in

«L'allegria, quando c'è, è malvagia se ti fa sentire di non appartenerle»: "La vita contro" di Rita Ragonese come monito al sostegno e all'aiuto

- -


La vita contro
di Rita Ragonese
Fazi Editore, settembre 2024

pp. 283
€ 17,10 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Se c'è una cosa che l'essere umano ha difficoltà ad accettare, e qualche volta a chiedere, è l'aiuto. La costante presunzione di riuscire a farcela sempre da soli, sulle proprie tibie, sui propri stinchi duri e stanchi È la vanagloria di chi pensa che nessuno si salvi con o per qualcuno, ma che si nasca interi, non a metà, e che la stessa interezza sia capace a sopperire tutti i drammi e i dolori. Eppure un film di Castellitto affermava il contrario, che solo nell'amore, nell'unione, nel sostegno reciproco e sincero può scorrere la vita vera, un po' come per Umberto e Angela.

Umberto e Angela, sono i protagonisti del romanzo d'esordio di Rita Ragonese, La vita contro edito da Fazi Editore, due personaggi che non hanno nessuna compatibilità: lei poco più che ventenne, appena uscita dal carcere della Giudecca, proveniente da una rispettata famiglia ottusamente cattolica, la cui infanzia è stata scandita dalle ossessione di un padre bigotto e moralista; Umberto un uomo ormai vicino al pensionamento, alcolista, cresciuto al CEP - esperimento di aggregato popolare affacciato sulla laguna di Venezia - e abbandonato alla vita stessa. Le loro storie si incontrano tra gli scaffali di un supermercato mentre entrambi hanno qualcosa di urgente da aggiustare della propria esistenza. Molti penserebbero a una storia d'amore, di chi ce la fa dopotutto a risalire dal fango grazie all'altro. Eppure La vita contro è la storia di due persone perfettamente umanizzate, con problemi che sono tutto ciò che vi è di reale, e che non hanno altro da darsi se non piccoli sprazzi di conforto

Ancora adolescente, Angela cerca di far sentire la propria voce e lo fa con un atteggiamento fortemente in contrasto con quello che lei chiama "Pater" (papà), e data la sua giovane e sensibile età, per esprime un sé che si agita e non vuole essere plasmato da regole ferree, prova a tutti i costi ad allontanarsi da quelli che sono gli ordini bigotti e poco malleabili di un padre diacono e religioso agli estremi. Il romanzo gioca di molti flashback e racconti a ritroso, infatti inizia con Angela che esce dal carcere della Giudecca, dove è stata mandata per qualche tempo per poi trasferirla in una casa famiglia, nella quale per la prima volta, stringerà un'amicizia vera e sincera con Grace, una ragazza di origini africani che come tante altre, è finita in strada ma che ha fame di riscossa tanto da studiare per diventare mediatrice culturale. Eppure Angela ha un solo pensiero: quello di riavere Martin indietro, il bimbo avuto da Florian in un periodo in cui ha creduto ingenuamente alla lealtà di un giovanissimo padre, finendo invece invischiata in una serie di attività criminali.

Per poter riavere Martin in affido, Angela ha bisogno di trovare un lavoro e un luogo stabile nel quale dare al figlio tutta la tranquillità e la sicurezza che un bambino merita di avere. Angela è determinata, sicura e intenzionata a cambiare vita ma è la vita che come un calzino spaiato torna sempre a incastrarla in quei posti in cui è difficile ritrovarsi. Riesce ad ottenere uno stage nel reparto carni di un supermercato dove anche Umberto lavora. Le giornate scorrono apparentemente uguali, ma è proprio Umberto a subire la vita come una condanna a morte. Una dolorosa e innocente separazione dalla figlia Clementina ha sconvolto e stravolto tutto e Umberto si ritrova solo, perennemente con una bottiglia di vino o whisky tra le mani. L'alcool è l'unica cosa che il cuore di Umberto riesce a sostenere, non una conversazione, non un'amicizia, non una qualsiasi speranza di redenzione, se non, a volte, l'idea di un'immaginazione che possa salvare:

«A cosa serve ingannare la mente, Umberto?»
«Ti permette di creare una realtà più bella»
«Ma è finta! Che te ne fai, è sempre così, pensi di aver trovato qualcosa di bello poi, un attimo dopo, sei con il culo a terra di nuovo»
«Forse hai ragione, ma in fondo penso che tutto passa, non resta niente. Anche l'inganno non è per sempre ma nel frattempo ci ha dato sollievo»
«In effetti» dice d'un tratto Angela dopo qualche minuto di silenziose, « dipende da cosa decidi di guardare» (p. 186)

Con il dolore come un cappio al collo, Umberto lotta per sopravvivere e si trova nella macelleria dove Angela lavora ogni giorno. Angela è piena di vita, ma anche di rabbia. Non vuole distruggere il mondo ma cambiare qualcosa per poter vivere una vita dignitosa con i suoi cari. Ma prima, come ha detto la dottoressa Castellano al consultorio familiare, deve dimostrare di essere autonoma. Angela si guarda intorno. Chi potrebbe offrirle una stanza per essere autonoma? Chi potrebbe aiutarla in un contesto familiare di abbandono totale? È qui che tra Angela e Umberto nasce un'amicizia. Angela ha molte difficoltà, ma Umberto ne scioglie alcune. Angela ha bisogno di qualcuno che la sostenga e Umberto deve darsi a qualcuno per salvare se stesso. Così senza volerlo, senza sapere di esserne capaci, finiranno per proteggersi a vicenda, accompagnati dalla lenta scoperta della bellezza, sino all'inaspettato finale

La vita contro viene al mondo nel presente di Rita Ragonese dopo aver frequentato il Laboratorio annuale della Bottega di narrazione a Milano, tenuto da Emanuela Canepa e Claudia Grendene. Laureata in Scienze del servizio sociale ha lavorato per molti anni come assistente sociale maturando una grande esperienza nel campo che si rispecchia tutta nella minuziosa e tangibile narrazione della storia. Un racconto commovente di dolore e riscatto che ha un impatto importante nella grande sfera del sociale. In questa umida e delicata favola di periferie e lagune è proprio Rita Ragonese ad accompagnare Angela nel percorso a ritroso che la donna si impone per trovare dignità alla sua vita e a quella del figlio, senza sconti, senza retorica, senza alcuna scorciatoia artificiosa. E sarà così anche per Umberto perché in fondo al pozzo c'è solo una cosa che fa davvero la differenza: il diritto a prendersi tutta quell'allegria che arriva perché è vero che tristezza e speranza si alternano, miseria e ricerca del bene si contrappongono, così come solidarietà e tolleranza, ma davvero ci si salva da soli? 

Serena Palmese