A ciascuno il suo terrore
di Alessandro
Garigliano
TerraRossa,
ottobre 2024
pp. 182
€ 16,00
(cartaceo)
L’Europa da qualche anno è assediata dagli estremisti. Il continente pare indifeso come un vecchio contro teppisti capaci di scaricare una violenza efferata. È incredibile quante mistificazioni e contraddizioni implodano prima, durante e dopo ogni attentato. (p. 48)
Durante
un evento pubblico – la finale di Champions League proiettata in piazza Duomo –,
un’esplosione imprecisata è il fattore scatenante di un fuggi fuggi generale
che porta alla morte di diverse persone e al ferimento di molte altre. Per giorni
alla tv si parla di attentato, sebbene le conferme tardino ad arrivare e i
sospetti ricadano su uno straniero che, al momento in cui tutto accadeva,
sembrava stare compiendo dei movimenti riconducibili a una preghiera.
Una delle
persone presenti alla proiezione è il protagonista del libro, il quale, da quel
momento, si ritrova coinvolto in una spirale di pensieri e ragionamenti
contorti destinati a modificare i suoi equilibri interiori. Il
presunto attentato – l’aggettivo è d’obbligo – segna uno spartiacque nella
vita dell’uomo: prima di quel momento aveva un lavoro, una routine, una
relazione; dopo, tutto cambia.
Il romanzo
affronta tre direttrici narrative, le quali, pur sembrando quasi autonome fra
loro, si intersecano in più punti, sebbene non al punto da arrivare a influenzarsi
vicendevolmente. La prima direttrice è legata in maniera diretta al presunto
attentato. Sconvolto dall’evento in cui ha rischiato di morire, il protagonista
si ritrova, novello detective, sulle tracce dell’attentatore. Lo identifica
attraverso uno dei video caricati in rete e riesce ad avvicinarlo, scoprendo che
si tratta di un animatore di feste per bambini. Per comprendere le ragioni profonde
di questa apparente idiosincrasia – un amante dei bambini che attenta alla vita
degli adulti – decide di cambiare mestiere, imparare l’arte dell’animazione e diventare
apprendista dello sconosciuto.
La seconda
direttrice riguarda la relazione sentimentale del protagonista con quella che
viene sempre chiamata “la donna che amo”. La donna non ha nome, è una figura
evanescente, i cui tratti principali sono una stanchezza cronica e una lieve agorafobia. Non si comprende bene che tipo di relazione
esista fra i due, se in passato sia stata più concreta, passionale, vivace: al
momento appare soltanto come uno stanco trascinarsi, acutizzato dagli eventi recenti
a causa dei quali il protagonista è entrato in un loop di pensieri paralizzanti.
Fra i due scorrono sotterranei dei non detti, sembrano sempre sul punto di
lasciarsi eppure la relazione prosegue, in qualche modo, fino alla fine del
libro.
L’ultima
direttrice è quella degli interessi personali del protagonista. Relegatosi in
casa in cerca di informazioni prima sull’attentatore e poi sul mestiere di
animatore, incappa in una serie tv disturbante che ha per protagonisti dei
cannibali. L’uomo ne diviene ossessionato e arriva a praticare il binge watching al punto da
dimenticare di rispondere alla “donna che amo”, oltre ad appuntamenti, concerti
eccetera.
A volte le tre
direttrici narrative sembrano in qualche modo scollegate fra loro, come se mancasse il collante per tenerle unite. È soprattutto la relazione del protagonista a risentire dei
cambiamenti dell’uomo, perché quando i due si incontrano lui le racconta principalmente della serie tv o degli sviluppi della sua
ricerca sull’attentatore. La terza direttrice soprattutto ha un vago sapore di MacGuffin,
in quanto, a parte incrementare il livello di ansia sociale del protagonista,
non sembra avere reali risvolti nella trama. Questo senso di vacuità percorre tutto il libro. In A ciascuno il suo terrore gli eventi si
susseguono placidi, la lentezza della narrazione viene esasperata da
ragionamenti circolari, ripetizioni ossessive e voli pindarici che non sempre
sembrano avere una meta precisa. La narrazione stessa pare sempre sul punto di
esplodere ma una vera esplosione non c’è mai, se non nel finale che,
quando arriva, lascia un poco interdetti perché non solo imprevisto, ma anche
imprevedibile.
È difficile definire, in sintesi, di così parli questo romanzo breve di Alessandro Garigliano. A primo acchito sembra affrontare infatti il tema del terrore e del terrorismo ma proseguendo nella narrazione diviene palese che non è questo il focus. Si potrebbe pensare allora che il tema centrale sia l’ossessione, perché è nel vortice ossessivo che il protagonista cade, allontanandosi sempre più dalla realtà e rinchiudendosi in un mondo fittizio dominato dai pensieri intrusivi e dalla solitudine. Il dubbio tuttavia resta e, come anticipato, il finale non aiuta del tutto a trovare una risposta.
David Valentini