, la CIA, Cosa Nostra e la ’Ndrangheta. In diverse occasioni compare Giulio Andreotti, presentato come l’uomo dietro ai fili, interlocutore privilegiato, seppur in ombra, di molte delle parti coinvolte.

Queste pagine integrano e completano la narrazione del tentato golpe, e se sembra che l’Italia degli anni Settanta non faccia una grande figura, e appaia ancora inesorabilmente implicata con il suo passato fascista, risemantizzato all’interno dell’equilibrio del terrore della Guerra Fredda, gli autori cercano però anche di mettere in evidenza l’operato di coloro (non molti, a onor del vero) che, spesso a costo della propria vita, indagano e combattono contro questo sistema di potere, corruzione e violenza. I loro sforzi sono spesso vani, perché si schiantano contro un muro di omertà, basti pensare a cosa accade al “malloppone”, l’insieme dei faldoni d’inchiesta sul Golpe Borghese che, passando di mano in mano, vengono progressivamente epurati «non tanto [per] proteggere gli autori del golpe o delle stragi», quanto per «non rivelare i rapporti intercorsi tra neofascisti e apparati dello Stato

» (p. 114).

Il primo processo sul golpe si conclude negli anni ‘80, di fatto con una sostanziale negazione di quanto avvenuto. Borghese è morto in circostanze non chiare ormai da molto tempo, e la maggior parte degli imputati della prima ora è stata di fatto assolta. La vicenda non è però ancora conclusa, se tra gli anni ‘90 e i primi anni 2000 saltano fuori ancora nuovi materiali scottanti, alcuni inediti, altri invece parte di quel processo di censura in più tappe avvenuto nel periodo successivo al dicembre 1970. Le nuove prove confermano una «realtà storica diversa dalla verità giudiziaria» (p. 135), e vengono avvallate dal recupero di materiali redatti dallo stesso Principe Borghese, o da alcune rivelazioni tardive di personaggi coinvolti, come Licio Gelli, leader della P2.

Il volume di Falchetti e Reggiani, fedele alla collana “Misteri d’Italia” di cui fa parte, prova a dipanare il groviglio degli eventi, senza riuscirci del tutto, poiché a molte delle domande che solleva non è, di fatto, mai stata data una risposta univoca. Particolarmente illuminanti risultano però le ultime tre, con cui il fumetto si chiude; in particolare, quella in cui ci si chiede se il golpe sia, dopotutto, davvero fallito, o se paradossalmente, nel fallire, non siano riusciti i suoi veri obiettivi.

Carolina Pernigo


Uso delle immagini per gentile concessioni della casa editrice