Il semplice fatto di cercare di capire come ci comportiamo tutti è già un bene che consola e protegge; ma se per di più con quello puoi scrivere qualcosa, se riesci a trasformare il dolore in qualcosa di creativo, allora accarezzi la sensazione di essere invulnerabile. (p. 52)
Non è un romanzo, non è solo un saggio, né un memoir: Il pericolo di essere sana di mente è un esercizio di libertà, studio, dedizione; un regalo ai lettori, specialmente a quelli che si sentono un po' "strani", fuori dal coro, e che almeno una volta nella vita hanno pensato di scrivere. Rosa Montero, celeberrima autrice spagnola che, dopo varie collaborazioni dal 1976 scrive in esclusiva per «El País», costruisce con questo un percorso inatteso nel processo creativo e si chiede: com'è la mente di chi racconta storie? Per dirlo con le sue parole, effettua nel libro
una specie di autopsia invertita della creatività. Vale a dire che invece di partire da un tutto e analizzarlo, mi sento come la bambina che ha completamente smontato l'orologio della nonna e che adesso, seduta a terra e circondata da pezzi, li prende a uno a uno, mostrandoli e cercando di capirli. (p. 115)
Attraversiamo così capitoli tematici che esplorano la propria esperienza, affiancata e sempre in dialogo con altri grandi scrittori del passato e del presente. Dunque, possiamo al tempo stesso scavare entro la vita di Rosa Montero - quel suo sentirsi più volte "diversa" nel mondo, l'esperienza spiazzante degli attacchi di panico che l'hanno portata a iscriversi a Psicologia per saperne di più, la terapia, gli studi portati avanti con una costanza quasi accanita -, ma anche lasciare che siano i suoi studi recenti in ambito scientifico e letterario a riempirci la mente di stimoli. O ancora, possiamo esplorare il libro alla ricerca di incursioni nella mente dello scrittore; sì, perché Rosa Montero è molto generosa con chi legge e mostra senza celarsi cosa significhi essere creativi. L'immaginazione è senza freno, continua a suggerire storie che nascono dalla pur minima esperienza quotidiana, finché una di queste narrazioni suscita maggiore curiosità e chiede di prendere una forma diversa:
Un giorno, nel bel mezzo di quel tumulto di idee pazze che non servono a niente e non vanno da nessuna parte, ti viene in mente qualcosa che, di colpo, non sai nemmeno perché, ti affascina. Ti abbaglia, ti turba, ti acceca, ti cattura. L'emozione che provi è così grande che non ti entra in petto, che ti travolge la testa, così ti dici: questo devo raccontarlo, devo condividerlo. Ed è lì che nasce il racconto, o il romanzo. (pp. 99-100)
D'altro canto, il dono della scrittura ha anche retroscena scomodi: polarizza le attenzioni e le energie di uno scrittore, ragion per cui la vita quotidiana ne resta fortemente influenzata. In più passi del libro Rosa Montero suggerisce che a uno scrittore non basta vivere; gli è fondamentale speculare e soprattutto fantasticare su ciò che sta vivendo, rinunciando spesso a esperienze concrete per restare solo con il suo foglio bianco.
A queste pagine intime, si alternano i risultati delle ricerche recenti che indagano la correlazione tra creatività e disturbi mentali. Secondo quanto riportato da Montero, «tutti gli esperti i cui libri ho consultato (neurologi, psichiatri e psicologi) sostengono che la creatività non nasce dalla follia, ma che le due condizioni mostrano punti di contatto, coincidenze» (p. 166). E allora ecco affacciarsi momenti in cui affiorano gli studi di Psicologia della scrittrice: dalla forte influenza dei traumi infantili all'esperienza scioccante degli elettroshock raccontata da tanti artisti; dalla dipendenza da alcol e droghe per accompagnare il momento creativo al pensiero ossessivo del suicidio, talvolta trasformatosi poi nell'estrema decisione di scrittrici e scrittori che non hanno saputo trovare requie in altro modo. Ricorrono grandi nomi del panorama letterario più o meno recente: Fitzgerald, Carrère, Plath, Bukowski, Cervantes, Le Guin,...
L'impressione - costante - leggendo questo libro è di sentirsi a casa, accettati con le proprie complessità, e questo è probabilmente l'effetto della scrittura limpida di Montero, il suo franco coinvolgimento, la trasparenza di un'artista che si racconta e si descrive per com'è, inserendo sé stessa - senza spocchia alcuna, sia chiaro - in una compagnia ben più vasta di scrittrici e scrittori che hanno saputo trarre da fragilità, disagi, traumi, disturbi psichici e malattie l'ispirazione per opere che sono rimaste negli anni o addirittura nei secoli.
Libro da leggere e da rileggere, ora sottolineando i dati citati da Montero, più volte evidenziando aneddoti ed esperienze di artisti che amiamo, spesso toccando con gratitudine aspetti reconditi del processo creativo, Il pericolo di essere sana di mente è anche un bell'esempio di come ibridare i generi sia spesso l'unico modo per esercitare davvero la libertà di raccontare e raccontarsi.
GMGhioni
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