Se un giornalista (per di più competente, bravo ed esperto come Stefano Bizzotto) si mette a scrivere di storia, il racconto che ne esce non sarà rigoroso in termini di analisi socio-economiche, statistiche, di dinamiche diplomatiche ecc, ma sarà sicuramente avvincente come un romanzo, trascinante come un'immagine colta nel suo compiersi e piacevolissimo da leggere. Oltreché ricco di avvenimenti da imparare. Conoscendoli, ed è questa la chiave che ha scelto Bizzotto, attraverso la lente di quello che è lo sport popolare per antonomasia, il calcio. Storia del mondo in 12 partite di calcio è tutto questo. Un'epopea collettiva, che racconta il nostro mondo e il nostro passato attraverso le vicende di 22 giocatori che scendono in campo per affrontarsi. L'autore è Stefano Bizzotto, giornalista, scrittore e telecronista sportivo, conduttore di trasmissioni legate allo sport, voce notissima di tante partite della nostra Nazionale,
Se è vero che in varie parti del mondo, Europa, Sudamerica e Africa in particolare, il calcio è lo sport più praticato, più amato, più seguito, più discusso dalla popolazione, giocoforza il calcio ha una sua parte, spesso importante, come si evince dalle pagine del libro, nelle vicende storiche che intersecano i vissuti dei popoli. Ecco perché scegliere questo sport come chiave di lettura, come cannocchiale per ricordare alcuni degli snodi storici del mondo è un'operazione che ha un suo senso logico e giustificato.
Con un linguaggio spudoratamente e dichiaratamente giornalistico, piacevole da seguire, semplice e preciso, Bizzotto prende spunto da calciatori iconici, partite cruciali, gol fenomenali e divisivi per raccontarci di guerre, tragedie, golpe e colpi di Stato, spionaggio, nazismo, pulizia etnica, morti sospette, neocolonialismo. Fino ad arrivare ai giorni nostri quando le partite di pallone incrociano i volti dei terroristi.
Dalla vivace penna di Bizzotto riprendono vita calciatori del passato che incrociarono la Storia spesso inconsapevolmente: Matthias Sindelar, attaccante (come si direbbe adesso "falso nueve") del Wunderteam, la squadra dei miracoli, quell'Austria degli anni 30 che incappò nell'Anschluss, l'annessione alla Germania nazista per volere di Hitler. La sua morte ancora oggi odora di Gestapo. O ancora Lutz Eigendorf, giocatore della Dinamo Berlino (Germania Est) che, dopo un'amichevole con il Kaiserslautern (Germania Ovest) non salì sul pullman del ritorno, facendo perdere le proprie tracce e rifacendosi una vita (terminata pochi anni dopo a causa di un incidente assai sospetto) al di là del Muro, nella parte occidentale della patria tedesca. Oppure Carlos Caszely, attaccante cileno che non nascose mai le proprie simpatie per Salvador Allende, il presidente destituito e suicida a causa del golpe di Augusto Pinochet (1973). Storie di Stati divisi, il blocco comunista e quello fascista, faccia a faccia in partite di calcio in cui il premio in palio non era soltanto la partita, ma l'onore del Paese e il primato delle proprie idee. Momenti topici che segnano l'avvio di guerre e rivoluzioni come quel Dinamo Zagabria-Stella Rossa (13 maggio 1990) non disputata per incidenti tra le due tifoserie. Non si fatica a crederlo, si parla di croati contro serbi e siamo alla vigilia delle guerre balcaniche che insanguinarono l'Europa a poche ore di traghetto da noi. Gli episodi citati solo per fare qualche esempio, ma sono tanti altri i momenti storici fotografati da uno stadio di calcio. E per come vengono narrati, questi episodi rappresentano tanti brevi racconti che incuriosiscono il lettore e lo spingono a voler approfondire parti di storia magari poco conosciute. La vicenda di Eigendorf, raccontata nel capitolo Una morte sospetta, è l'esempio di come un racconto vada giornalisticamente ricostruito.
Storia del mondo in 12 partite di calcio è un volume che sta benissimo anche nelle librerie degli adolescenti, che si ritrovano a osservare e capire i momenti decisivi della Storia proprio mentre si immergono nelle fasi salienti di una partita di calcio, condotti dalla voce del telecronista che tante volte li accompagna in tv. Perché «può capitare che anche la più anonima delle partite incroci la Storia» (p. 12). Magari un gol può cambiare il destino di una persona, di una squadra (Bizzotto ce lo dimostra raccontandoci della tragedia del Grande Torino) o addirittura di una nazione, può far nascere un conflitto, ma può anche interromperlo, come accadde la notte della Vigilia del 1914 quando, sul fronte della Prima Guerra Mondiale, soldati tedeschi e inglesi, anzi per meglio dire, ragazzi, perché quello erano, spontaneamente deposero le armi e per qualche ora si affrontarono correndo dietro a un pallone: la famosa Tregua di Natale che è la prima delle dodici storie raccontate nel libro di Bizzotto.
Forse 12 episodi sono pochi, soprattutto per onorare il titolo del libro, a mio parere scavando nella Storia si sarebbero potuti trovare altri episodi che ebbero una valenza simbolica fondamentale: il tocco di mano di Maradona in quell'Argentina-Inghilterra del 1986 quando le due nazioni erano in tensione per il possesso delle Falkland (o Malvinas, a seconda dei punti di vista) o la storia di Michele Moretti, il terzino partigiano o ancora quelle dei tanti giocatori e allenatori deportati nei campi nazisti, il Boxing Day del 1860, la storia della Nazionale dell'Irlanda del Nord e la sua bandiera particolare, l'Ulster Banner, la rivoluzione del 1910 che dette origine a molte squadre messicane. Insomma, il materiale è talmente tanto e appassionante che attendiamo con ansia un secondo volume.
P.s. Ho trovato geniale l'illustrazione in copertina di Osvaldo Casanova.
Sabrina Miglio